Non c’è nulla da temere per la stabilità dell’economia a livello globale, ci dicono. Nel frattempo però chiudo in fretta e furia un accordo tra le principali banche centrali. Sponsor dell’intera manovra Federal Reserve, che ha comunicato nuovi accordi con le omologhe dell’area euro, del Giappone, del Regno Unito e della Svizzera per offrire ancora più liquidità al mercato, nel caso di bisogno.
In realtà si tratta il miglioramento di un vecchio strumento, nato in momenti di grande stress di poco più di 10 anni fa per il mercato internazionale – e che dovrebbe contribuire a riportare un po’ di tranquillità su mercati che non sembrano volerne sapere di dimenticare le preoccupazioni.
Quando si vola ad alta quota, non è detto che il paracadute serva, ma è comunque meglio averlo a disposizione. Il sunto delle recenti manovre sponsorizzate da Federal Reserve è questo e vedremo se riuscirà a riportare il sereno su mercati che non sembrano aver ben digerito l’accordo tra Credit Suisse e UBS.
L’annuncio è arrivato di domenica – e già questo almeno secondo un vecchio adagio di Warren Buffett sarebbe segnale dell’estrema urgenza (e profittabilità per qualcuno) dello stesso e riguarda il rafforzamento di certe linee di swap che Federal Reserve ha in realtà attivato da tempo e alle quali altre banche centrali fanno, saltuariamente, ricorso.
Saltuariamente perché fino ad oggi ce n’è stato raramente bisogno: quando una qualunque delle banche centrali ha bisogno di dollari (o di altra valuta) in tempi brevi e senza voler pagare un occhio della testa a mercato, può attivare tali linee e farsi consegnare il necessario da Fed, pagandoci un interesse e restituendo poi il tutto a breve termine.
E perché potenziare tali linee proprio adesso? Il rischio dichiarato da parte di Federal Reserve è che le attuali condizioni macroeconomiche finiscano per impattare in modo consistente sulle possibilità di accesso al credito da parte di imprese e privati. Come si evita? Cercando di tagliare un po’ il panico alla radice e offrendo liquidità alle banche centrali, che poi attiveranno i soliti meccanismi di trasmissione dall’alto verso il basso.
Perché la situazione è evidentemente meno calma di quello che vorrebbero rappresentare e perché un credit crunch è la conseguenza più ovvia delle condizioni nelle quali tutti ci troviamo. E per quanto si voglia evitare di chiamare tale misura come emergenziale, di tale si tratta. È arrivata, insolitamente, di domenica ed è arrivata mentre in Svizzera si stava ancora cercando di capire come, quando e perché si sarebbe chiuso l’accordo tra UBS e Credit Suisse.
In fasi di mercato di questo tipo si può anche scegliere di parlare solo di Bitcoin – che riveste il ruolo del re del mercato e di primo termometro di quanto sta accadendo.
Difficile capire per ora le conseguenze effettive di una mossa del genere, così come è difficile capire se, quando e come verrà attivata la linea rinforzata.
Il sospetto, almeno in queste prime ore di contrattazioni, è che Bitcoin sia pronto ad approfittare ancora una volta della difficoltà del sistema finanziario tradizionale, che pur potendo fare affidamento sul monopolio della forza (e sul superamento di leggi scomode, come avvenuto in Svizzera) non sembrerebbe essere in grado di tranquillizzare i più.
La situazione rimane ad alta e anzi altissima tensione – e continueremo a coprirla non solo sul nostro sito, ma anche sul nostro Canale Telegram ufficiale, dove oltre a notizie strettamente legate al mondo Bitcoin e crypto, rilasciamo anche aggiornamenti sui fatti più importanti per i mercati in generale.
Chi ha letto la chiusura dell’affare Credit Suisse come termine di un periodo di turbolenza sarà purtroppo smentito dai fatti. Siamo probabilmente solo all’inizio dei tentativi di tenere in piedi un sistema che oggi appare più precario che mai.
E mentre il mondo fuori brucia, Bitcoin continua a produrre un blocco ogni 10 minuti, ad avere una politica monetaria prevedibile e a non fare sconti a nessuno: le sue regole si applicano a tutti, costi quel che costi.
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la cosa veramente grave è che si sono azzerati i cosiddetti bond At1 al posto che colpire le azioni: esattamente il contrario di ciò che era normale procedura fare. Cioè hanno colpito non gli strumenti di maggior rischio, appunto le azioni, ma quelli più "garantiti" dei due. Alla faccia della garanzia! I nostri migliori complimenti alla confederazione elvetica e a come tratta i suoi clienti... possiamo augurarle solo il peggio. Verrà inglobata anche lei dal Protocollo.
Lunga vita al Sommo Vitalik e al Protocollo. Ogni resistenza è futile. Sarete tutti un nostro layer2.