Igor Sechin, amministratore delegato di Rosneft, uno dei più importanti gruppi energetici russi, non ha escluso la possibilità di utilizzare criptovalute, in futuro, per il pagamento delle materie prime energetiche, secondo quanto riportato dal sito internet russo Snob.ru.
Secondo quanto affermato da Igor Sechin, l’industria energetica starebbe facendo sempre più affidamento sulle tecnologie di ultima generazione, come appunto blockchain e questo potrebbe far orientare anche il mondo dei pagamenti legati alle materie prime stesse verso blockchain.
Si tratterebbe di un passo in avanti importante, già testato da diversi retailer della grande distribuzione e che potrebbe rendere enormemente più efficiente il mercato di materie prime come petrolio e gas.
Secondo quanto riportato da Sechin, il problema, almeno per adesso, continua ad essere quello della volatilità.
Sembra però ignorare, per il momento, la presenza di stablecoin (o la potenziale creazione di nuovi coin ancorati al valore di un bene esterno) che potrebbero essere utilizzati in modo già efficiente e proficuo, anche in mercati molto importanti come appunto quelli delle materie prime.
Oppure si potrebbero sperimentare soluzioni che già funzionano per i grandi retailer, come quelle appunto utilizzate da Carrefour.
Dimenticando però, quando possibile, quanto è avvenuto con Petro. Non si trattava di una criptovaluta con la quale acquistare petrolio o altre materie prime, ma proprio di una criptovaluta che aveva come sottostante le riserve petrolifere del Venezuela.
La storia non si è conclusa nel migliore dei modi, anzi, non è proprio iniziata.
Certo, si trattava di un’esperienza politica dettata da contingenze molto particolari per il Venezuela, ma tuttavia esempio di un’esperienza assolutamente da non ripetere, soprattutto se in ballo ci sono giganti del settore come Rosneft.
La notizia, o meglio, l’impegno è di quelli importanti: che sia davvero il momento per le criptovalute di conquistare mercati finanziariamente così importanti?
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