Le quotazioni di Theta Network (THETA) hanno segnato minimi correttivi, nel cambio contro dollaro americano, il 10 marzo scorso a quota 0.85. L’evento si è verificato in perfetta sincronia con diverse altre crypto a medio-alta capitalizzazione. Il rimbalzo che ne è scaturito è sfociato, finora, nel raggiungimento di un picco relativo a quota 1.11, il giorno 14 marzo. Di lì in poi, i prezzi si sono limitati ad oscillare in stabilizzazione sopra quota 0.97.
Mentre sono le 19:44 di venerdì 24 marzo, la crypto quota 1.01, in calo del -4.14% su base giornaliera. Si tratta, tuttavia, di un arretramento che fa parte integrante della fase di stabilizzazione, durante la quale ci si devono aspettare ripetuti cambi di direzione dei prezzi, all’interno di un range di oscillazione laterale.
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Da un punto di vista dei fondamentali, non sono state segnalate in questi giorni notizie di rilievo direttamente connesse con THETA, che abbiano potuto modificarne l’oscillazione. Ci concentriamo, quindi, esclusivamente sul quadro tecnico, cominciando con l’analisi del grafico a lunga scansione temporale, con candele settimanali.
Il primo dato evidenziato dal grafico è che, durante la fase di completamento della correzione più recente, i valori si sono spinti ben sotto alla linea degli 0.96, livello di supporto che derivava dai minimi raggiunti dal mercato a giugno dell’anno scorso. Si tratta di un comportamento anomalo di THETA, se messo a confronto con quello messo in atto dalle altre crypto di capitalizzazione simile. Ricordiamo che Theta Network figura al 52esimo posto mondiale tra le cryptovalute più scambiate ed utilizzate, ed è facilmente tradabile su tutti i migliori Exchange.
Parliamo di comportamento anomalo in quanto, in generale, la linea di supporto fornita dai minimi dello scorso giugno è stata per la maggior parte dei casi rispettata dalle altre crypto. Per quanto riguarda THETA, dobbiamo parlare quindi di un tentativo di inversione rialzista a lunga scadenza ancora in via di sviluppo, ma di un trend dominante che va ancora considerato ribassista, proprio in virtù della minor forza relativa evidenziata da questo asset.
Fra il 5 e il 7 marzo scorsi, i valori erano sono portati sotto al vecchio livello di supporto principale che, con l’analisi del 23 febbraio, avevamo posto a quota 1.01. Si era quindi interrotta una sequenza di segnali rialzisti che stavamo seguendo dal 12 gennaio. Come possiamo rilevare su grafico a barre da 30 minuti, le condizioni per provare una posizione long sono tornate a farsi favorevoli, grazie alla formazione di nuovi livelli di supporto che sono situati a quota 0.98/99 ed a quota 0.89.
Si tratta di livelli che costituiranno luoghi di probabile reazione in caso di ulteriori arretramenti, in particolare entro la fine del mese di marzo. Sulla tenuta dei supporti poggia la validità del segnale rialzista, che proietta già un primo obiettivo a quota 1.14 ed un obiettivo principale a quota 1.27.
Non ci sono le condizioni per fissare obiettivi che stiano sopra al massimo del 21 febbraio, proprio perché, come già anticipato, in questo momento la tendenza dominante va ancora considerata ribassista. Il segnale tecnico long in vigore si riferisce al completamento della fase di rimbalzo cominciata dai minimi del 10, mediante un probabile test ravvicinato dell’area dei massimi stessi.
Una volta raggiunto il target sarà necessario attendere segnali dal mercato, per verificare se ci siano le condizioni per impostare posizioni short o comunque se sia necessario alleggerire adeguatamente l’esposizione rialzista. Il segnale tecnico qui introdotto verrebbe rinnegato dall’eventuale cedimento di quota 0.89, meglio se confermato da almeno una chiusura su grafico a 30 minuti.
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