Piove sul bagnato in casa Sam Bankman-Fried. Sembra non siano finiti qui i guai giudiziari per l’ex CEO di FTX e di Alameda. Secondo un recente documento della procura che sta seguendo il caso, l’ex enfant prodige dell’intersezione tra mondo crypto e quello dei piani alti della politica USA, sarebbe stato accusato di aver trasferito 40 milioni di dollari in criptovalute al fine di corrompere ufficiali pubblici cinesi.
Una corruzione o tentativo di corruzione che atterrebbe alla necessità, da parte di FTX, di recuperare dei conti di Alameda in Cina che avrebbero contenuto al tempo miliardi di dollari, per somme che complessivamente non sono state specificate.
I capi d’accusa per Sam Bankman-Fried diventano così 13 – e si complica ulteriormente la posizione dell’ex capo di FTX, che presto in tribunale dovrà dare conto di tutto quanto avvenuto dalle parti del suo exchange, crollato e poi fallito lo scorso novembre.
Anche una pista cinese per SBF
Per Sam Bankman-Fried si apre anche una pista cinese. Secondo quanto riportato da un documento della corte che sta preparando il caso nel suo complesso, SBF verrà accusato anche del tentativo di corruzione di ufficiali pubblici cinesi. Si legge nel documento:
In aggiunta, intorno al 2021, Samuel Bankman Fried, conosciuto anche come SBF, ha autorizzato e condotto corruzione per 40 milioni di dollari di uno o più ufficiali pubblici cinesi. Lo scopo della tangente era di indurre uno più ufficiali a sbloccare certi account di trading di Alameda, che contenevano più di 1 miliardo di dollari in criptovalute, che sono stati congelati dalle autorità cinesi. Bankman-Fried e altri hanno cercato di riottenere accesso agli asset per avere fondi per l’attività di trading di Alameda e allo scopo di assistere Bankman-Fried e Alameda di mantenere certi affari.
Questa l’accusa, che si aggiunge ad altre 12 che sono state già formulate e delle quali SBF dovrà rispondere già nel corso di questo anno. Posizione dunque già grave e che si complica ulteriormente.
Solo in Cina?
La domanda chiaramente più interessante è se tali attività abbiano riguardato soltanto la Cina o se ci siano stati altri tentativi, andati a buon fine o meno, di corrompere attori politici altrove.
Mancano ancora diversi mesi all’inizio del processo e potrebbero esserci anche altre sorprese. E altri capi di imputazione per SBF, in un 2023 che sarà piuttosto intenso per gli ex padroni degli exchange anche sul fronte dei tribunali.
i fondatori sono conosciuti per essere agenti dei servizi segreti e tutta la vicenda FXT è altamente probabile che sia stata imbastita come una truffa, orchestrata col beneplacito del governo federale, fin dall’inizio. in questo senso possiamo leggere gli storni di denaro verso la cricca amica dem durante la campagna elettorale o la costituzione di fondi neri per finanziare attività belliche imbarazzanti in ucraina senza dover passare per l’approvazione del congresso. inoltre un grosso crack nel comparto crypto per dissuadere gli investitori era proprio il segnale che la fazione al potere intendeva dare. ora che tali personaggi, la cui attività poco trasparente è nota, abbiano corrotto alti funzionari cinesi è quantomeno improbabile. in quel paese i casi di corruzione da parte di una potenza nemica finiscono con un colpo alla nuca. piuttosto è facile inquadrare la notizia come propaganda anti-cinese, e visti i tampi, non è altro che un altro tassello a sostegno di chi ritiene la vicenda FXT una colossale quanto squinternata spy-op.