La standing ovation che ha accompagnato l’approvazione del MiCA, anche da parte di chi non ci saremmo mai aspettati, rende evidente che una parte del settore è ancora governato da un pensiero magico e animistico, che vede nella regola – di qualunque natura e qualità essa sia – la Giustizia™ nella sua essenza più pura.
Come se non esistessero regole sbagliate e come se la regola stessa incarnasse quanto di meglio ci si possa aspettare. Basta che sia regola.
Il discorso apparirà un po’ contorto, e lo apparirà ancora di più se lo pronunciamo nel giubilo che sta accompagnando la prima normativa organica sul mondo cripto e Bitcoin che si sia mai vista in un paese/blocco di grandi dimensioni.
Mica siamo gli americani, ha tuonato qualcuno, sottolineando come le cose oltreoceano vadano in realtà parecchio peggio proprio per l’assenza di una normativa chiara. Cosa vera, ma che non c’entra nulla con la vera qualità contenutistica del MiCA. Qualità che merita ben altro approfondimento e della quale si dovrà pur cominciare a parlare.
Finalmente le regole?
Lo abbiamo sentito ripetere un po’ da chiunque, scimmiottando le dichiarazioni entusiaste di chi ha contribuito alla creazione dell’intero impianto. Senza trasformare Criptovaluta.it in un manualetto di filosofia del diritto riteniamo che sia necessario, già da queste battute preliminari, fare qualche considerazione che possibilmente non assomigli ad un comunicato stampa del Parlamento Europeo.
- Bitcoin è pieno di regole
E sono regole di ottima qualità perché non sono nella disponibilità di alcuna autorità politica. Bitcoin ha regole sulla validazione delle transazioni, su come partecipare al network, sul come appendere blocchi alla timechain e sull’emissione di nuovi token. C’è una regola per tutto, scolpita in un codice che non sarà certo immutabile, ma che è comunque resistente ai cambiamenti di vento che arrivano da Bruxelles o da Washington.
Quando più di un decennio fa in molti si sono imbarcati in questa titanica impresa, lo hanno fatto sapendo che a governare l’ecosistema ci sarebbero state regole scritte da uomini ma non più nella loro disponibilità. O che comunque non si sarebbero potute cambiare a maggioranza politica.
Code is law non è una fesseria per fare grafiche per i social: è una convinzione ferma che ha animato molto di quanto di libero utilizzate oggi. E per fortuna, aggiungiamo noi.
- L’aumento degli obblighi di compliance è sempre anti-concorrenziale
Anche questo discorso apparirà piuttosto contorto, ma seguiteci un attimo. Alcuni tra i più grandi exchange al mondo, quelli che possono vantare miliardi di dollari di introiti e complessi uffici dedicati ai rapporti con le autorità, si sono detti più che felici dell’introduzione del MiCA per il mondo crypto.
Hanno giustificato tale entusiasmo indicando come avere delle regole (anche se non buone) sia meglio di non averne nessuna e trovarsi poi nella situazione che abbiamo negli USA. Questo è certamente vero, ma non è l’unico motivo che fa stappare bottiglie buone presso le sedi di certi exchange.
Avere una compliance molto più complessa – vedi l’identificazione dei wallet che riceveranno coin e token comprati dagli exchange – vuol dire alzare la barriera di ingresso nel settore e rendere più difficile competere con gli exchange già strutturati.
In altre parole è un danno ai piccoli e un grosso favore per i grandi. Questo effetto non è esclusivo del MiCA, ma di ogni regola che viene imposta ad un comparto. Vi siete mai chiesti perché Amazon si sia sempre detta favorevole al salario minimo e – dove presente – all’innalzamento dello stesso? No, probabilmente non è soltanto buon cuore.
- Non è vero che le truffe avranno vita dura
Attribuire poteri taumaturgici ad una legge, anche quando di autorità portentose come l’Unione Europea, non è quasi mai razionale. Con questo complesso di leggi non sarebbero accaduti casi alla FTX, ci dicono. E saranno anche decimate le truffe, aggiungono. Falsa la prima e falsa la seconda.
I call center continueranno a chiamare, false belle signore continueranno a tampinarvi concupendovi in cambio di denaro da investire su qualche exchange e dovrete comunque affrontare l’esercito dei truffatori come se nulla fosse accaduto. Chi era al di fuori della legge ieri lo sarà anche oggi. E no, non è colpa del MiCA: nessuna legge può impedire questo tipo di comportamenti. Al massimo può limitarsi a prevedere pene più severe, che comunque non sempre funzionano.
Sul caso FTX e sul fatto che non sarebbe mai potuto avvenire con queste regole, c’è un grosso se. Ovvero: non sarebbe potuto avvenire con queste regole se e soltanto se FTX avesse deciso di avere come unica sede operativa quella europea. Non è questo il caso e probabilmente mai lo sarà per attività di quel tipo. Non solo perché truffaldine, ma perché le forti restrizioni europee mal si sposano con chi vuole offrire derivati con leva molto alta e altri tipi di prodotti finanziari strutturati.
- Oltre alle regole per i cattivi, quelle per i cittadini
Non è la prima volta che succede e se non diremo nulla anche a questo giro, non sarà l’ultima. Nel complesso di norme approvate ieri ce ne sono diverse che reprimono l’utilizzo di wallet propri, o meglio di chiavi che gestiamo per conto nostro.
L’obiettivo dichiarato è chiaramente quello di combattere i quattro cavalieri dell’Apocalisse – e cioè pedofilia, riciclaggio di denaro, attività terroristiche e traffico di droga. Noi, con un certo cinismo, anticipiamo che finirà come tutte le altre restrizioni imposte ai cittadini con questi obiettivi.
I normali cittadini finiranno per essere schedati nell’ennesimo panoptic delle autorità, i criminali continueranno a fare i criminali infischiandosene di quanto votano a Bruxelles.
Allora è tutto da buttare via?
No. C’è un lato positivo di queste norme: almeno indirettamente limitano il campo d’azione di certe agenzie. È stabilito a chiare lettere cosa si può fare e cosa non si può fare e dunque nessuno potrà bullizzare progetti e exchange come sta facendo SEC negli USA.
Ma è forse solo di questo tipo di regole che avevamo bisogno: regole che limitino lo strapotere delle autorità nei settori che sono ancora normati alla buona. Perché non viviamo (ancora) in una società dove si deve chiedere il permesso per fare qualcosa. Secondo il nostro ordinamento – e quello di tutti i paesi che possono dichiararsi liberi, è lecito tutto ciò che non è espressamente proibito.
Sul fatto che l’UE con queste leggi possa diventare guida e esempio per il mondo, vediamo davvero pochi motivi per rallegrarcene. L’impianto è nel suo complesso repressivo dei comuni cittadini e poco farà per combattere i truffatori. Aumenterà controlli a carico degli exchange e renderà per molti di piccole dimensioni impossibile operare. Ucciderà una parte della concorrenza e renderà più difficile per gli europei usare le cripto per i pagamenti. Oltre il campanilismo e quella smania di essere i primi, c’è davvero poco di cui rallegrarsi.