Sarà con ogni probabilità il prossimo 12 aprile il giorno X che imprimerà una spinta decisiva al trend, verso l’alto o verso il basso, per Bitcoin e per il mondo crypto. Per quanto ci sia una naturale insofferenza verso notizie e decisioni che arrivano dall’economia tradizionale, torneremo dalle vacanze di Pasqua in attesa non di uno, ma di due questioni fondamentali.
Alle 14:30 l’antipasto, che sarà però già il piatto forte della giornata, perché averemo i dati sull’inflazione di marzo. E poi si rincarerà la dose quando in Italia saranno le 20:00, perché conosceremo i dettagli della scorsa riunione del FOMC.
Entrambe le questioni vanno contemplate da parte di chi vuole investire con intelligenza sul mercato – e noi a questo scopo offriamo una +disamina di quanto ci si attende e di come potrebbe cambiare i mercati.
Bitcoin e crypto alla prova del 12 aprile
Bitcoin e crypto aspetteranno, come tutto il resto del mondo della finanza, due questioni che si chiariranno martedì 12 aprile, quando una buona parte del mondo occidentale avrà rimesso piede in ufficio, nelle fabbriche e anche nei centri della finanza internazionale. Subito dopo le vacanze di Pasqua avremo infatti sia i dati sull’inflazione USA, sia invece i verbali della scorsa riunione del FOMC. Entrambi fattori importanti – per motivi strettamente collegati.
Inflazione USA: attese al 6,0% ma…
Le attese sull’inflazione sono per una sorta di stabilizzazione rispetto al mese precedente. I principali analisti per ora sembrano convergere per un valore intorno al +6,0%, cosa che segnalerebbe l’arresto del cammino per un ritorno al target del 2,0%. Tali preoccupazioni sono in realtà diffuse da tempo, soprattutto ai piani alti di Washington e di Federal Reserve, tenendo conto di diversi fattori che starebbero contribuendo a mantenere i prezzi elevati.
Se dovesse essere confermato il valore del 6,0%, saremmo di fronte, per la prima volta da diversi mesi a questa parte, ad una stabilizzazione dell’inflazione su livelli molto alti. E siccome spesso piove sul bagnato, a questo eventuale mancato ribasso si aggiungono anche altre questioni, che analizzeremo più avanti.
Per chi vede il bicchiere (e il mercato) mezzo pieno, si deve tenere conto del fatto che i mercati avrebbero già scontato però un valore così alto dell’inflazione. E che dunque con ogni probabilità, se dovesse essere confermato, non dovrebbero esserci grossi scossoni.
Guida all’inflazione e ai suoi effetti sul mercato: Leggila qui.
Verbali di riunione del FOMC
Il FOMC è il gruppo di banchieri di Federal Reserve che periodicamente si riunisce per decidere quanto necessario riguardo i tassi di interesse. Le decisioni sui tassi hanno impatto sui mercati in modo immediato, e poco dopo lo hanno anche i verbali di tali riunioni, che aiutano a chiarire alcune decisioni da parte del gruppo di uomini e donne più potenti del mondo.
Tali verbali arriveranno poche ore dopo i dati sull’inflazione e saranno decisivi, per quanto ormai risalenti al mese scorso, per capire che tipo di direzione potrebbe prendere la politica monetaria USA.
Guida alla Politica Monetaria: Leggila qui.
Ci sono altri “problemi”
Un paio di giorni fa vi [abbiamo parlato della decisione di OPEC** sul taglio di 1,1 milioni di barili. Decisione che in molti hanno interpretato in chiave anti-americana. La geopolitica però interessa poco: ad interessare di più i mercati sono infatti i possibili effetti sull’inflazione.
Un taglio del genere dovrebbe contribuire a spingere i prezzi del greggio verso l’alto e a mantenerli su quei livelli per un lungo periodo. Cosa che finirebbe per riflettersi anche sulla capacità della banche centrali di far fronte all’inflazione. Battaglia che, se dovesse essere confermato il 6% delle previsioni, sembrerebbe già persa.
Due scelte, entrambe pessime
Qualcuno ci ha accusato di essere gli ultimi giapponesi di Jerome Powell e di riconoscere la difficoltà delle sue decisioni quando invece sarebbe da bastonare. Anche questa volta prestiamo volto e schiena e insulti e bastonate.
Non esiste una decisione corretta per Jerome Powell, al quale non solo si chiedono imprese impossibili (governare l’inflazione, in queste condizioni) ma gli si forniscono anche strumenti spuntati. In aggiunta, le montanti pressioni politiche su una moderazione nel rialzo dei tassi complicano ulteriormente la vicenda.
Situazione estremamente complessa nella quale schierarsi e fare il tifo è la cosa meno intelligente da fare. Valutare l’opportunità di rivalutare il network monetario di Bitcoin, invece, potrebbe forse avere dei risvolti maggiormente positivi. Almeno a livello personale.