EDITORIALE + Tutto è bene quel che finisce bene, almeno per i mercati finanziari e per i soliti noti. Credit Suisse finirà nelle mani di UBS, rivale storica che ad un prezzo stracciato si porterà a casa un grande gruppo bancario, per quanto in difficoltà. Dall’altro lato anche Bitcoin ne approfitta, correndo oltre i 28.000$ per poi correggere ma in modo soft.
Un weekend da paura e delirio, che tra le tante ricorderà a tutti anche perché Bitcoin nacque e perché tutti, comprese le autorità svizzere, ci tengono a ripetere che non si tratta in alcun modo di un salvataggio pubblico – per quanto in realtà si siano rimosse e cambiate regole solo per permettere a questo accordo di andare avanti.
E chissà cosa ne penseranno gli azionisti, che non verranno consultati perché di tempo ce n’è troppo poco e di conseguenza il governo svizzero ha deciso certe leggi, a questo giro, potranno essere aggirate. Una situazione oltre l’assurdo, che vede cadere la credibilità del portabandiera della finanza tradizionale e che ci insegna su Bitcoin più di quanto siamo forse disposti ad imparare.
La vera notizia è forse questa: le turbolenza del mondo bancario classico si stanno comportando da cura ricostituente per Bitcoin, ormai vicino al doppio del prezzo minimo raggiunto nel post-fallimento di FTX. Un recupero incredibile che ha reso Bitcoin il miglior asset del 2023 e una scommessa che torna ad avere un senso anche per i più scettici.
Cura ricostituente che scomporremo in questo primo approfondimento della settimana, ingrediente per ingrediente, per capire cosa sta succedendo e cosa potrebbe succedere.
Abbiamo un buon metro per decidere cosa sia un salvataggio pubblico e cosa non lo sia: l’accordo si sarebbe fatto senza l’intervento del governo svizzero? Se la risposta è sì, si tratta di una soluzione commerciale, come si affannano a ripetere da Berna.
Se invece senza il governo svizzero, senza i suoi poteri emergenziali e senza la fornitura di linee di liquidità da parte della Banca Nazionale Svizzera e da parte dello stesso Governo, l’accordo non si sarebbe concluso… allora si tratta di salvataggio pubblico.
Sarebbe forse il caso di abbandonare quella mentalità secondo la quale può trattarsi di salvataggio pubblico soltanto quando c’è la compravendita da parte del potere pubblico delle quote di una banca.
Le trattative erano partite venerdì scorso e ai piani alti della politica svizzera era già noto che si sarebbe proseguiti per tutto il weekend. Il primo obiettivo era quello di presentarsi lunedì ai mercati con la questione già chiusa da un pezzo, così da evitare ulteriori scossoni.
Una trattativa miliardaria del genere non poteva che avere qualche intoppo – e il mondo se n’è accorto quando sono iniziate a circolare voci di possibile nazionalizzazione per la banca, un enorme bluff mediatico orchestrato dal governo svizzero per far credere a tutti che un’alternativa ci fosse.
Alternativa che a quanto pare non c’era, così come pare che non ci sia negli Stati Uniti, dove sempre nel weekend è stato scomodato addirittura Warren Buffett, che dovrebbe salvare non si è capito chi, cosa e perché.
E per quanto riguarda i denari pubblici: le garanzie, per noi comuni mortali, hanno un costo. E nessuno dei nostri lettori potrà fare affidamento su linee di credito speciali a copertura di alcunché. Cosa che invece è al centro dell’affare UBS – Credit Suisse. Segno inequivocabile, ancora una volta, che nella fattoria degli animali ce ne sono alcuni più uguali di altri.
Nel blocco Genesis, il blocco zero della timechain di Bitcoin, Satoshi Nakamoto penso di iscrivere un messaggio che ne testimoniasse la venuta al mondo rispetto al tempo di noi umani. Ma non scelse un messaggio qualunque, scelse un titolo preciso di un giornale preciso relativo ad una vicenda altrettanto precisa.
Il cancelliere in procinto di salvare le banche per una seconda volta.
Era il 2009 e stavamo lentamente e a fatica venendo fuori da un’altra devastante crisi, anche questa volta principalmente bancaria, e il clima era un po’ quello che era. E fu forse grazie a quel clima che alcuni dei pionieri cominciarono a considerare, forse più avanti, l’utilità di un sistema monetario distribuito e sciolto da banche centrali, sistemi politici e in ultimo banche private.
Abbiamo imparato forse poco negli ultimi 14 anni? Noi siamo più ottimisti – e crediamo che in realtà si sia fatto tanto per far comprendere a centinaia di migliaia di persone la proposta di Bitcoin, che certamente prescinde dalla sua utilità di asset in grado di fare dai minimi quasi il 100%.
Bitcoin è un sistema di regole. Bitcoin non può cambiarle per qualcuno a scapito di altri, per quanto dovesse farsi grave la situazione e per quanto urgente dovesse rendersi un salvataggio di questo o quell’operatore economico.
Qualcuno, vestito di tutto punto, ci dirà che senza salvare Credit Suisse sarebbe stato disastro. E noi gli si risponderà che un sistema senza regole, dove vige la legge del più forte e dove gli incentivi a comportarsi con attenzione – soprattutto con i capitali di altri – sono pressoché zero, avrà bisogno molto presto di salvare, ancora una volta con urgenza, chi può permettersi telefonate ai piani alti.
Se nel 2009 era difficile venire a conoscenza di Bitcoin e se in pochi – ragionevolmente – ci avrebbero scommesso già allora, oggi le cose sono diverse. E una soluzione ad un casinò dove i dadi sono truccati è sotto gli occhi di tutti e con la possibilità di essere studiata e compresa da tutti. Se possiamo perdonarci di aver ignorato Bitcoin nel 2009, non riusciremo a farlo alla seconda grande occasione che abbiamo, quella del marzo 2023.
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🥹 ti ho già detto che ti voglio bene Gianluca?
Anzi te ne vogliamo tutti.....ti seguiamo, sei il nostro Enrico V.
Ho dovuto rileggerlo è troppo bello, certi pezzi che hai scritto su btc passeranno alla storia.....garantito!!
Spero di sbagliarmi ma il continuo salvataggio delle banche potrebbe non bastare per evitare il tracollo finanziario, infatti le banche continuano a prestare soldi ma attualmente non hanno tutto il denaro che prestano e che hanno creato emettendo obbligazioni e proprio le obbligazioni sono un altro grande problema perchè prima o poi dovranno ritornare il denaro derivato dalle loro emissioni. Se ne deduce che tutto il sistema bancario è costruito su di un classico castello di carte. Una casalinga avrebbe gestito meglio la situazione e quindi tutti i dirigenti dovrebbero andare in galera e invece se ne escono con buonuscite milionarie. Mai come ora c'è bisogno che bitcoin venga accettato all'interno del sistema finanziario tradizionale. Purtroppo tutto questo cercare di porre rimedio agli errori dei vari dirigenti incompetenti legati al mondo mafioso e massonico ha un costo che purtroppo stiamo già pagando noi. Bravo Gianluca, concordo con ciò che afferma Giorgio. Buona giornata.