Una storia che almeno superficialmente potrete trovare esilarante, ma che in realtà nasconde diversi angoli e diversi spunti per ragionamenti interessanti. Un contribuente tedesco si era rifiutato di pagare tasse sulle criptovalute in quanto, diceva, si tratta in realtà di registri e di dati e non di beni economici. La corte gli ha dato torto e basandosi in realtà su ampia giurisprudenza già passata in giudicato in Germania ha messo a tacere certe fantasie.
Nessun cavillo è servito dunque ad evitare la tassazione di circa 3 milioni di euro circa ottenuti tramite trading di criptovalute e ora il soccombente dovrà mettere mano al portafoglio e pagare il dovuto.
Una storia che racconta però anche di normalizzazione del mondo cripto, almeno per il fisco tedesco. Possiamo investire su questo settore anche con FP Markets – vai qui per testare tutto con un conto gratuito – una piattaforma di trading che offre ai propri clienti anche MetaTrader 4 e TradingView, insieme a quanto necessario per fare trading anche automatico grazie all’implementazione del Social Trading.
No, le cripto non sono soltanto “dati” e non sono soltanto “iscrizioni in un registro”
Questa almeno è l’opinione della Corte Fiscale Federale tedesca, che non si è bevuta la teoria strampalata solo all’apparenza di un contribuente che non aveva dichiarato gain per circa 3 milioni di euro. Il contribuente aveva infatti sostenuto che nel caso delle criptovalute si fosse trattato di beni non economici ma di semplici annotazioni in un registro condiviso e dunque, più superficialmente, di dati.
Non contento della strampalata ma non troppo teoria a riguardo, ha anche aggiunto che data la difficoltà per il fisco di acciuffare chi non dichiara le proprie cripto, la tassazione delle stesse equivarrebbe ad una tassa per gli stupidi tra le altre cose incostituzionale.
Idee che non hanno convinto la corte che ieri ha dichiarato il soccombente colpevole di evasione fiscale con tutto quello che ne conseguirà in accordo con le leggi tedesche. Le corti sostengono infatti che dato che le criptovalute hanno un valore economico di mercato, siano di per sé tassabili e non siano esclusivamente dei set di dati e delle mere annotazioni su dei registri. Questo in linea con quanto già affermato dal Governo Federale, che ha già offerto una disciplina piuttosto ampia per la tassazione di tali asset. In Germania, inoltre, gli hold superiori a 1 anno superano la tassazione in senso stretto sulle cripto.
Sul fisco ci sono ormai pochi dubbi
Mentre per tutto il resto si naviga ancora a vista almeno in Europa, sulle questioni fiscali che riguardano le criptovalute e asset di questo tipo in realtà sembra che i governi ci abbiano messo poco a trovare concordia e voglia di fare.
Qualcosa che dovrebbe far riflettere anche su recenti mosse che sono state intraprese in Italia, in attesa che il tanto atteso MiCA finisca per normare a livello europeo almeno alcuni aspetti di questo comparto. Per il contribuente tedesco ci sarà però adesso da mettere mano al portafoglio, senza avanzare ulteriori teorie… balzane.
Mi fa venire in mente la barzelletta di quel tale che contesta una multa per eccesso di velocità.
Lui procedeva in una strada a 100 km/h e il cartello indicava 50, e siccome l’ unità di misura della velocità nel sistema internazionale è m/s ( metri su secondo) lui sosteneva di essere ben al di sotto del limite di velocità.
Stupido è stato lui a pensare di farla Franca in un paese in cui la tassazione è quella che è. Bastava cambiare residenza in uno dei paradisi fiscali o aprire una società offshore e boom. 0 o al max 2.5% di tasse. Quando hai certi volumi di affari devi pensare a queste cose, Amazon, Google, Apple pagano un’inedita di tasse. Se l’è cercata
La contestazione é + che intelligente, ma si scontra con la necessità degli Stati di fare cassa con qualsiasi cosa. Il vero errore sta nel convertire criptovalute in euro e denunciare i proventi. Finché io detengono criptovalute o al max in stable coins é arduo x chiunque trovare e quantificare il mio patrimonio, vista la pseudoanomità delle criptovalute. Se lo Stato pretende tassazione sulle crypto allora deve riconoscerle come valuta legale e richiedere la tassazione in criptovalute, altrimenti finché io le detengono e non le trasformo in euro rimangono appunto dati fissati su un registro pubblico e null’altro. In altre parole se io detengono un milione di banane, o tu mi fai pagare le tasse in banane e non in euro o io non posso avere gli euro per pagarti a meno che tu non sappia che io le ho vendute per euro.