Abbiamo già parlato di Petro, progetto che poi per motivi non meglio precisati si è arenato, confermando quella che era l’opinione diffusa tra gli economisti mainstream – ovvero che si trattasse di uno specchietto per le allodole, basato sul nulla e soprattutto molto poco affidabile.
E invece qualcosa si sta muovendo. Maduro, il successore di Chavez alla guida del Venezuela, ha ordinato al principale gruppo bancario del paese di cominciare ad offrire accesso, per i propri clienti, a Petro, la criptovaluta di cui abbiamo parlato poco sopra.
L’annuncio è stato dato tramite un Tweet dall’account ufficiale del Ministero delle Finanze venezuelano.
Non sono però disponibili per il momento ulteriori dettagli per quanto riguarda Petro e quella che sarà la prima commercializzazione della criptovaluta del governo venezuelano, che almeno stando a quelle che sono state le informazioni rilasciate in passato, dovrebbe avere come collaterale le riserve petrolifere del paese.
Nel mondo dell’economia che conta permangono i dubbi che riguardano l’effettiva affidabilità del processo – con molti che continuano a pensare che si tratti di una boutade, l’ennesima, del governo venezuelano alla disperata ricerca di fondi.
Dall’altro lato c’è assolutamente la necessità per il Venezuela di approvvigionarsi di capitali liquidi, dopo che il paese ormai da qualche mese ha enorme difficoltà di accesso al mercato del credito a causa delle sanzioni imposte dagli USA.
Maduro ha inoltre ordinato alle banche che operano nel paese di cominciare ad utilizzare i token, sia per gli scambi intra-nazionali che per quelli internazionali.
Il pagamento per ottenere il passaporto venezuelano comincerà ad essere effettuato in Petro, altra misura che dovrebbe garantirne, in piccole quantità, una certa circolazione.
In realtà dietro questa misura si potrebbe celare la volontà di rendere difficile l’accesso ai passaporti ad una popolazione che continua a fuggire dal paese a ritmi sostenuti.
I Petro, lo ricordiamo, non sono ancora accessibili per nessuno e dunque non è chiaro, almeno per il momento, come dovrebbe essere possibile pagare con una valuta che non si può acquistare.
Secondo le indiscrezioni più recenti, Petro sarà in futuro utilizzato per il pagamento delle pensioni e dei salari statali. Non è però ancora chiaro quando questo sistema sarà effettivamente operativo e se forzerà anche i sistemi pensionistici privati a pagare, appunto, in Petro.
Per il Venezuela si potrebbe prospettare dunque una versione riveduta e corretta di quello che accade già a Cuba: un sistema a due valute, con Petro che sarà sicuramente utilizzato a livello intranazionale e se ne fosse garantita la convertibilità in valuta solida, anche per gli scambi con l’estero.
Del Bolivar, moneta che continua a perdere valore, non sappiamo cosa ne sarà. Pensare che un paese tecnologicamente non troppo avanzato come il Venezuela, possa passare ad un sistema unico di pagamento digitale sembra, almeno per ora, un assoluto miraggio.
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