Notizie che non lo erano: le dichiarazioni di uno degli avvocati coinvolti nella procedura fallimentare di FTX hanno agitato, ieri sera, il crypto-web. E sono anche rimbalzate sui social in quel solito gioco del telefono senza fili che distorce rumors fino a farli diventare notizie.
FTX sarebbe pronto a ripartire. Prima in questo o nel prossimo trimestre. Poi nel 2024, poi sarebbero stati trovati 7,3 miliardi, e poi ancora tutti i problemi si sarebbero sciolti come neve al sole. Peccato che nulla di tutto questo sia vero. O meglio, peccato che tutto sia partito da una montagna che invece ha partorito un topolino.
Non è successo praticamente nulla di quello che vi hanno raccontato. Le notizie che sono rimbalzate su Twitter e su altri social sono state enormemente ingigantite – o meglio raccontando qualche condizionale e rendendo il possibile (ma altamente improbabile) quasi una certezza. Le notizie sono fondamentalmente due:
Con un sapiente gioco di titoli quello che è passato è che FTX avrebbe recuperato, così dal nulla e nel giro di poche ore, ben 7,3 miliardi di dollari, cifra molto interessante ma ancora lontana dal complessivo buco che l’exchange ha creato e che deve riempire per i suoi clienti.
È vero che nelle dotazioni di FTX al momento ci sarebbero 7,3 miliardi, ma è altrettanto vero che questo è il frutto del recupero e del consolidamento degli asset dell’exchange che va avanti ormai dallo scorso novembre.
Il primo problema è che le somme non sembrano essere in linea con quanto era stato comunicato soltanto poche settimane fa. Si parla di 7,3 miliardi recuperati, con un aumento, secondo quanto riportato da Reuters che per prima ha dato la notizia, di circa 800 milioni di dollari rispetto a quanto recuperato a gennaio. Soltanto a marzo era stato comunicato un conteggio decisamente diverso, che parlava di account dei clienti che valevano 11,6 miliardi di dollari a fronte di soli 2,7 miliardi effettivamente disponibili. Non è chiaro se nel conto attuale dei 7,3 miliardi siano rientrati altri asset in capo a FTX che non erano parte degli account dei clienti. Sta di fatto che il buco è ancora considerevole, prendendo per buoni quelli che sono i dati che ci vengono comunicati direttamente da chi sta seguendo professionalmente la procedura fallimentare.
Se ne sono dette diverse su questo aspetto. E tutto è partito da una semplice frase di Andrew G. Dietderich che per Sullivan & Cromwell è all’interno del procedimento di Chapter 11.
L’avvocato in questione ha in realtà soltanto detto che ci sono tante opzioni sul tavolo, tanti quanti sono i professionisti che stanno partecipando al Chapter 11 – e ha anche aggiunto, questo lo hanno riportato in pochi, che sarebbe comunque necessario capitale di terzi o l’utilizzo dei fondi dei clienti per dare il via ad un’operazione del genere.
Una situazione pertanto molto diversa da quella che hanno rappresentato diversi giornali online, che addirittura avevano dato una data certa, quella del prossimo trimestre, come possibile rilancio, salvo poi correre a correggere.
Anche qui siamo nel campo della speculazione più pura e molto lontani dalla certezza di un rilancio. Rilancio che non solo dovrebbe trovare i capitali per verificarsi, ma che incontrerebbe probabilmente la resistenza non solo dei creditori, ma anche dei potenziali nuovi clienti. E poi, verrebbe da chiedersi, rilanciare cosa? Lo stesso avvocato che ha annunciato la possibilità (e non la probabilità) avrebbe anche affermato:
L’App di FTX funzionava bene, ma era di facciata.
Riferendosi al fatto che in realtà la prestanza tecnica dell’exchange era tutto fuorché quanto appariva effettivamente ai clienti.
Verrebbe da chiedersi a chi servano certe notizie. Il token $FTT, che è legato a doppio filo all’exchange, ha quasi raddoppiato il suo valore, per poi stabilizzarsi intorno ai 2,40$ dollari. Tutto questo mentre non solo non vi è alcuna certezza del rilancio dell’exchange, ma mentre non si alcun tipo di segnale sul fatto che il token potrebbe essere parte di un eventuale piano di rilancio.
Una situazione simile a quando i mercati presero per buone delle fantasie di SBF in uno scambio su Twitter.
E una situazione simile a quando l’attuale CEO del gruppo ha affermato che alla fin fine tutto è possibile.
Tutto è possibile. Se ci sarà una strada percorribile, allora non solo la esploreremo, ma daremo seguito a questa possibilità. […] Ci sono parti che hanno mostrato interesse con le quali stiamo collaborando e che hanno individuato una via percorribile per il business.
Era il 19 gennaio scorso e non è chiaro quanto ci sia effettivamente di concreto. Per il momento il nostro consiglio è quello di stare alla larga da $FTT: anche se dovesse andare a finire così – cosa che per ora sembra molto poco probabile, ci vorrà almeno 1 anno. E ci vorranno parcelle pagate agli avvocati che andranno ad erodere in modo sostanziale quanto l’exchange sembrerebbe aver recuperato. E il buco, per la cronaca, ammonta ancora ad almeno 4 miliardi, almeno prendendo per buoni i conti che sono stati diffusi qualche settimana fa.
Sì, il caso FTX è uno dei più complessi di sempre – e a quanto pare anche la stampa specializzata in crypto non sembra riuscire a seguire il filo delle dichiarazioni, spesso interessate, dei soggetti coinvolti.
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