Nonostante siano in molti a scagliarsi contro tali pratiche, o come nel caso di SEC a trovarle quasi inutili, OKX continua ad offrire più trasparenza ai propri utenti, sposando la filosofia secondo la quale fare dei passi in avanti è comunque cosa pregevole, anche in assenza di soluzioni definitive. L’exchange, che è il secondo per volumi di scambio, ha infatti pubblicato il suo secondo report sulle Proof of Reserves.
Operazione che risulterà ancora più curiosa e interessante proprio perché invece concorrenti diretti come Binance e Crypto.com dovranno cercarsi una nuova società di revisione, dato che Mazars soltanto qualche giorno fa ha deciso di chiudere, dice a tempo determinato, le sue operazioni con le società del mondo cripto.
Un buon segno – sì, anche se non definitivo – per OKX – vai qui per ottenere un conto gratuito con la possibilità di vincere fino a 10.000$ con le mystery box – per un intermediario che punta ad offrire un ambiente relativamente professionale, ma comunque adatto anche a chi muove i primi passi.
Sono tanti i servizi offerti oltre la compravendita di criptovalute, come la possibilità di accedere a scambi p2p, derivati, marketplace NFT e molto altro.
Con gli effetti del crack di FTX che almeno in parte sembrerebbero essere ancora in procinto di palesarsi, gli exchange hanno avviato diverse campagne credibilità per rassicurare i propri utenti. La pubblicazione di Proof of Reserves, per quanto proprio o improprio sia questo termine, sono tra queste. E mentre qualcuno fa fatica perché la società di revisione si è tirata indietro, c’è invece OKX che ha pubblicato già la seconda edizione mensile delle verifiche.
Pubblicare le PoR mese per mese rafforza il nostro impegno nel guidare l’industria quando si tratta di fiducia e trasparenza. Da OKX crediamo che le PoR dovrebbero essere verificabili tramite strumenti open source, così da permettere agli utenti di fare auto-verifica di quanto riportato.
Questo il commento di Haider Rafique, che è capo del marketing di OKX. Tornando invece alla questione concreta, per Bitcoin, per Ethereum e per Tether il gruppo avrebbe riserve eccedenti il 100%. Tattandosi degli asset che costituirebbero più del 90% degli asset degli utenti di OKX, si tratterebbe a detta di molti di una prova sufficiente di buona salute dell’exchange stesso.
È ragionevole chiedere ancora più trasparenza agli exchange ed è altrettanto ragionevole non ritenere le PoR come soluzione definitiva alla questione, in particolare quando mancano valutazioni indipendenti del monte di cripto asset detenuti dagli utenti di un determinato exchange.
Da questo però ad attaccare chi, come OKX, sta facendo comunque dei passi importanti per la trasparenza è probabilmente non il miglior modo di procedere. La situazione di FTX non si sarebbe mai potuta verificare con questo tipo di verifiche, o almeno non si sarebbe potuta protrarre così a lungo.
Una magra consolazione? Per qualcuno sì. Ma sarà per passi graduali che arriveremo ad un mondo degli intermediari cripto più sano, più trasparente e più sicuro. Nella speranza che altri seguano quantomeno l’esempio che OKX sta dando.
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