Weekend di passione per $ARB, che perde (e poi in parte recupera) valori importanti sui mercati a causa di uno scandalo sulla governance che farà probabilmente discutere per mesi – e che getterà ombre anche su tutti gli altri progetti che sceglieranno la via di un token di governance per giustificare l’emissione di crypto ex-novo in realtà per finanziare le proprie operazioni.
Il caso dovreste ormai conoscerlo un po’ tutti, dato che se ne è parlato in lungo e largo sui principali social network e dato che in molti ne stanno approfittando – non senza una punta di ragione – per attaccare questa modalità di finanziamento da parte di certi progetti, modalità di finanziamento che è ben più diffusa di quanto credano i nuovi arrivati.
In soldoni Arbitrum ha tentato, tramite proposal di ottenere l’approvazione per un trasferimento importante di token verso l’amministrazione, token che si sarebbero utilizzati al fine di sostenere il funzionamento dell’intera baracca. Con un colpo di scena però, perché quella che si riteneva essere una formalità, in realtà non lo era. Il voto è stato negativo, e Arbitrum pare avesse però già trasferito parte dei token.
Rugpull? Scarsa riconoscenza per chi ha creato valore – secondo molti da zero – per migliaia di persone? La questione è ancora aperta e offre materiale importante sul quale discutere. Ma andiamo con ordine.
Il primo proposal in governance diffusa della storia di Arbitrum passerà alla storia – e non per i motivi che ci saremmo aspettati soltanto qualche giorno fa. Tramite AIP-1 è stato richiesto ok per l’allocazione di 750 milioni di token ARB per i costi amministrativi e operativi. Una mossa che in realtà abbiamo visto andare a buon fine per tanti altri progetti. Chi aveva diritto di voto però, per circa il 70% ha votato contro tale allocazione, respingendo di fatto la richiesta dei gestori del progetto.
Fin qui tutto in ordine, perché non è raro che le community di holder con diritto di voto annesso si vedano respingere delle richieste. A rendere la questione degna di dibattito anche sui massimi sistemi è il fatto che poco dopo l’amministrazione abbia comunicato che 50,5 milioni non solo erano stati già trasferiti, ma che erano stati addirittura già spesi. Cosa che è stata accompagnata da un comunicato che, ragionevolmente, non sarà piaciuto a molti.
Cosa avremmo potuto comunicare meglio: Crediamo che molto del sentiment negativo intorno a AIP-1 sia relativo alla confusione sulla natura di tale proposal: è una ratifica e non una richiesta. Chi non si è reso conto della sua natura di ratifica, è rimasto sorpreso nel vedere che i token della Fondazione sono stati già separati e che hanno già iniziato ad essere utilizzati.
Comunicazione ai limiti del fantascientifico per molti: la decisione in realtà era stata già presa e implementata, e viene dunque da chiedersi il perché di una votazione e il perché della rappresentazione del funzionamento di Arbitrum come un ente decisionale decentralizzato.
Sul fatto della ratifica, forse inutile anche commentare. Che ratifica è quella ratifica che arriva anche con voti contrari? Era la comunicazione di faremo così? Cosa ci si aspettava?
Dopo aver affrontato la giustificata reazione polemica da parte di detrattori della decentralizzazione che non c’è e anche da parte di holder e utenti che si sentono ragionevolmente truffati, sarà il momento di affrontare le questioni accessorie.
Certi progetti hanno bisogno almeno in fase di lancio di certe organizzazioni, di certi trasferimenti e di stabilire certi assetti. Questo, almeno per il momento, piaccia o meno è necessario.
Crea un enorme numero di problemi – anche sul piano del regolatore? Assolutamente sì. Affrontarlo come ha fatto Arbitrum è poco intelligente? Probabilmente sì. Ma far finta che il problema non esista non farà bene a nessuno, e in particolare non ne farà a chi giustamente sogna un mondo dove la DeFi giocherà un ruolo importante.
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