Sono state riempite intere biblioteche sulla Rule of Law o in altre parole sul fatto che la legge, in posti che possiamo ritenere civili, debba essere uguale per tutti. Quanto accaduto a Signature Bank dovrebbe invitarci a riprendere qualcuno di quei libri e a decidere in modo netto da che parte stiamo – e se vogliamo davvero vivere in un mondo così, dove ai regolatori è permesso tutto, anche a capriccio.
A farci tornare sull’argomento della chiusura di Signature Bank è un commento da parte di Barney Frank, che i più esperti di diritto e storia bancaria e dell’economia ricorderanno per il celebre Dodd-Frank Act dopo la crisi del 2008. Frank oggi è nel board di Signature e non le manda a dire. E quando a tuonare è un personaggio di questa caratura – e non un appassionato o investitore in Bitcoin e crypto – forse è il caso di stare ad ascoltare.
A voler vedere il bicchiere mezzo pieno c’è comunque Bitcoin che cresce in modo esplosivo, nonostante gli USA stiano cercando di mettere il cappio al collo a chiunque ci abbia a che fare a livello finanziario. Noi in Europa possiamo continuare a farci gli affari nostri e a investire, anche con intermediari come FP Markets – qui trovi un conto gratuito con CAPITALE DI PROVA INFINITO – che puoi utilizzare sia per iniziare a fare trading sulla piattaforma e imparare senza rischi, sia per testare quanto ti viene messo a disposizione.
La fonte è di quelle importanti. A parlare è infatti Barney Frank, al quale fu demandata ai tempi della crisi del 2008 un importante legge per la protezione del mondo bancario e sulla quale oggi si basa il grosso degli interventi del regolatore e oggi membro del board di Signature. E il commento è di quelli che fanno accapponare la pelle, in particolare se siamo appassionati di Bitcoin e di criptovalute.
Non ci sono ragioni obiettive per la chiusura di Signature Bank. Credo che parte di quanto sia avvenuto è dovuto alla volontà del regolatore di mandare un messaggio, molto forte, contro le crypto. Siamo stati usati come capro espiatorio, perché non c’era alcuna insolvenza, basandosi sui fondamentali.
Un messaggio agghiacciante e che confermerebbe le paure e i timori di molti, che nella chiusura di Signature Bank ci hanno visto poco più di un attacco politico verso una delle poche banche che negli USA offre banking al settore, tanto agli intermediari come gli exchange quanto invece a chi opera stablecoin e altri tipi di servizi.
Secondo altri rumors anche parte dei regolatori hanno avuto difficoltà a comprendere le motivazioni della chiusura della banca manu militari, dato che appunto non ci sarebbero state ragioni di carattere fondamentale. L’intervista completa, della quale vi proporremo ancora degli stralci, si può leggere in inglese da CNBC.
In realtà a voler spaccare il capello in quattro ci sono stati problemi con un deposito venerdì, che però era dovuto al contagio partito da Silicon Valley Bank, problemi simili a quelli affrontati da altre banche di medesime dimensioni, che però hanno trovato pieno appoggio tanto da Federal Reserve quanto da altri circuiti federali.
La questione rimane dunque aperta – e la speranza è che, per quanto difficile sia – si venga a capo di questa storia. Che puzza di bruciato da un chilometro e che conferma che il governo USA vuole arrogarsi il diritto di dare le carte in qualunque settore. E cercare di uccidere l’industria cripto per capriccio politico. Industria negli USA, si intende, perché altrove invece continua a fiorire e prosperare.
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e' inutile chiamarlo capriccio politico. qui è in gioco l'egemonia del dollaro a livello planetario. se collegate i puntini, dal lancio di una pandemia farlocca, alla distruzione del nord stream, alla guerra contro russia e cina, a quella più modesta alle criptovalute, gli usa hanno attraversato il rubicone. o dollaro o morte. e se si sono mossi in modo così massiccio e concertato è perche contro i brics+ sanno che la loro supremazia uscirà con le ossa rotte. nessuna civiltà dura in eterno e per gli anglos questo è il secolo del cambio della guardia.