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Binance: gli americani che… | Rivelazione boomerang di Bloomberg

I poveri investitori raggirati? Tre trading desk di enorme importanza, che sapevano benissimo cosa stavano facendo. E che non se ne sono mai lamentati.
2 anni fa
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Il boomerang, meglio essere chiari, è per CFTC. Bloomberg non ha esattamente un buon record quando si tratta di parlare di criptovalute, di exchange e in particolare di Binance. L’ultima delle inchieste del popolare giornale economico riguarda le tre società che, in modo anonimo, sono state inserite nella denuncia di CFTC all’impero crypto guidato da CZ. Nei tre diversi esempi di comportamento illecito da parte dell’exchange, si citano infatti tre non meglio precisate società di trading che sarebbero state aiutate da Binance ad aggirare le limitazioni che negli USA riguardano l’accesso al mercato dei derivati.

Secondo Bloomberg queste tre società sarebbero Jane Street, Tower Research Capital e Radix Trading, non esattamente i Mario Rossi che CFTC afferma di voler proteggere, né tanto meno agnellini in balia di questo o quel raggiro da parte del mondo cripto. E mentre si finirà certamente per smentire tali rivelazioni giocano, almeno a nostro avviso, a sfavore dell’indifessa azione dei regolatori.

CFTC protegge gli investitori?

La questione ci puzzava già da prima – come abbiamo raccontato nel secondo numero del nostro Magazine. CFTC ha motivato la sua azione con l’intento di proteggere milioni di investitori americani dall’azione rapace di exchange crypto che non hanno e non si fanno scrupoli ad offrire prodotti regolamentati ad ignari piccoli risparmiatori.

Le cose stanno diversamente – e questo era chiaro già dal lungo documento di accusa di CFTC che era corredato appunto dall’individuazione di casi specifici nei quali Binance avrebbe operato per permettere ai suoi clienti di aggirare le limitazioni previste dalle regolamentazioni statunitensi. I nomi delle società non c’erano, ma dalla descrizione offerta dalla stessa CFTC era chiaro che si trattasse di società strutturate, ricche e soprattutto capaci di badare ai propri interessi – e che avevano piena contezza del tipo di prodotti che stavano acquistando, dei rischi e della natura della loro controparte.

Una situazione ai limiti

La favola di una CFTC Robin Hood che ferma i ricchi per aiutare i poveri reggeva poco, per capirci, già alla pubblicazione del documento.

L’ultima rivelazione di Bloomberg, a patto che sia vera e che venga confermata, aggiunge farsa alla tragedia: i tre trading desk sarebbero Jane Street, Tower Research Capital e Radix, gruppi guidati e operati da gente parecchio navigata e che nello scegliere di operare con Binance avevano compiuto – sfidiamo chiunque ad affermare il contrario – una scelta consapevole e ragionata.

Chi sta proteggendo cosa?

Ai molti innamorati delle regole – a prescindere dal contenuto – giriamo allora questa domanda. Ma siamo proprio sicuri che si stia cercando di proteggere dei poveri malcapitati? La causa contro Binance, che se confermata nelle sue affermazioni contiene certamente violazioni della legge, chi sta proteggendo effettivamente?

Il povero carpentiere, il povero insegnante, l’ignaro operaio affetto da ludopatia sono davvero il quid di questa causa? Oppure si tratta, come hanno fatto notare penne ben più autorevoli di noi, del tentativo di proteggere il monopolio legale sul mercato dei capitali più ricco e liquido del mondo? Noi propendiamo, senza farne mistero, per la seconda.

E ci torneremo anche nel prossimo numero di Criptovaluta.it® Magazine che è in uscita oggi.

Gianluca Grossi

Caporedattore ed analista economico. È divulgatore per blockchain, Bitcoin e criptovalute in generale. Solida formazione tecnica, si occupa del comparto dal 2015. Detenzioni: Bitcoin, Ethereum.

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