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CHATGPT REGOLE MAGAZINE

ChatGPT, Bitcoin e crypto: l’attacco | Online il terzo numero

I regolatori all'attacco: coniugare diritti e progresso tecnologico. Intanto gli utenti vengono sepolti sotto un mare di click.

ChatGPT, Bitcoin, crypto: c’è un filo ideale e ideologico che tiene insieme la grande questione di questi ultimi giorni e di queste ultime settimane. Quel filo conduttore è il filo delle regole, spesso stirate e allungate fino a quando servano il proposito centralizzatore delle authority.

Un tema forse insolito per il nostro Magazine, ma che in realtà ha più di una ragion d’essere e che informerà uno dei filoni che seguiremo sul nostro settimanale anche in futuro, incrociandolo con le storie più importanti del settore Bitcoin e crypto. E sì, c’è qualcosa che non ci convince e che riteniamo debba essere oggetto di riflessione e di discussione da parte di tutti. Sia degli addetti ai lavori, sia da parte di chi invece è un semplice utente, ma che non ha mai delegato ad alcuno la protezione dei propri diritti.

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Regole per tutti: ma a chi conviene?

È una domanda che si fanno in pochi, soprattutto in un’epoca di atteggiamenti piuttosto supini da parte non solo della politica, ma anche delle auto-dichiaratesi elite. Nulla contro la legge, nulla oltre la legge, nulla al di fuori della legge. Tutto deve essere normato, regolato, stretto in una morsa d’acciaio affinché non ne possano abusare i criminali della peggior specie.

Nella tagliola legale finiscono però milioni di utenti, che tra KYC e AML sono soffocati da una montagna di carte e di compliance che non si capisce a chi serva. O forse sì: c’è il rischio concreto che con la scusa dell’anti-riciclaggio finiscano come osservati speciali anche coloro i quali hanno informato la loro vita al: male non fare, paura non avere.

Un numero speciale, o forse un manifesto

Quando abbiamo lanciato Criptovaluta.it® Magazine lo abbiamo fatto per raccontarvi storie e fatti che esulano dai grafici, che sono lontani dal valore di Bitcoin in salita o in discesa. Perché anche qualche storia letteraria e qualche storia che attiene alle libertà di tutti – e non solo a chi è divenuto milionario con il mondo crypto.

Si ma ChatGPT, che c’entra?

La settimana che si avvia a concludersi e che ci lascerà alla Pasqua è stata anche la settimana dell’intervento del Garante della Privacy. Una settimana dove si è parlato prima di blocco, poi no, poi di rinuncia di OpenAI a servire gli italiani.

Una gran confusione sempre nel nome delle regole, animata dal fumus dell’illecito per stessa ammissione del Garante e che ci racconta un altro spaccato della società italiana e mondiale. Tutti in attesa di una regola, di un permesso, dell’ok da parte delle autorità.

Ma è davvero questo il mondo in cui vogliamo vivere?

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Coviddi
Coviddi
1 anno fa

Tutto d’accordo sul filo del discorso e sul NAP Gian, una precisazione che devono averti già fatto è che sia ChatGPT a farsi beffe della privacy dei propri utenti.
Il garante farebbe il suo o meglio l’atteso, chiedendo a GPT spiegazioni.
GPT per darne il meno possibile ha “accontentato” il Garante con un cartello su un paletto storto:”Vietato Agli Italiani”.

Se vogliamo, pure lasciando che l’effetto proibizionistico attiri l’italiano verso GPT.

Sotto questo aspetto il discorso si cortocircuita facilmente se esposto male: Né è necessario né può essere effettivo un intervento del garante che vada oltre il mettere in guardia dai rischi per la privacy dei propri dati, né GPT è esente da malizia nel trattamento di questi dati, anzi.

O almeno è quello che ho capito io, sentendo raccontare la cosa da diverse campane. Perfino un Matteo Flora 🤦🏼‍♂️ ha evidenziato la cosa, provocatoriamente spiegando come…come si usa la VPN che lo paga, vabbe’.