La montagna dei rumors partorisce un topolino, per quanto FBI e DOJ vogliano farla passare come un’operazione di portata storica. Nel primo pomeriggio l’annuncio di una conferenza stampa alle 18:00 ora italiana, che avrebbe riguardato un’operazione di carattere internazionale.
Mentre tutti si aspettavano un annuncio al fulmicotone (e mentre tutti o quasi vendevano invertendo un bel trend positivo), è iniziata la conferenza stampa che ha invece annunciato l’arresto del CEO di Bitzlato, exchange che a quanto pare aveva sede fisica in Cina e che avrebbe favorito il riciclaggio di capitali di provenienza illecita. Cosa che – come prevedibile – ha suscitato una certa ilarità tra gli esperti del mondo crypto, che non avevano mai sentito nominare tale exchange.
Il mercato, dopo la paura innescata dai rumors, ha rimbalzato. E potremo operare come sempre abbiamo fatto (sì, il mondo crypto è salvo) affidandoci a intermediari sicuri. Con eToro – vai qui per testare il broker e i suoi servizi GRATIS – intermediario che offre un ambiente sicuro e controllato e tutti gli strumenti anche per fare trading di breve.
Bitzlato al gabbio: l’intervento “internazionale” del DOJ e di FBI
Si erano preoccupati un po’ tutti. Nel primo pomeriggio era arrivata infatti la notizia di una manovra di livello internazionale a tema cripto da parte del Dipartimento di Giustizia USA, coadiuvato da FBI e da diverse procure federali.
Preoccupazioni più che giustificate dato il tenore dell’annuncio, che sarebbe poi diventato pubblico alle 18:00 ora italiana. Bene: quanto accaduto è che FBI e DOJ sarebbero riusciti a mettere le mani sul co-fondatore di Bitzlato, semi-sconosciuto exchange fisicamente (con i propri server?) in Cina, exchange che avrebbe avuto un ruolo cruciale nel riciclaggio di fondi di provenienza illecita, tanto dal mondo cripto quanto da quello del ben più organizzato crimine classico.
La conferenza stampa ha parlato di azione organizzata e durata più di un anno a livello di indagini, con toni molto simili ai polizieschi degli anni ’80, con minacce a destra e a manca verso chi starebbe cercando di coprire le proprie tracce allontanandosi dagli Stati Uniti. “Ovunque siate”, si è tuonato durante la conferenza stampa, “non sarete al riparo dalle nostre azioni”.
In soldoni un palcoscenico auto-costruito da parte di una divisione della polizia federale USA dedicata al crypto-crimine, nata nel 2021 e che avrebbe così portato a casa il primo risultato importante.
Niente pertanto che coinvolga il mercato crypto nella sua interezza e nulla che giustificasse un drop di oltre 1.000$ di prezzo per Bitcoin, che infatti all’uscita della notizia è tornato prontamente vicino a quota 21.000$, pur lasciando nel recupero i gain fatti registrare nelle ultime 24 ore.
Se il clickbait arriva anche dalle agenzie governative
Data la portata dell’annuncio ci si aspettava qualcosa di più sostanzioso. Un clickbait in piena regola, perché si sarebbe potuto benissimo dire che si trattata di un’azione contro un exchange russo/cinese che favoriva il riciclaggio di denaro. Si è deciso invece di creare una tensione alta, anzi altissima, durante una sessione USA che era già parecchio nervosa per la malattia di Powell (ha contratto il COVID) e per un mercato azionario traballante.
Invertito comunque un pomeriggio partito bene grazie ai pessimi dati macro che prometteva bene. Che si abbia bisogno di standard di comunicazione più elevati anche da parte delle massime istituzioni del mondo? Lasciamo ai nostri lettori la risposta a questo – a nostro avviso importante – quesito.