Bitcoin richiede molta energia per funzionare? Ecco una delle possibili risposte. TeraWulf ha infatti avviato una centrale nucleare che alimenterà una mining farm con circa 8.000 macchine che saranno destinate al mining Bitcoin. Questione che sarà probabilmente accompagnata, almeno dalle nostre parti, da altrettante polemiche.
Ma partiamo dai fatti: TeraWulf ha ufficialmente avviato le operazioni da Nautilus Cryptomine, infrastruttura per il mining basata al 100% su energia nucleare e che per il momento ospiterà un totale di circa 1 EH/s, per poi arrivare a regime al 550% di questa potenza di calcolo, con un percorso chiaramente graduale che passerà dall’obiettivo di maggio fissato a 1,9 EH/s. Il risparmio, come vedremo in questo approfondimento, sarà concreto.
Decisamente una buona notizia tanto per TeraWulf, quanto per Bitcoin nel suo complesso, che anche tramite questo tipo di avanzamenti si garantirà un approccio energetico almeno negli USA al riparo da certe critiche. Possiamo investire su Bitcoin con FP Markets – qui puoi anche testare in demo quanto offre – intermediario ideale per chi vuole speculare e fare trading, dato che offre MetaTrader 4, MetaTrader 5 e anche un intelligente sistema di Social Trading che permette di copiare chi ottiene i migliori risultati.
Nucleare per Bitcoin: parte TeraWulf
Si parla da tempo di soluzioni nucleari per fare mining Bitcoin ed è in questo contesto che arriva l’annuncio di TeraWulf, che si appoggerà all’infrastruttura Nautilus per almeno una parte delle proprie operazioni.
Nautilus rappresenta la prima facility per il mining Bitcoin di questo tipo, che offrirà 2.5 GW in Pennsylvania in modo affidabile e senza emissioni di CO2. Al momento la nostra società ha collegato già 8.000 miner, per una capacità di hash rate di circa 1,0 EH/s. Ne saranno aggiunti altri 8.000 nelle prossime settimane, con l’obiettivo di 1,9 EH/s che sarà raggiunto a maggio.
Secondo quanto viene riportato da Coindesk sul sito sarebbe possibile ottenere energia per circa 2 centesimi di dollaro per kWh, contro i 9 centesimi di media pagati dall’industria USA. Essendo quello energetico il costo maggiore per chi svolge mining per Bitcoin, si tratterà di un enorme risparmio per TeraWulf e di un vantaggio competitivo non indifferente nei confronti della concorrenza.
La centrale è in joint venture tra TeraWulf stessa, che detiene il 25% delle azioni, e la texana Talen Energy, già da tempo attiva in questo tipo di operazioni.
È una soluzione percorribile?
Non sembra che negli USA ci sia lo stesso tipo di discorso politico riguardo il nucleare e con ogni probabilità questa operazione da parte di TeraWulf sottrarrà almeno una parte delle frecce all’arco dei detrattori del mining. L’energia è effettivamente a zero emissioni di CO2 e andrà a ridurre l’impatto del quale si discute più di frequente quando si parla di mining Bitcoin.
Difficile riproporre, in un Europa diametralmente avversa in questo senso al nucleare, l’esperimento anche dalle nostre parti. Ma poco conterà, perché è negli USA che continua a concentrarsi il mining. Probabilmente anche per quest’ordine di motivi. Vedremo se gli altri miner di livello industriale risponderanno al fuoco cercando di mettere in piedi soluzioni simili.