Le parole di Jerome Powell di ieri hanno causato un discreto sconquasso sui mercati, tanto per Bitcoin quanto per il resto delle cripto e del mercato azionario. Uno sconquasso che per proporzioni però sembra essere minore di quanto ci si sarebbe potuti aspettare. E dato che monta il caso per i 50 punti base durante la prossima riunione del FOMC, potremmo anche trovarci contenti di quanto accaduto.
Che tipo di scenari si stanno configurando? Come bisogna organizzarsi per la prossima settimana? Analizziamo il tutto partendo dall’unica cosa di certa che abbiamo: i dati. Dati che arrivano anche dai mercati dei bond e di chi punta, come se fosse al casinò, su questo o quel rialzo.
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Sembrerà assurdo dirlo adesso, con i grafici che sono tutti in profondo rosso per i principali coin e token del mondo crypto, Bitcoin compreso. Veniamo da una sessione USA tutto fuorché incoraggiante, una sessione dominata dalle parole di Jerome Powell, che ha lasciato intendere che l’opzione di un aumento dello 0,50% non solo è sul tavolo, ma è anche probabile nel caso in cui i dati non siano confortati. Che tipo di dati? Quelli sull’inflazione, che arriveranno martedì prossimo. Una cautela che può essere letta da diversi angoli.
Ovvero sa che l’inflazione non è in caduta libera, ma è qui, probabilmente per rimanere. Questo, abbinato ad un mercato del lavoro ancora forte negli USA, è la ricetta perfetta per spingere verso rialzi più consistenti dei tassi di interesse. Politica monetaria spicciola, che però è altamente probabile.
E ha sganciato bombe metaforiche come quelle di ieri per invitare, con le buone, i mercati ad abbassare la cresta. Che ci sia una lotta con al centro al credibilità di Federal Reserve: credibilità che passa anche dalla capacità di addomesticare i mercati con le parole più che con i tassi di interesse. Tale narrativa, per quanto tra le righe, si sta sviluppando da un po’. Powell darebbe il benvenuto a degli ulteriori ribassi e ad atteggiamenti meno briosi dei mercati. E a rinforzo di questa sua operazione ha parlato di margini per le società private che andranno a ridursi.
Tutto dipenderà dall’inflazione. Se il dato dovesse effettivamente confermare una discesa dell’inflazione importante, allora ci si muoverebbe verso i 25 punti base, ipotesi gradita e già ampiamente scontata dai mercati.
Nel caso di dati invece meno buoni, i 50 punti base come ipotesi prenderebbero forza. C’è però un dato inequivocabile dal quale possiamo partire per analizzare le eventuali conseguenze sui mercati, che siano crypto, Bitcoin o di altro tipo.
I mercati propendono già per il 50 punti base, con il Fedwatch Tool che segnala un 72% – nel momento in cui scriviamo questo approfondimento – di rialzo di 50 punti base già scontato dai mercati.
Il che vorrebbe dire che poco si muoverebbe nel caso di 50 punti base annunciati dal FOMC e che si avrebbe invece tutto da guadagnare da un dato dell’inflazione più basso e che spinga verso i 25 punti base.
Per quanto le preoccupazioni stiano montando, vorremmo far notare che al termine di una giornata da incubo per i mercati Bitcoin ha perso meno del 2% ed è rimasto fondamentalmente in linea con il NASDAQ. Ethereum ha perso addirittura meno e BNB ha anche guadagnato qualcosa, forte del recente avallo dell’accordo tra Binance e Voyager.
Ricordiamo ai nostri lettori che solo una settimana fa i mercati ritenevano quasi certo un aumento dei tassi di 25 punti base e che lo shift è stato immediato, ricetta in genere perfetta per un crollo. Bitcoin sembra invece aver fatto muro intorno ai 22.000$. Buon segno, almeno per noi. Poi sarà la settimana prossima a farci capire se avevamo ragione o meno.
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