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Crypto: standard aureo di Russia e Iran | Nasce il token… persico?

2 anni fa
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Ancora notizie crypto da Iran e Russia, che secondo quanto riportato ormai da diverse testate specializzate starebbero guardando in direzione blockchain per l’emissione di un nuovo token, ancorato possibilmente al valore dell’oro. Il tutto è partito da Vedomosti, controllato dallo stesso editore che controlla anche il Financial Times e – per copie vendute e per lettori – secondo giornale economico della Russia.

I contorni della questione però parrebbero piuttosto diluiti e dovremo cercare di capire se si tratta di una potenziale notizia vera con qualcosa di concreto alle spalle oppure se della solita dichiarazione di qualche politico che poi, a causa del telefono senza fili delle redazioni dei giornali cripto, diventa una notizia che non lo era.

Rimane il fatto però della grande rilevanza del mondo cripto nel dibattito pubblico, cosa che ne è indirettamente dimostrazione di forza. Potremo investire su questo settore anche con eToroqui puoi ottenere un conto gratuito DI PROVA per le funzioni FINTECH PREMIUM – un intermediario che ci permette di investire su 78+ crypto asset con strumenti anche di trading automatico.

Russia e Iran: crypto e oro

In realtà gli elementi della notizia virale ci sono tutti. Due paesi in forte contrasto con l’occidente, le temibili criptovalute e anche l’oro. Elementi che se messi insieme sono in grado di solleticare anche la più pigra delle immaginazioni. Il tutto è partito da Vedomosti, giornale economico russo anche con una certa tiratura, che ha raccontato della possibilità di impegno dei due paesi per scambi con token crypto che rappresentino il valore dell’oro. O se preferiamo backed by gold.

La Banca Centrale dell’Iran sta considerando la possibilità di creare, insieme alla Russia, un token della regione persiana, che potrebbe essere accettato come mezzo di pagamento nel commercio internazionale al posto di dollaro, rublo e rial iraniano

Questa è la notizia che è stata battuta da Vedomosti, che al tempo stesso cita come fonte della stessa Alexander Brazhnikov, che è direttore esecutivo dell’associazione rosa che si occupa di crypto industria e blockchain.

Il token avrà l’oro come sottostante, ha detto Brazhnikov.

E sarà, o meglio, potrebbe essere, una sorta di Pax Gold oppure ancora di Tether Gold, però gestito a livello pubblico e dalle Banche Centrali coinvolte. Non è chiaro però perché si dovrebbe procedere con una soluzione di questo tipo.

I paesi hanno problemi ovvi nel trafficare in Dollari Statunitensi e dunque nel dover fare riferimento necessariamente ai circuiti che lo supportano, circuiti che sono utilizzati da tempo anche come leva politica, tanto verso l’Iran quanto verso la Russia, anche se più recentemente.

Per ora non abbiamo altro che le dichiarazioni di un lobbista cripto

Potrebbe essere una soluzione affidarsi ad un token che sia una sorta di gold standard redivivo e che possa così aiutare i due paesi a negoziare e a commerciare senza fare riferimento al dollaro?

Iran e dollaro USA: una lunga storia di soluzioni non trovate

L’Iran ha difficoltà di accesso al circuito del Dollaro USA ormai da tempo. E da quasi altrettanto tempo cerca una soluzione per svincolarsi da quello che è lo standard del commercio internazionale, almeno per i prodotti che l’Iran esporta in maggiore quantità, e cioè gli idrocarburi.

Già dal 2010 Teheran ha avviato discussioni con la Cina per l’utilizzo dello yuan, così come ha cercato di stringere accordi bilaterali con Russia e altri paesi.

Secondo gli ultimi dati disponibili Tehran importa per quasi il 50% da paesi asiatici Cina esclusa e per il 10% circa direttamente con Pechino. Diverso radicalmente il discorso che riguarda gli export: la Cina assorbe in questo caso circa un quarto del totale delle esportazioni di Teheran, con il commercio internazionale iraniano che si è trasformato gradualmente in una danza a due.

  • I rapporti tra Russia e Iran

A livello commerciale sono chiaramente cresciuti nel corso dell’ultimo anno, complici anche la forniture di droni che l’esercito russo sta utilizzando in Ucraina. Secondo i dati più recenti siamo a 4 miliardi di scambi annui, una somma sicuramente non elevata – che potrebbe essere coperta, forse, da un token del genere.

Rimane la curiosità del perché i due paesi dovrebbero cercare una soluzione in blocchain quando potrebbero, data l’esiguità dei partecipanti al mercato e i volumi coinvolti, ricorrere molto più facilmente ad una rete bancaria classica tra i due paesi.

Staremo a vedere come evolverà la questione. Certo è che il grosso delle blockchain pubbliche non saranno percorribili per questo tipo di progetti, pendendo la spada di Damocle delle sanzioni anche su questo tipo di network.

  • Che ne è stato di Bitcoin in Russia?

Questo tipo di notizie è sempre da prendere cum grano salis, ovvero con quel pizzico di incredulità. Dall’inizio della guerra – complice una stampa crypto non sempre all’altezza – ne abbiamo sentite diverse provenire da Mosca. Notizie date per certe o quasi e che invece si sono poi rivelate essere le dichiarazioni estemporanee di politici locali o nazionali.

Anche questa notizia va presa con le pinze: a parlare è una persona che è direttamente coinvolta nello sviluppo di soluzioni blockchain in Russia e non ha un atteggiamento disinteressato.

  • Notizie ad uso e consumo anche dei “nemici” delle cripto

Certi tipi di notizie fanno anche il gioco di chi ritiene crypto & co. tecnologie utili soltanto per aggirare leggi e sanzioni. Chiaramente non è così, perché altrimenti dovremmo considerare anche internet come tecnologia analoga, dato che permette a iraniani e russi di commerciare tra di loro comodamente seduti a casa. Certe accuse vanno respinte con i fatti – e senza particolare fervore ideologico. Sono accuse di chi non comprende il funzionamento delle blockchain.

Gianluca Grossi

Caporedattore ed analista economico. È divulgatore per blockchain, Bitcoin e criptovalute in generale. Solida formazione tecnica, si occupa del comparto dal 2015. Detenzioni: Bitcoin, Ethereum.

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