Ma cos’è questa crisi, verrebbe da cantare. Mentre i miner piangono miseria e qualcuno scrive articolesse sul mining da uccidere al più presto possibile, il protocollo di Bitcoin risponde con un nuovo aumento della difficulty, aumento che porta la stessa su livelli record dall’inizio dell’esistenza di Bitcoin. No, non è un parametro granché aleatorio e sottolinea come, di media, stia arrivando sempre più potenza di calcolo a difendere la sicurezza del protocollo.
Questo con buona pace di tutti coloro i quali credevano che il mining fosse un rimasuglio del passato, superstizione di cui liberarsi il prima possibile, uno spreco di energia che sarebbe morto sotto i colpi della crisi di Bitcoin almeno in termini di prezzo.
Invece le ASIC sono qui, ronzano insieme a noi, e rendono la sicurezza anche futura di Bitcoin sempre migliore. E qualcuno, tra le lacrime, dovrà farsene una ragione.
Bitcoin oggi è più sicuro di ieri – e già questo basterebbe per stapparne una di quelle buone. La difficulty, il parametro che si auto-aggiusta ogni circa 2 settimane (e per la precisione ogni 2016 blocchi) affinché i blocchi vengano minati ogni circa 10 minuti, è salita di nuovo.
Questo vuol dire che sarà sempre più difficile risolvere l’enorme sudoku che milioni di chip specializzati in tutto il mondo cercano disperatamente di completare per portarsi a casa sia le commissioni delle transazioni, sia i Bitcoin di nuova emissione.
Un parametro che è legato anche alla sicurezza di Bitcoin: più alta è la difficulty più è difficile andare a ritroso e più è alta la difficulty più in linea di massima dovrebbe essere alto l’hashrate che viene dedicato a queste operazioni. E più è altro l’hashrate, più sarà difficile per i malintenzionati portare certi tipi di attacchi.
L’aumento è stato minimo – parliamo dell’1,72%, ma è comunque sufficiente per avere un nuovo record, dopo che per il precedente periodo i blocchi sono stati prodotti ad una media di 09:50, 10 secondi in meno rispetto all’ottimo fissato dal protocollo.
Di nemici di Bitcoin è pieno il mondo – e buona parte di questi stanno cercando disperatamente di attaccarlo cavalcando l’onda delle emissioni che il mining produrrebbe. Di questi abbiamo parlato nell’ultimo numero del nostro Magazine, partendo da un lungo articolo del New York Times scritto più per agenda politica che per volontà di informare.
La risposta di Bitcoin e della sua infrastruttura è sempre la stessa. E in parte è nel frastornante ZzzzZzz prodotto dai sistemi di raffreddamento di quelle apparecchiature. Più sicuri, più forti, e più capaci di difendersi da eventuali attacchi. Che siano a mezzo di carta stampata o informatici.
Sì, per gli amanti di Bitcoin è un altro giorno per festeggiare, anche se il prezzo non è un granché. Ma c’è vita oltre la speculazione, in particolare per chi a breve dovrà proteggersi da certe intromissioni spacciate per protezione degli investitori. Au revoir, nemici di Bitcoin.
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