Tutti o quasi hanno detto la loro su Ethereum e il suo merge, l’upgrade che ha permesso al protocollo di passare ad un sistema di consenso in Proof of Stake. Operazione alla quale hanno applaudito tutti o quasi gli ambientalisti – e che sta mettendo pressione anche ad altri protocolli, ma i cui effetti di medio e lungo periodo sono ancora, se vogliamo, oggetto di studio.
Ultimo in ordine temporale – ma non di importanza dato il soggetto coinvolto – è un report di VISA dedicato proprio a ciò che è lecito aspettarsi dalla nuova era inaugurata da Ethereum. Si parla di un po’ di tutto – talvolta a nostro avviso con una certa leggerezza.
Brutta o buona notizia per Ethereum? Ci siamo presi 48 ore per studiare a fondo il paper di VISA e analizzarne i punti salienti. Chi vuole investire su Ethereum lo trova sia long che short su Capital.com – vai qui per ottenere un conto virtuale gratis con CAPITALE DI PROVA SENZA LIMITI – intermediario che ci offre l’opportunità di muoverci sul mercato con strumenti avanzati e che permettono anche l’analisi tramite intelligenza artificiale.
A parlare è VISA, società che si occupa principalmente di pagamenti tramite carta e che ha già una certa esperienza all’interno del mondo cripto. Ad essere vivisezionato è invece Ethereum, che oltre ad essere di sicuro interesse grazie alla sua importante capitalizzazione di mercato, lo è anche per il passaggio epocale che solo da poche settimane si è lasciato alle spalle: il Merge.
Un’operazione che nel mondo della finanza classica è piaciuta molto, anche perché con un impatto considerevole sulle emissioni legate all’utilizzo del network, ma al tempo stesso fenomeno che ora anche VISA sta iniziando ad indagare con maggiore dovizia di particolari. Il tutto all’interno di un lungo report consultabile qui.
È il primo degli aspetti che vengono affrontati da VISA. Il giudizio non può che essere molto positivo, dato che con il passaggio alla Proof of Stake permette di fare a meno del mining, che pure per Ethereum era diventato un problema almeno in termini di pubbliche relazioni. VISA sottolinea la riduzione del consumo di energia del 99,5%, percentuale che è partita dalla Ethereum Foundation e che tutti stanno prendendo per buona.
VISA sottolinea come la Proof of Work, in particolare quando richiede macchine ASIC molto costose, ha delle barriere di ingresso importanti. Dall’altro lato evidenzia come servano sì 32 ETH per partecipare alla PoS di Ethereum, ma come si possa anche partecipare tramite terze parti. Questo, secondo VISA, è quanto starebbero pubblicizzando gli appassionati di Ethereum per rinforzare la narrativa di una maggiore decentralizzazione.
Prosegue poi VISA:
Nonostante PoS rimuova la complessità computazionale di PoW e rende possibile a più persone partecipare alla sicurezza del network, una grande parte degli ETH in staking si concentra ancora nelle mani di pochi validatori. Questo è particolarmente rilevante per i casi delle staking pool dove qualche smart contract e pochi attori off-chain possono diventare punti di concentrazione per una larga parte degli ETH in staking. Per quesot motivo, non dovremmo prendere la transizione verso PoS come garanzia per una maggiore decentralizzazione. Al contario, dovremmo osservare le metriche del network per evitare che sicurezza e decentralizzazione non tornino indietro nel lungo termine.
Niente di nuovo, dice VISA, e ha fondamentalmente ragione. Si limita a sottolineare come il tempo di produzione dei blocchi si sia leggermente abbassato, cosa che non può comunque avere un grosso impatto sul funzionamento del network, rimandando ulteriori notizie a quando ci saranno ben altri upgrade.
Secondo VISA il Merge ha avvicinato Ethereum di un passo al diventare un’infrastruttura utile per i pagamenti ad alta frequenza – in altre parole quelli che interessano… a VISA.
Un’opinione condivisibile, per quanto ci sia tanta concorrenza, anche in termini di Layer 2 di Ethereum stessa, che puntano ad offrire già da adesso molto di più in termini di transazioni al secondo. Chissà chi la spunterà.
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Vedi Commenti
Ethereum è decentralizzato?
Sì, nel senso che ha tanti punti di centralizzazione, come ad esempio ce li ha google con tutti i suoi server sparsi sul globo.
A differenza di Bitcoin che è DISTRIBUITO.
Significato di DISTRIBUITO in informatica=
Sistema di raccolta di più programmi informatici che utilizzano risorse di elaborazione su più nodi di calcolo separati per raggiungere un obiettivo comune e condiviso.
Sostenibilità: https://www.truthcoin.info/blog/pow-cheapest/
In sintesi sono passati ad una forma offuscata e meno efficiente di proof of work, perchè immobilizzare capitale per catturare lo staking reward è ancora un "consumo di risorse": capitale completamente immobile che potrebbe essere impiegato ad esempio per aumentare la produzione energetica, come avviene con il PoW dove il capitale viene costantemente redistribuito ai produttori energetici, permettendo di monetizzare al meglio i loro investimenti e quindi anche di ampliare gli impianti, specialmente nel caso delle rinnovabili con la loro produzione irregolare soggetta a curtailment, per un po' di marketing politico, al contempo rendendosi più vulnerabili alla centralizzazione.
Concetti troppo complessi per l'ambientalaro (va distinto dall'ambientalista) medio, lo capisco. Ma fortunatamente Bitcoin è piuttosto resistente a queste minchiate.