Federal Reserve alla canna del gas. Nessuno vorrebbe essere in queste ore (e per quel che conta nei prossimi mesi) Jerome Powell. Nessuno vorrebbe farsi carico delle incombenze che la più potente delle banche centrali mondiali dovrà continuare ad affrontare, il tutto nel mezzo di una delle più grandi crisi di credibilità che la storia umana ricordi.
Da un lato Federal Reserve sogna un mercato che finalmente le dia retta e che la faccia finita di cercare di tornare a crescere. Dall’altro trader e investitori grandi e piccoli che non credono più agli atteggiamenti hawkish che, almeno a chiacchiere, dovrebbero durare almeno per tutto il 2023.
Una situazione che, combinata con un ritorno della Cina ad una sorta di normalità, sta facendo da carburante per una ripresa anche del settore crypto e Bitcoin. Settore sul quale possiamo sempre investire con intermediari affidabili come Capital.com – qui puoi testare tutte le SUE FUNZIONI PREMIUM – intermediario che permette di investire su 140+ asset cripto, molti dei quali emergenti.
Nessuno crede più a Federal Reserve, mentre giovedì ne sapremo di più sull’inflazione
Nessuno crede più a quanto dice Federal Reserve. Non lo diciamo noi, che per simpatie verso Bitcoin potremmo essere ritenuti di parte. Lo dice Fed stessa, e lo conferma ad ogni conferenza stampa, diffusione di minute del FOMC e dichiarazioni pubbliche in TV. Certo, non lo dice in questi toni, ma la lamentela è sempre la stessa: i mercati non avrebbero capito l’antifona, ovvero non avrebbero capito che Federal Reserve non vede nulla oltre una guerra il più possibile rapida e violenta contro l’inflazione.
Il rischio, ci dicono da Fed, è che un rialzo dei prezzi molto lontano dal target del 2% diventi parte integrante dell’economia, motivo per il quale, costi quel che costi, Federal Reserve continuerà a rialzare i tassi fino a quando ce ne sarà bisogno. Una politica che non è esattamente una novità e che è stata responsabile in parte per il crollo di $BTC e di tutti gli altri asset cripto nel corso dell’ultimo anno.
I mercati però la pensano diversamente: vedono il target finale degli interessi di almeno 50 punti base rispetto a quanto prevede Federal Reserve, rispedendo al mittente certe preoccupazioni e tornando a crescere, in particolare sugli asset di rischio, come non faceva da tempo. Una corsa che è sotto gli occhi di tutti e della quale abbiamo parlato già qui, in relazione a Solana, ma anche in relazione alla corsa di Aptos delle ultime ore.
Da un lato dunque il gruppo di banchieri centrali più potente del mondo e della storia, dall’altro milioni di persone che, con i loro capitali, non credono ad una virgola di quanto dicono. Sono i presupposti per il ritorno del bull market? Non esattamente: le forze in gioco sono diverse e potrebbero comunque cambiare il trend in modo radicale già nelle prossime settimane.
Dati macro: c’è molto di più delle decisioni di Federal Reserve
I più giovani tra i nostri lettori sono nati in un mondo monopolare, dove tutto dipendeva dagli USA in termini di produzione, consumi, vendita di servizi, andamento generale dell’economia. Le cose non si sono capovolte e di chi parla di nuovo mondo multipolare forse esagera un po’, in particolare quando ritiene la Cina in pari con gli USA.
Sta di fatto però che non è soltanto Washington a decidere come andranno le cose. E il ritorno della Cina – che finalmente si è lasciata alle spalle la politica zero COVID – sta cambiando la traiettoria del mercato. E al tempo stesso scompaginando i piani di Federal Reserve per una moderata recessione che riporti tutti gli operatori di mercato a più miti consigli.
Bitcoin, cripto e FED: la correlazione esiste, facciamocene una ragione
Dati i ritmi oziosi di queste prime settimane del nuovo anno, questo potrebbe essere il momento giusto anche per discutere di una questione che non tutti sembrano avere afferrato: sì, l’andamento del mercato Bitcoin e cripto dipende anche e soprattutto dall’andamento dell’economia in senso lato. E da quanto farà Federal Reserve.
- Inflazione
Giovedì avremo il dato di quella USA. Le attese convergono intorno al 6,5%, che sarebbe in forte calo rispetto ai dati del mese precedente. Attese convergenti che sono dunque le aspettative che il mercato ha già scontato. Che vuol dire questo? Vuol dire che un dato più basso di quanto previsto potrebbe dare nuova spinta a Bitcoin e al settore cripto. Di contro, almeno sul brevissimo periodo, un dato più alto delle previsioni potrebbe comprimere un po’ i prezzi.
La correlazione è chiara ormai da mesi: aspettative battute al rialzo vogliono dire ulteriore benzina per le manovre restrittive di Fed e dunque pericolo per gli asset di rischio. Sì, Bitcoin continua ad avere i movimenti tipici di un asset di rischio, per quanto possiamo essere convinti (e lo siamo anche noi) del fatto che sia la più mirabile delle invenzioni monetarie umane.
- Mercato del lavoro
È l’altro importante segnale. La disoccupazione, almeno negli USA, è ancora molto bassa. E questo sta facendo alzare i salari. E i salari in crescita stanno spingendo ulteriormente sull’inflazione. E l’aumento dell’inflazione richiede interventi più decisi da parte di Federal Reserve.
Jerome Powell sta cercando di prendere i proverbiali due piccioni con una fava da tempo: un rialzo dei tassi comprime l’economia. Una compressione dell’economia e una discesa dei livelli produttivi riducono l’occupazione. Una riduzione dell’occupazione può raffreddare l’inflazione. Anche su questo giovedì potremo avere un segnale importante, dato che avremo i dati sulle richieste dei sussidi di disoccupazione, sempre negli USA.
- Dollaro debole, ma per quanto?
Dollaro ancora debole. Ieri in molti, anche ai piani alti del commento finanziario italiano, hanno segnalato la death cross di USD, segnale per molti di inequivocabile mercato ribassista per il dollaro USA, per altri (e secondo chi vi scrive hanno ragione), segnale che ha un lag importante e che descrive più quanto avvenuto che quanto avverrà.
La partita del dollaro è la più complicata da leggere, in particolare in relazione a Bitcoin. L’equazione qui è tra le più semplici tra quelle che abbiamo provato a descrivere. Dollaro più debole vuol dire Bitcoin più forte.
Il trend è finalmente invertito?
Calma, gesso, poi di nuovo calma e gesso. Non vogliamo smorzare gli entusiasmi di chi si sta godendo un mercato rialzista che non si vedeva da tempo. Quello che vogliamo dire – nella speranza che un giorno ne farete tesoro – è che i movimenti di breve non dovrebbero mai influenzare le vostre strategie di lungo periodo.
Ci sono tanti e diversi token che stanno dimostrando di poter avere un futuro oltre questo bear market. E poi c’è Bitcoin: i prezzi relativamente bassi non dovrebbero cambiare di una virgola i fondamentali che lo rendono una delle monete più geniali di sempre e forse l’unica speranza di avere un sistema monetario libero in un mondo che controlla sempre di più cosa facciamo, quanto spendiamo e con chi interagiamo. Imparare a gestire entusiasmo e delusione per i movimenti di breve rimane una delle skill fondamentali per chi vuole avere successo sui mercati finanziari.