FTX, secondo chi sta gestendo la procedura fallimentare, potrebbe chiedere indietro le donazioni fatte verso i politici USA. Una notizia che circolava da tempo e che ora trova la conferma in un comunicato stampa della nuova gestione dell’exchange. Una procedura che a noi italiani sembrerà strana, ma che in realtà potrebbe essere permessa dalla legge negli USA.
Hanno davvero da preoccuparsi i politici USA e le fondazioni che per loro conto hanno ricevuto denaro da FTX? Di che somme parliamo? Quanti tentacoli aveva la piovra politica guidata da Sam Bankman-Fried?
Il tutto mentre il mercato sembra disinteressarsi completamente a quanto sta avvenendo dalle parti di FTX, dando la causa ormai per persa e con ormai possibilità nulle di impattare sul mercato. Possiamo investire sul mercato cripto con Capital.com – vai qui per ottenere il tuo conto gratuito e illimitato di prova – per un intermediario che ci offre 140+ cripto asset e un ambiente sicuro e controllato anche grazie alla presenza di licenze multiple in tutte le giurisdizioni dove opera.
La questione è seria e grave allo stesso tempo. Nella giornata di ieri il nuovo management di FTX, quello che per intenderci sta gestendo la procedura fallimentare, ha affermato di aver avviato le procedure per chiedere indietro le donazioni effettuate verso politici e fondazioni politiche dall’exchange e dai suoi vecchi capi.
FTX Trading Ltd. e i suoi affiliati hanno annunciato oggi che stanno inviando messaggi confidenziali a figure politiche, fondazioni per l’azione politica e altri soggetti che hanno ricevuto donazioni da parte di FTX, le sue affiliate, Sam Bankman-Fried o alti dirigenti del gruppo FTX. Chi riceverà tali messaggi dovrà restituire i fondi entro il 28 febbraio 2023.
C’è dunque una data, entro la quale dovranno necessariamente attivarsI per la restituzione del denaro. Pena il finire in quelle procedure di clawback che sarebbero più esose per tutte le parti coinvolte.
Il clawback si basa su principi ormai secolari nel diritto anglosassone, e cioè l’assunto che i creditori non debbano sopportare perdite in seguito a mosse che riducono lo stato patrimoniale del soggetto debitore. In altre parole, il principio è che chi ha debiti consistenti dovrebbe evitare regalie verso terzi, che siano fraudolente o meno.
Non tutte le transazioni però possono essere invertite. Secondo il diritto attualmente in vigore possono essere oggetto di questa procedura i trasferimenti pienamente fraudolenti, quelli preferenziali e quelli fatti dopo che sia stata avviata la procedura fallimentare.
Ci sarà da vedere quale sarà lo spazio effettivo per questa azione. Certo è che per molti politici USA basterà la pressione dell’opinione pubblica per restituire quanto ricevuto. Chi vorrebbe infatti passare alla storia, per quanto recente, come il politico che ha ottenuto regalie da FTX senza poi restituirle, mentre milioni di piccoli creditori in tutto il mondo attendono di recuperare quanto perso ingiustamente?
Una lista di donazioni accertate esiste, anche se potrebbe essere incompleta. Le donazioni sono quasi equivalenti tra Repubblicani e Democratici, e quindi non sembrerebbe esserci almeno in linea di massima una preferenza da parte di FTX manifestata nel passato, al contrario di quanto stava emergendo nelle prime fasi delle procedure fallimentari.
Qualcuno inoltre avrebbe già restituito il denaro, che nel complesso non dovrebbe superare il milione di dollari almeno stando alla lista compilata da Open Secrets. Poca cosa, ma comunque denaro che potrebbe tornare nelle mani di chi è stato truffato.
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