Reuters conferma quello che era il sospetto di diversi analisti e appassionati del settore crypto. Dietro l’attacco (con conseguente chiusura) a Signature Bank c’è anche, almeno in parte, un attacco al mondo delle criptovalute da parte del governo USA. La conferma arriva in un aggiornamento dell’agenzia di stampa uscito poche ore fa.
Secondo quanto riportato sia Silicon Valley Bank sia Signature sarebbero in vendita, ultima opzione prima del fallimento controllato, la seconda però una strana clausola, sempre secondo le persone informate dei fatti che hanno parlato con Reuters. Il futuro acquirente dovrà chiudere le attività cripto (tra le quali Signet, infrastruttura nevralgica per gli operatori crypto negli USA) affinché l’accordo sia valido
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Il lungo approfondimento pubblicato da Reuters sulle vicende di Silicon Valley Bank e Signature è quanto di più interessante sia uscito negli ultimi giorni. Le due banche, seppur in condizioni finanziarie e patrimoniali molto diverse, sono passate nelle mani del regolatore, che starebbe valutando le offerte arrivate per eventuali cessioni.
E fin qui tutto in ordine, verrebbe da dire, perché è chiaro che gli asset di banche di questa caratura interessino a molti, per quanto possano essere le stesse in dissesto o meno. Ad essere però più curioso è quanto riportato da Reuters riguardo le attività crypto di Signature, che per molti erano state il movente per un attacco alla banca più politico che basato sulle vigenti leggi degli Stati Uniti d’America. Si legge:
I potenziali acquirenti di Signature dovranno acconsentire alla chiusura delle attività cripto della banca, hanno aggiunto le due fonti.
Fonti che sono almeno per il momento confidenziali in quanto le trattative sono ancora riservate e non di pubblico dominio. Se dovesse essere confermato quanto sopra, avremmo la prova chiara e cristallina del fatto che per la chiusura della banca ha pesato anche la vicinanza a certi player del mondo crypto.
Tra le attività cripto della banca c’è anche Signet, piattaforma di pagamenti in tempo reale che è una delle infrastrutture crypto più utilizzate negli Stati Uniti, per il momento ancora funzionante ma che ha visto diversi partecipanti abbandonare proprio in seguito a questo intervento.
Basterà poco per confermare quanto avanzato da Reuters: in caso di vendita di Signature al miglior offerente – che deve comunque essere una chartered bank e dunque già registrata con Fed – vedremo cosa ne sarà delle diverse attività crypto che tale istituto gestiva.
Se dovessero venire chiuse, sapremo di non dover dare la responsabilità alle strategie aziendali dell’acquirente, ma ad un piano preciso del Governo USA che, pezzo dopo pezzo, sta venendo fuori in tutta la sua articolazione.
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