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Bitcoin, crypto e exchange pronti a ripartire | Tutto passa dal Congresso

2 anni fa
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La politica USA sarà la via stretta attraverso la quale dovrà cercare di passare tutto il comparto cripto, in un contesto generale che dopo il cambio di guardia di gennaio al Congresso dovrebbe essere leggermente più favorevole per l’intero comparto. Certo, rimarrà quello zoccolo duro di nemici duri e puri, ma le cose, a breve, potrebbero prendere una svolta forse impensabile fino a qualche settimana fa.

Dall’ingresso di Binance nel direttivo dei lobbysti maggiormente organizzati del settore cripto all’aggressione ai politici che hanno ricevuto donazioni, lo scenario potrebbe cambiare radicalmente per il 2023, e cambierà in quella che è l’economia più importante del mondo anche per il comparto cripto.

Tutto questo nel mare in tempesta di dati macro che non piacciono a nessuno, ma che secondo un gruppo di analisti che si fa sempre più nutrito potrebbero aver già prodotto i loro effetti peggiori. Possiamo investire con eTorovai qui per ottenere un conto virtuale gratuito con il meglio del MERCATO – intermediario che offre in un ambiente pienamente regolamentato 78+ crypto asset.

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Politica USA: qui si giocherà la partita più importante

Per quanto l’Europa si affanni a cercare di essere rilevante, saranno gli USA a segnare il prossimo cammino del comparto crypto e Bitcoin. Un cammino che dopo i disastri del 2022 – parliamo di Terra Luna e di FTX – ne esce comunque in un discreto stato di forma, almeno sul piano regolamentare.

Diversi i tavoli aperti: c’è bisogno di spingere ora più che mai
  • La dottrina Warren non piace a nessuno

Parliamo delle proposte di legge restrittive che la senatrice ha redatto soltanto qualche giorno fa. Proposte di legge che non sembrano aver incontrato il favore neanche degli avversari del mondo cripto, in quanto eccessivamente limitanti della libertà e di fatto tecnicamente impossibili da implementare. Possiamo tirare il proverbiale sospiro di sollievo? Dipende: non c’è da abbassare la guardia quando il vento politico può cambiare direzione così rapidamente. Ma il fatto che nessuno stia prendendo sul serio certe proposte è comunque segno del fatto che, a prescindere dalle chiacchiere in libertà sul ban il settore rimarrà qui, anche se magari con regole diverse.

  • L’elefante nella stanza sono gli stablecoin?

Probabilmente sì, anche se pure in questo caso regolamentare sarà molto difficile. I truthers, il gruppo che attacca costantemente Tether vorrebbe vederlo soccombere in un modo o nell’altro, fosse anche a causa di leggi restrittive che lo proibiscano de facto negli USA. Anche questo siamo relativamente certi che non accadrà. Il focus, se dovesse esserci un ritorno di fiamma innescato dalla vecchia questione di UST, sarà con ogni probabilità sugli stablecoin algoritmici. E prima di arrivare a Tether si dovrà forse guardare in direzione di Tron e del suo USDD. Situazione sicuramente più preoccupante (per quanto a galla ancora) di quella di Tether, che continua quando necessario a processare richieste di prelievo senza battere ciglio.

  • Gli exchange hanno capito che…

Bisognerà interfacciarsi con la politica, anche con gruppi di pressione ber articolati, a patto però di non essere troppo conniventi come nel caso di SBF e di Alameda, nonché di FTX. La community, che pur aveva protestato già ai tempi, sarebbe fortemente avversa ad accordi eccessivamente restrittivi. Il mondo degli exchange c’è, è relativamente ricco e come ogni industria che si rispetti potrà esercitare le dovute pressioni.

  • Bitcoin è Bitcoin

Per quanto riguarda Bitcoin, siamo certi del fatto che farà valere la sua forza anche in ambito politico. Neanche i più squinternati tra coloro che siedono al Congresso o al Senato USA si sognerebbero di attaccare $BTC con norme di leggi restrittive. Che abbiano inteso che c’è davvero poco o nulla da fare? Probabilmente sì. E al tempo stesso sarà anche la necessità di non attaccare buona parte del business che ci gira intorno. I miner, per quanto siano in difficoltà, sono comunque quotati tutti o quasi negli USA. Così come l’unico exchange quotato al mondo, Coinbase, è titolo USA.

Il 2023: l’anno in cui si combatterà per la credibilità

Il 2023, dopo un 2022 probabilmente da dimenticare sotto molti aspetti, sarà l’anno in cui l’intero comparto, dai media agli exchange, dovrà dimostrarsi maturo a sufficienza per giocarsela alla pari con altri (e più rispettabili) settori. Non sarà facile, perché non basteranno denari e volumi.

Ci vorrà gente affidabile e rispettabile, ci vorrà qualche testa piegata in direzione dei regolamenti e delle licenze e ci vorrà anche qualcuno in grado di essere fermo ma al tempo stesso di interloquire con la politica più aperta a questo tipo di soluzioni. Almeno negli USA, dove a quanto pare Binance cercherà di recuperare terreno in campo politico, cosa che gli era precedentemente preclusa da SBF.

Difficile? Sì. Qualcuno dovrà snaturare il suo atteggiamento punk e anarcoide? Affermativo. Ma delle due l’una: o si decide lo scontro frontale con il mondo fiat e con qualunque tipo di rampa che porti dollari e euro verso il mondo cripto, oppure si impara a giocare d’attesa e ad attaccare alla bisogna. Comportarsi, in altre parole, come hanno fatto diverse società tech e internet dopo la bolla dotcom. Ovvero bussare, dire siamo qui e giocarsela. Il 2023 è l’anno giusto affinché questo accada.

Questo senza nulla togliere a chi deciderà di operare con approcci più radicali. La DeFi, tanto per citarne una, è nata per essere diversa dalle banche, e continuerà ad esserlo. Bitcoin potrà continuare ad essere il pallino di chi ha una certa visione del mondo. Chi fa business però sarà con ogni probabilità costretto ad altri tipi di atteggiamenti.

Gianluca Grossi

Caporedattore ed analista economico. È divulgatore per blockchain, Bitcoin e criptovalute in generale. Solida formazione tecnica, si occupa del comparto dal 2015. Detenzioni: Bitcoin, Ethereum.

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