FTX Japan aveva promesso qualche giorno fa, come vi abbiamo raccontato qui che avrebbe restituito i denari ai propri clienti. In virtù di leggi particolarmente restrittive, almeno rispetto ad altre parti del mondo, FTX avrebbe avuto meno libertà nel dirottare i fondi dei clienti altrove e questi sarebbero dunque ancora disponibili.
Ammesso che questo sia vero, starebbe però sorgendo un altro problema. Secondo alcuni dipendenti di FTX Japan, che hanno preferito però restare anonimi, la serie di licenziamenti recenti fatti a casaccio, e l’assenza di personale specializzato nell’utilizzare Liquid, potrebbe rendere l’operazione molto più difficoltosa. E potrebbe allungarla se non addirittura renderla impossibile.
Una situazione che però non sembra aver creato eccessive pressioni di vendita sul mercato, un mercato sul quale possiamo investire anche con eToro – vai qui per ottenere un conto virtuale gratuito con il TOP degli STRUMENTI AUTOMATICI – leader del fintech e dei servizi aggiuntivi di livello professionale che sono disponibili su tutti i 78+ cripto asset disponibili già sul listino del broker.
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La notizia aveva scatenato le invidie di diversi utenti europei e americani, che invece dei soldi persi con FTX non ne rivedranno. Qualche giorno fa infatti la divisione giapponese del gruppo, che ha dovuto operare all’interno di un contesto molto più regolamentato, aveva infatti annunciato l’avvio, entro poche settimane, delle procedure per il rimborso dei clienti, che avrebbero recuperato il 100% dei fondi.
In realtà pare però che le cose siano molto più complesse di così. Il gruppo è comunque stato travolto dalla procedura ex Chapter 11 avviata negli USA e almeno parte degli specialisti si sarebbero già dirottati verso altri lidi. Altri lidi che non sono quelli di FTX, senza che pertanto possano dare una mano con le procedure per il rimborso dei clienti. Rimarrebbero, secondo fonti anonime, pochi specialisti inoltre in grado di far funzionare la piattaforma Liquid, che era quella scelta per avviare i rimborsi. Cosa che complicherebbe pertanto di nuovo le cose.
Tutto questo mentre SBF continua ad inventarsi piani di possibile rimborso e mentre non è chiaro di che morte, metaforicamente, dovranno morire gli utenti europei.
Dove sono state già avviate le indagini per sequestrare il sequestrabile sembra difficile che gli utenti possano rimettere le mani anche su parte dei propri guadagni. Situazione pertanto simile a quella europea e anche a quella USA, per quanto SBF continui a dire che la situazione dell’exchange nella sua divisione americana era più che solida e sostenibile.
In Giappone però al danno potrebbe aggiungersi anche la beffa. Perché dalle parti di Tokyo in molti avevano iniziato a credere alla possibilità di essere rimborsati nel giro di pochi giorni o al massimo poche settimane.
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