Custodia di Bitcoin e criptovalute tramite una borsa. Sì, sta succedendo a Stoccarda, dove tramite una controllata la locale borsa comincerà ad offrire servizi di custodia per gli asset digitali di cui sopra, dato che ha richiesto e ottenuto la licenza necessaria in Germania per offrire questo tipo di servizi.
La società in questione è Blocknox, ed è parte delle controllate – nel campo degli asset digitali – di Börse Stuggart, borsa che non è la prima per importanza della Germania ma che segnala comunque come ci si stia muovendo molto rapidamente in quel paese in tema di criptovalute e $BTC.
Cosa comporterà la licenza? Comporterà la possibilità di offrire a clienti istituzionali servizi di trading sulle criptovalute così come di custodia degli asset in questione. Un passo in avanti importante dato che comunque parliamo della seconda borsa per dimensioni e volumi di tutta la Germania, paese che è e probabilmente rimarrà quello economicamente più ricco e importante dell’Unione Europea.
Quanto approvato pochi giorni fa a tema crypto in quel di Bruxelles farebbe pensare a tutto un altro scenario per quanto riguarda questo comparto. E invece c’è chi, anche a livello istituzionale, si sta muovendo in direzione opposta. La Borsa di Stoccarda potrà iniziare a breve ad offrire questo tipo di scambi e per quanto sia poco conosciuta almeno in Italia, sarà comunque una forza economica importante per questo tipo di servizi.
Parliamo infatti, per volumi, della sesta borsa in Europa, secondaria sì a Francoforte ma comunque con una presenza forte nel settore delle azioni e dei titoli scambiati sui mrcati regolamentati.
Non è inoltre la prima volta che la borsa in questione si avventura in questo campo. Gestisce infatti anche una App per il trading crypto, che si chiama Bison, e che comunque secondo gli ultimi dati disponibili ha superato, su base annuale, volumi per 2 miliardi di euro.
In Italia ancora niente: non sembra ci sia questo tipo di interesse a livello istituzionale. O meglio, non sembra che la Borsa di Milano né i grandi gruppi bancari siano interessati a queste possibile evoluzioni. Mancanza di interesse per Bitcoin e crypto da parte di una certa fascia di clienti, oppure affezione per la finanza che fu?
Difficile rispondere. Rimarrà da valutare la possibilità che questa spinta che arriva dalla Germania finisca per favorire certi tipi di soluzione anche nel resto d’Europa, per un continente dove, almeno per ora, il dominio del settore crypto istituzionale sembrerebbe essere una guerra a due tra Francia e Germania.
Nel nostro Paese, intanto, siamo riusciti a mettere insieme una disciplina per la tassazione di tali asset e poco più. Distanze siderali e ormai incolmabili? Fateci sapere la vostra.
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