Aumenta di nuovo la difficulty del mining Bitcoin, nonostante almeno fino a qualche settimana fa la situazione dei principali miner industriali non sembrasse essere delle più tranquille. L’indicatore è di quelli interessanti – e se Bitcoin ti appassiona e non hai idea di cosa voglia dire e di cosa segnali, questo è il momento giusto per approfondire.
Lo faremo qui, partendo dal dato interessante dell’aumento, ulteriore, di potenza di calcolo che viene destinata al mantenimento del network di Bitcoin, segnale importante che segue quello del prezzo, anche se… non troppo, come vedremo.
Cosa sta cambiando nel mondo del mining Bitcoin? C’è davvero qualcosa da capire che non appare ancora come evidente? E cosa comporterà l’aumento della difficulty?
Della difficulty abbiamo parlato in modo ampio nella nostra guida completa a Bitcoin. Per chi fosse però interessato soltanto a questo aspetto ecco un breve riassunto.
L’idea del suo creatore Satoshi Nakamoto è – e la questione è arrivata invariata fino ai giorni nostri – che la blockchain di Bitcoin debba produrre un blocco ogni 10 minuti. Immaginate questi blocchi come una nuova pagina di transazioni da aggiungere ad un registro. I miner competono per poter scrivere questa pagina, perché ogni pagina attaccata al registro viene ricompensata con 6,25 Bitcoin e con tutte le commissioni che gli utenti pagano per le transazioni stesse. C’è un vantaggio chiaramente economico in questa competizione, sul quale torneremo.
Sulla stampa mainstream parlano in genere di complicate equazioni, ma non è così. In realtà il calcolo che si deve fare per avere diritto ad aggiungere un blocco è semplice. Il problema è che se ne devono fare tanti. Più che risolvere un problema, è come andare per tentativi. Miliardi di tentativi.
Senza scendere nei dettagli, immaginate di dover trovare un numero che moltiplicato per tanti altri numeri che si trovano nel blocco restituisca un certo numero. Il certo numero in questione è quanto i computer che fanno mining cercano di trovare. E servono moltissimi tentativi per trovarlo. Chiaramente più computer (e più veloci questi sono) sono collegati alla rete, più sarà facile trovare questo numero.
In condizioni di normalità – se la difficoltà del cercare questo numero fosse fissa – più computer si vanno ad aggiungere alla rete di Bitcoin più velocemente si troverà la soluzione che dà diritto ad aggiungere l’ultimo blocco e guadagnare Bitcoin di nuova creazione.
Dato che, come abbiamo visto sopra, l’idea sarebbe di mantenere una media di 10 minuti tra ogni blocco, ecco che interviene la difficoltà, che il protocollo adegua automaticamente ogni 2.016 blocchi. E cioè ogni circa 2 settimane.
Se i computer nel complesso sono diventati di più e/o hanno maggiore potenza di calcolo, i blocchi finiscono per essere trovati, mediamente, in meno di 10 minuti.
Il protocollo di Bitcoin si adegua pertanto: valuta la media alla quale sono stati aggiunti gli ultimi 2.016 blocchi e se questa risulta essere maggiore di 10 minuti, riduce la difficoltà del puzzle matematico di cui sopra. In caso contrario, alza la difficoltà.
Come nelle 3 tornate precedenti, anche nelle ultime 2 settimane abbiamo avuto una produzione di blocchi più rapida dei 10 minuti di media. Il protocollo ha dunque aumentato la difficoltà del 2,23%.
La cosa potrebbe sembrarci di poco conto, ma in realtà è un metro interessante per valutare… altri fattori importanti per lo stato di salute di Bitcoin nel suo complesso.
In realtà non possiamo girare il mondo e chiedere a tutti se stanno utilizzando macchine per fare mining Bitcoin. In genere l’hashrate viene ricavato da una media mobile della velocità di produzione di blocchi. Lasciando comunque da parte questo calcolo, che per molti è poco interessante, ci sono altre questioni che emergono.
Se non per numero comunque per potenza complessiva. Vuol dire che nonostante siamo lontani dal massimo storico di valore di Bitcoin, ci sono ancora tantissimi che collegano il loro hardware al network per fare mining e per cercare di ottenere le ricompense di cui sopra.
L’altro aspetto interessante di questo è che nonostante i miner siano in aperta crisi – o almeno lo sono quasi tutte le principali società – continua ad arrivare nuova potenza di calcolo sul network. Una parte sarà certamente stimolata dal rialzo sia del valore di Bitcoin sia delle commissioni spese dagli utenti. Una parte saranno altrettanto certamente macchine ordinate al top di prezzo o lì vicino e ora consegnate. E una volta comprate conviene ovviamente collegarle, a patto che il costo dell’energia elettrica sia inferiore a quanto si può mediamente ricavare dal mining.
C’è un’altra considerazione da fare. Più aumenta la difficoltà, più aumenta l’hashpower e minori saranno i ritorni medi per i miner. Ma di questo ci occuperemo in uno speciale separato.
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