Qualcuno parla di posticipo, ma non è esattamente così, perché già dall’ultimo test era chiaro che non ci si sarebbe trovati pronti per marzo. Parliamo del prossimo aggiornamento di Ethereum, nome in codice Shanghai, per il quale ormai manca soltanto un passaggio della lunga sequela di test.
Il 14 marzo sarà il turno di Goerli e poi, a distanza di circa 3-4 di settimane dovremmo vedere, a meno che non si presentino problemi per il momento non previsti, il passaggio sulla mainnet, che segnerà l’effettiva attivazione di uno degli aggiornamenti più attesi di sempre per il mondo Ethereum.
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Ethereum: Shanghai arriverà ad inizio aprile
La data in realtà non c’è ed è desunta dal tempo necessario a passare da Goerli, l’ultima delle testnet dell’ecosistema Ethereum alla mainnet. E partiamo dunque da questo: l’attivazione dell’aggiornamento su Goerli avverrà il prossimo 14 marzo e dopo circa 3-4 settimane dovremmo vedere attivato il passaggio anche sulla mainnet.
Non abbiamo fissato una data precisa per la mainnet, ma se le cose andranno per il verso giusto, probabilmente potremo fissare una data durante il prossimo ACDE (il 16 marzo). I team hanno suggerito un periodo di circa 4 settimane per un fork potenziale sulla mainnet, cosa che darebeb loro 1 settimana per mettere insieme altri test e 2 settimane di anticipo affinché le persone aggiornino i loro nodi.
Perché tutti aspettano questo aggiornamento?
Perché come abbiamo detto più volte sulle pagine di Criptovaluta.it, sarà l’aggiornamento che aprirà alla possibilità – tra le altre cose – di prelevare gli $ETH messi in staking.
Un’operazione che è di completamento al passaggio in Proof of Stake di Ethereum che è avvenuto con il merge e che continua ad avere anche degli importanti risvolti politici. E non solo, è diventato anche arma per Gary Gensler per definire Ethereum non più una commodity, ma potenzialmente una security, con tutto quello che ne consegue.
Ne abbiamo parlato anche nell’ultima puntata del nostro Podcast – durante la quale analizziamo il nuovo vento di repressione che spira da Washington, un vento che non promette nulla di buono e che però potrebbe spingere il Congresso a prendere in mano la situazione anche soltanto per limitare il raggio d’azione di SEC, ormai completamente sciolto da ogni vincolo imposto dalla legge (che non c’è).