Nel corso degli ultimi mesi vi abbiamo informato costantemente su quali siano le reali velleità di Libra, una criptovaluta che forse non è una vera e propria criptovaluta (stando il fatto che è molto più accentrata di quanto si possa pensare, tanto da far accomunare l’associazione alla sua base ad una sorta di Stato sovrano), e che sta incontrando sempre più ostacoli nella propria strada di sviluppo. Insomma, il 2020 – data di lancio dell’asset – è vicino, i concorrenti sono sempre di più (Telegram da ultimo), le novità scarseggiano e i nemici abbondano. Che Facebook Libra sia destinata a partire con il piede sbagliato?
Nuove attività di investigazione dall’Unione Europea
È di poche ore fa la notizia secondo cui la Commissione Europea starebbe avviando nuove attività di verifica sulla sostenibilità di Facebook e della sua promessa criptovaluta, Libra. Il commissionario alla concorrenza Margrethe Vestager ha definito come “necessaria” tale iniziativa di investigazione, anche se ha rassicurato sul fatto che non si tratterà di un’attività più o meno severa rispetto a quanto già non avvenga con tutti i nuovi servizi che vengono lanciati sul mercato.
Vestager ha poi rammentato che l’obiettivo della Commissione è comprendere quali rischi possa apportare Libra per la concorrenza, e se sia o meno necessario un intervento specifico, che non potrà che basarsi sulle effettive prove.
Secondo quanto dichiara Reuters, peraltro, Vestager avrebbe domandato all’associazione Libra di compilare un questionario all’interno del quale vi sono alcune richieste di informazioni sulle condizioni applicate ai membri dell’associazione stessa e, inoltre, sulla loro corretta identificazione e sul proprio ingresso nella compagine. Secondo il white paper dell’associazione, Libra potrebbe fregiarsi della presenza di un centinaio di membri, ma attualmente ne sono stati confermati solo 28.
Problemi anche dagli Stati Uniti
Se Libra non sembra avere terreno fertile in Europa, lo stesso può ben dirsi negli Stati Uniti, dove il responsabile del progetto – David Marcus – ha dovuto affrontare una audizione non soddisfacente in Senato. I problemi sembrano essere numerosi:
- il primo riguarda Calibra: è il portafoglio che verrà integrato da Facebook dentro WhatsApp e Messenger, e che dunque costituirà il braccio operativo di Zuckerberg in questo ecosistema. Peraltro, per sua stessa ammissione, Facebook non permetterà che vengano integrati altri wallet di altri fornitori di criptovaluta. Gli utenti potranno comunque spedire e ricevere soldi da altri wallet; non è invece noto in che modo si potrà interfacciare questa relativa chiusura con l’utilizzo di alcuni operatori top nel settore, come eToro (sito ufficiale) o Capital.com (sito ufficiale);
- il secondo riguarda proprio il ruolo degli USA, con Marcus che ha invitato il Paese a diventare nazione guida nella realizzazione di una normativa internazionale sulle criptovalute. Intanto, però, per non sbagliare, l’associazione ha sede in Svizzera. Ufficialmente tale dirottamento è legato al fatto che in Svizzera hanno sede alcuni organismi internazionali chiave (come la BIS), ma non tutti hanno creduto a questa tesi.
- Il terzo è che Marcus ha affermato che Libra non partirà sino a quando il governo americano non sarà d’accordo. Considerato che Trump ha recentemente affermato che gli USA hanno una sola valuta (il dollaro), bisogna capire come convincerà le autorità, sempre più scettiche, a sposare il progetto;
- il quarto è che lo stesso Marcus ha cercato inutilmente di “staccare” il progetto Libra da Facebook, affermando che non bisogna necessariamente fidarsi di Facebook, considerato che ci sono altri 28 membri, potenzialmente – come abbiamo visto – elevabili a 100.
Intanto, Libra sta perdendo gradualmente il suo vantaggio competitivo. Negli ultimi giorni sono stati lanciati nuovi progetti che ambiscono a proporre similari servizi, come il Gram di Telegram, e che potrebbero essere lanciato prima della moneta di Facebook. Tempi duri per il sogno finanziario di Zuckerberg?