Coinbase se la giocherà in tribunale. Al contrario di quanto fatto da Kraken, che ha preferito accordarsi per una multa milionaria, l’exchange quotato al NASDAQ si prepara alla guerra, anche perché è il nucleo fondamentale del suo business ad essere messo in discussione.
Tra convenienza, messaggi obliqui, chiamate alle armi per tutti gli appassionati, si sta consumando un momento cruciale, per quanto in molti si affannino a dirci che Bitcoin potrà disinteressarsi di quanto accadrà a Coinbase. E che anzi ben gli sta, dati i comportamenti dell’exchange non il linea con l’opinione prevalente tra gli appassionati di Bitcoin.
La gravità della situazione imporrebbe però di guardare alla questione, almeno ad avviso di chi vi scrive, dimenticandosi di vecchie vicende e cercando anche di comprendere se, come e quando ci saranno delle conseguenze potenziali (e difficili da prevedere) per il mondo che amiamo di più.
I latini, e lo saprete tutti perché avrete sentito ripetere questa locuzione fino allo sfinimento, parlavano di divide et impera. Ma chi sta dividendo cosa? E siamo sicuri che continuare a muoversi alla spicciolata, ognuno per i fatti suoi e pronto a capitalizzare le sventure dell’altro sia una buona idea?
Bitcoin – lo diceva già Satoshi Nakamoto – ha sempre avuto un certo appeal in determinate categorie politiche e in particolare per il libertarismo, che vive l’intrusione statale negli accordi tra privati come luciferina. Con queste premesse – per quanto l’insieme dei bitcoiner sia oggi eterogeneo – è difficile capire perché in molti ripetano, fino all’ossessione e con un sorriso stampato in faccia, che Ethereum sia un titolo finanziario.
La domanda fondamentale è chiedersi il perché di tanta passione per le Securities Law di quasi un secolo fa e del perché siano diventate un cavallo di battaglia non solo di SEC, ma anche di insospettabili ex-cypherpunk che in altri casi vivrebbero tali intromissioni e tali leggi come insopportabili violazioni del libero svilupparsi dei commerci e degli accordi tra privati.
La risposta, piuttosto scontata, è che si crede che un intervento a gamba tesa di SEC nei confronti di Ethereum sia occasione troppo ghiotta per perdersela. Il nemico del mio nemico, in altre parole, è mio amico. Anche con il pericolo di fare un patto con il diavolo.
Tra questi tanti personaggi in vista, che avrete letto anche voi e che credono che l’inquadrare tutto il resto (che con Bitcoin non ha nulla a che fare) nelle restrittive leggi sui titoli finanziari sia l’arma finale per la vittoria di Bitcoin stesso.
La chiamata alle armi di Coinbase, che ha invitato tutti gli appassionati a schierarsi, è chiaramente un portare acqua al proprio mulino. Non per questo però quanto sta accadendo è meno degno della nostra attenzione. Le questioni in ballo sono diverse:
Tutte le società che possono vantare un qualunque grado di libertà non possono fare a meno della Rule of Law, o per dirla a modo nostro, del fatto che nessuno sia al di sopra della legge, in particolare chi dovrebbe farla rispettare.
Chi sostiene che Bitcoin sia al di fuori di ogni tipo di attacco di queste agenzie commette un errore di fondo: credere che il capriccio delle agenzie federali si fermi a Ethereum e che una volta soddisfatte in tal senso, queste se ne torneranno nella tana e lasceranno Bitcoin tranquillo.
4.000 anni di storia umana ci dicono che difficilmente le cose andranno a finire così. E che il parere delle agenzie federali (vedi CFTC) tende a cambiare piuttosto di frequente.
Altri avanzano una questione più propriamente tecnica. Bitcoin è incensurabile, Bitcoin è nato per resistere esattamente a questo di attacchi e per sbattersene di Gary Gensler, di SEC e nel caso anche del Governo degli Stati Uniti d’America.
Questo è oggettivamente vero e continuerà ad esserlo sempre. Rimane però da determinare – e ognuno lo faccia in cuor suo – se sia il caso o meno di augurarsi di vivere in una società dove, per capriccio delle autorità, siamo costretti a rifugiarci e a nasconderci.
Abbiamo gli strumenti per resistere? Sì. Ma a questo punto sarebbe come augurarsi la guerra nucleare perché ci siamo costruiti un bunker. Vincere tra le macerie è una tentazione forte, sicuri sia il caso di cedervi?
Coinbase non ha uno score perfetto, in particolare per chi vive con maggiore trasporto le questioni politiche di cui Bitcoin è indiscutibilmente portatore. Dal caso Hacking Team/Neutrino, passando per la posizione dell’exchange durante le blocksize wars, è chiaro che sia ragionevole non ritenere questo exchange dalla parte giusta – se così vogliamo chiamarla – della barricata.
Ma in tribunale si consumerà una battaglia che riguarda tutti. E una condanna ingiusta per il vicino antipatico rimane comunque una condanna ingiusta.
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Data la situazione attuale del sistema bancario mondiale è probabile che gli investitori di tutto il mondo si riversino verso beni rifugio. Uno dei più classici e più conosciuti è certamente l'oro ma non è da sottovalutare nemmeno l'argento. Ricordate quel personaggio che ha fatto una scommessa prevedendo il bitcoin a un milione entro tre mesi? E' probabile che abbia delle notizie riguardo i movimenti di molti investitori che oltre a privilegiare l'oro si orienteranno a breve anche su bitcoin e dato che è legato al tasso di adozione il suo valore non potrà far altro che crescere a breve. Per arrivare però a certe cifre il nostro amico deve essere in possesso di notizie molto attendibili ed è probabile che molte delle balene che si erano affrettate a vendere durante la crisi del sistema ricomincino a comprare ancor di più di quanto avevano fatto in passato. Poi come ho affermato in diversi post, è possibile che il valore di bitcoin cresca per motivi a noi ancora sconosciuti. Secondo me però non è ancora da considerarsi riserva di valore ma lo sarà nel tempo, intanto io aumento la mia posizione in bitcoin, oro e acqua. Buona giornata.