Il crack di FTX ha innescato un contagio che colpirà anche il mondo della cosiddetta economia reale e in particolare quella sportiva, a causa di importanti accordi di sponsorizzazione che il gruppo aveva stretto un po’ ovunque. Tra i più conosciuti (e per taluni con un pizzico di megalomania) gli accordi di naming per l’arena dove i Miami Heat giocano le loro partite casalinghe. Arena che era appunto diventata la FTX Arena, in uno degli spot più visibili della città.
Ora Miami-Dade, la contea dove insiste l’arena, si trova con altri 19 anni di contratto da onorare, pagamenti che con ogni probabilità non arriveranno più e con una grossa gatta da pelare, dato che a creare ulteriori ostacoli c’è l’avvio della procedura ex Chapter 11. Un duro colpo per le sponsorizzazioni del mondo cripto, che a causa di questo fallimento dovranno lavorare duro per recuperare la credibilità perduta come industria.
Tutto questo mentre sui mercati è calma piatta, probabilmente anche a causa del weekend lungo negli Stati Uniti per la Festa del Ringraziamento, che sarà interrotto parzialmente soltanto oggi per la seduta mattutina. I mercati cripto però continuano ad operare e possiamo investire su tutti i token che vogliamo con eToro – vai qui per ottenere un conto virtuale gratuito e PRONTO PER IL TRADING AUTOMATICO – tramite un intermediario che offre i più elevati standard di sicurezza e accesso a 78+ cripto asset, i migliori scelti dallo staff di questo broker.
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La storia la conoscete tutti. FTX si è liquefatto nel giro di pochi giorni e ha lasciato conti da pagare per miliardi di dollari. Un buco che è ben oltre il recuperabile e che è nelle mani, adesso, del nuovo CEO del gruppo che con ogni probabilità la accompagnerà verso il fallimento. Oltre agli utenti che non sono riusciti a ritirare denaro, ci sono anche attori esterni ma non troppo che pagano il prezzo di questo fallimento.
Tra questi la contea di Miami-Dade, che è proprietaria della FTX Arena, palazzetto dello sport dove giocano le partite di casa i Miami Heat. Palazzetto che, come è desumibile dal nome, era oggetto di un ricco contratto di sponsorizzazione del quale ora, probabilmente, non se ne farà più nulla. Ma i problemi non sono limitati a questo.
La contea di Miami-Dade dovrebbe infatti ricevere a gennaio una parte del pagamento, ovvero 5,5 milioni di dollari, che con ogni probabilità avrà difficoltà a riscuotere. E secondo quanto riporta NPR, da contratto avrebbe diritto almeno ad altri tre anni di pagamento. Tutto questo mentre almeno sull’ingresso dell’Arena campeggerebbe ancora il logo di FTX.
Una situazione complessa, difficile da gestire perché concomitante con il Chapter 11 che sta cercando di valutare asset e esposizioni del gruppo prossimo al fallimento e perché di denari, nelle casse di FTX, ne sarebbero rimasti davvero pochi. La contea ha denunciato la situazione chiedendo in concomitanza i 17 milioni che le spetterebbero per i danni, comunque poca cosa rispetto ai complessivi 135 milioni dell’accordo.
Accordo che è stato un po’ il simbolo di un 2020 e di un 2021 che sono stati ricchi di commissioni per gli exchange, i quali hanno ben pensato di spenderne una parte in sponsorizzazioni principalmente sportive. Oltre a FTX hanno seguito questa strada anche Crypto.com, a Los Angeles nell’ex Staples Center e con sponsorizzazioni durante i mondiali di calcio e nelle gare di Formula 1.
Allo stesso modo anche Binance sponsorizza e continua a sponsorizzare gare calcistiche, squadre, Formula 1 e altri sport. Così come fa OKX e come a diverso titolo fanno tanti degli exchange più frequentati e più ricchi.
Nonostante gli altri player e gli altri Exchange non possano essere ritenuti responsabili di quanto causato da FTX e dalla sua mala-gestione, saranno anche loro indirettamente a viverne le conseguenze in termini di reputazione.
Difficile pensare che da oggi in poi quando si farà avanti uno sponsor crypto non ci siano dei ripensamenti o la richiesta di ulteriori garanzie. Un danno che gli altri exchange non meritavano e che però deve spingere tutti i partecipanti a chiedere maggiore trasparenza verso gli operatori del settore. Perché come diceva un antico adagio, se Atene piange, Sparta non ride.
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