Il presidente della Commissione della DUMA per i mercati finanziari, Anatoly Aksakov, ha affermato che la Russia non riconoscerà e non legalizzerà la criptovaluta di Facebook, Libra.
Secondo Aksakov, la valuta digitale che Facebook intende lanciare nel 2020 potrebbe rappresentare un pericolo per il sistema finanziario del Paese che, peraltro, non ha per il momento intenzione di adottare una legislazione che preveda dei margini per l’utilizzo attivo di asset criptovalutari generati su blockchain. Non sfugge come le dichiarazioni di Aksakov potrebbero sembrare in apparente contraddizione con quelle del vice ministro delle finanze, Alexei Moiseev, che ha invece affermato presto la Russia potrebbe dotarsi di una propria criptovaluta nazionale.
Anche le autorità di regolamentazione di altri Paesi sembrano essere preoccupate per l’emissione della nuova moneta digitale di Facebook, con Maxine Waters, il presidente del Financial Services Committee della Camera degli Stati Uniti, che ha apertamente domandato a Facebook di interrompere lo sviluppo della sua valuta.
In Europa, è il ministro francese dell’Economia e delle Finanze, Bruno Le Maire, ad aver anticipato che intende chiedere specifiche garanzie a Facebook in merito a Libra. Le Maire ha poi aggiunto che Libra potrebbe sottrarre poteri alla sovranità degli Stati, e che dunque dovrebbe rimanere nelle mani del potere centrale, e non di aziende private che rispondono a interessi privati.
Per il momento, molta incertezza permane sui possibili sviluppi di questo progetto criptovalutario, lanciato con particolare ambizione da parte di Mark Zuckeberg, ma ben in grado di prestarsi a tante polemiche in merito al ruolo che Facebook finirebbe con il giocare in questo ecosistema. Qualche ora fa, in tal proposito, avevamo commentato un duro attacco di Forbes a Libra, definito un progetto “buono ma non interessante”, e soprattutto gestito da quello che è stato definito essere l’operatore meno adatto a imbarcarsi in una simile iniziativa… come andrà a finire? “
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