L’Europa paradiso dei NFT? L’approccio sembrerebbe essere, per quanto possibile, più razionale almeno in Germania, dove il regolatore dei mercati BaFin si è espresso su toni piuttosto concilianti sui token non fungibili. Il tutto è contenuto all’interno di una nota esplicativa che conferma che non si può parlare, almeno automaticamente, di titoli finanziari quando abbiamo davanti dei NFT.
La nota è stata pubblicata ieri e offre diverse indicazioni sull’approccio che il regolatore – e anche chi opera nel settore – tutte apparentemente più chiare e più rilassate rispetto a quanto potrebbe venir fuori dagli Stati Uniti. In soldoni, è impossibile parlare di titoli finanziari e dunque di materiale da regolare pedissequamente quando davanti abbiamo dei token non fungibili.
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Una lunga nota esplicativa di BaFin, l’omologa di CONSOB in Germania, contribuisce ad una maggiore chiarezza per il mondo dei NFT. Non si tratterebbe nel grosso dei casi di titoli finanziari e che dunque dovrebbero essere oggetto della medesima disciplina oggi riservata ad azioni e obbligazioni, disciplina che praticamente in tutto il mondo è maggiormente restrittiva.
Se i NFT fossero da considerarsi come titoli finanziari secondo il prospetto di regolazione UE e sotto le leggi tedesche, si dovrebbe sempre preparare un prospetto. Tuttavia i NFT possono essere considerati come tali solo se incorporano diritti simili a quelli dei titoli finanziari e in aggiunta siano passibili di scambio sui mercati finanziari. Per quanto concerne i diritti legati ai titoli finanziari, questi sono diritti di voto o pretese contrattuali [il primo si riferisce alle azioni, il secondo alle obbligazioni] o che siano di natura materiale, scambiati similmente alle azioni o agli strumenti di debito.
È chiaro dunque che se i NFT non rappresentano questo tipo di diritti – e non è il caso per la stragrande maggioranza dei NFT in circolazione, la stretta disciplina che riguarda i titoli finanziari non può essere applicata.
Vuol dire avere quantomeno un posto nelle economie sviluppate qualche paese (si spera che lo stesso si riesca ad ottenere negli altri paesi del blocco UE) che possa offrire tranquillamente ospitalità a questo tipo di attività. Qualcuno storcerà il muso, ma se il regolatore si comporta con criterio e senza eccessiva aggressività, come accade negli USA, con ogni probabilità avranno tutti da guadagnarne, anche tra chi non utilizza i NFT.
Staremo a vedere cosa ne verrà fuori in termini di normative a livello europeo. Sta di fatto che la musica, almeno per ora, è più gradevole in Europa che negli USA. Anche per i NFT.
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