Bitcoin torna a quota 30.000$ durante il weekend lungo pasquale, che ha visto le maggiori borse del mondo chiudere per una (meritata?) vacanza. Il tutto prima di una settimana che sarà di grande tensione per l’arrivo di dati che dovrebbero imprimere una direzione chiara e netta alle prossime tappe della politica monetaria di Washington.
Bitcoin però, per quanto in molti continuino a definirlo poco più di un gioco per nerd e per chi inquina serialmente, pare disinteressarsene e poco prima dell’apertura delle borse asiatiche piazza un’altra delle corse che stupiscono più per l’imprevidibilità che per la rapida conquista di soglie simbolo.
Il tutto dopo mesi di funerali, di previsioni di disastro, di presto ritorno all’irrilevanza. Bitcoin però, e chi è in questo comparto da tempo dovrebbe ormai saperlo, tende a disinteressarsene. E anzi, a fare tutto il contrario di quanto ci si aspetterebbe razionalmente – o sotto la guida di fior fior di economisti. Ma dove può arrivare? E in che tipo di situazione ci troviamo?
Della settimana che ci aspetta vi abbiamo già dato ampia previsione e telecronaca. Dai mercati USA avremo infatti dati sull’andamento dell’inflazione, dati che saranno decisivi per capire i prossimi passi della politica monetaria degli Stati Uniti, dato che dall’andamento dei prezzi dipenderà in larga parte la prossima decisione di Powell e dei suoi sodali. Decisioni che però, al contrario di quanto avvenuto fino a due mesi fa, non avverranno nel vuoto pneumatico, ma in una situazione economica e bancaria che appare, ai più pessimisti, già come irrimediabilmente compromessa.
Il mantra è stato per settimane quello del finché si romperà qualcosa. Per quanto ci sembri ormai lontano, il crack di Silicon Valley Bank ci ha fatto capire due cose: la prima è che le banche, con i bilanci infarciti di debito pubblico USA, non sono in grado di resistere in eterno a rialzi dei tassi così repentini. La seconda è che i controlli e gli stress test mancavano forse di qualche dettaglio, in particolare le reazioni a fronte di rialzi dei tassi che così veloci non si erano mai visti. Per quanto l’intervento del settore pubblico USA abbia riportato la calma, sarà una preoccupazione della quale JPow & co. dovranno tenere conto.
Dal magico duo della Banca Centrale Europea, che in novembre parlava di ultimo atto per Bitcoin, fino a Tito Boeri su Repubblica. Tutti pensavano di poter banchettare sulle spoglie, sul cadavere di Bitcoin. Non è andata così – e non importa se Bitcoin sarà in grado di conquistare permanentemente i 30.000$ o se dovrà lottare sulla soglia ancora per qualche giorno. Chi ha svenduto seguendo i pareri delle più sopraffine menti delle più sopraffine delle istituzioni ora si sta mangiando le mano. Don’t trust, verify. Anche quando parlano i buronomisti.
Dato che non abbiamo la presunzione di avere giudizi netti e tranchant come gli economisti di cui sopra, invitiamo comunque tutti alla calma. Il quadro economico generale è complicato e incerto e non è detto che non dovremo fare i conti nel pomeriggio con dati sull’inflazione molto poco incoraggianti. Le previsioni sono piatte, nel senso che non vedono grandi cambiamenti rispetto al mese precedente, il che vuol dire che la lotta ai prezzi non sta andando poi così bene.
Un mercato del lavoro ancora relativamente forte potrebbe offrire una sponda per ulteriori rialzi. Rialzi che però i mercati hanno già prezzato. A meno di dati sull’inflazioni inaspettatamente preoccupanti, di sorprese non dovrebbero essercene.
Bull e bear market sono due convenzioni che si basano su dati non sempre rispettati e non sempre analizzati dagli esperti che si occupano di mercato Bitcoin. Per il momento sospenderemmo il giudizio su questa vicenda.
Non aiuta in un’analisi spassionata di quanto sta avvenendo sui mercati e non può neanche aiutarci a prendere delle decisioni intelligenti. Sul tema avremo modo di tornare una volta che avremo dati chiari dall’economia USA. Non servirà comunque aspettare granché.
L’unica certezza è che gli ennesimi funerali di Bitcoin siano stati, ancora una volta, decisamente prematuri. È comprensibile il desiderio degli economisti di palazzo di vedere Bitcoin morto e chiunque vi si sia avvicinato scottato all’inverosimile.
Tuttavia l’erba voglio non cresce neanche nel giardino del re – e neanche nel giardino degli economisti del re. La sorpresa più bella di questo ritorno in quota 30.000$ è forse proprio questa. I titoli valgono poco: vale quanto di buono il mercato ha riconosciuto a questo asset e al network monetario che sostiene. Un riconoscimento che, a quanto parrebbe, non si interessa granché di attacchi che arrivano da Premi Nobel, da grandi giornali, da economisti con il bollino e persone che di skin in the game, come direbbe Taleb, ne hanno davvero poca. Dopotutto loro cadono sempre in piedi.
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