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SOLANA GREEN CAMPAIGN

Solana si lancia nel GREEN | “Battiamo Bitcoin 5 miliardi a uno”

Anche Solana sposa la causa green. Attiva una dashboard che sarà aggiornata costantemente su consumi e emissioni.

Il tema delle criptovalute green non è nuovo. E non finirà presto. Qualche giorno fa Hedera ha pubblicato dati secondo i quali sarebbe, limitatamente alle emissioni, quasi 1.000.000 di volte migliore di Bitcoin. Oggi a rincarare la dose arriva Solana, che ha annunciato la pubblicazione di una dashboard che verrà costantemente aggiornata sui consumi del network e anche sul loro impatto ambientale, anche in relazione ad altre attività umane.

Una mossa di marketing che punta a dimostrare come il network di Solana sia ecologico, ambientalista e a basso impatto – caratteristiche che almeno una parte della finanza (di dimensioni importanti) oggi ritiene fondamentali affinché qualcosa diventi materiale da investimento. Che a questo tipo di iniziative seguano poi impegni concreti da parte del capitale che conta… cercheremo di vederlo all’interno di questo approfondimento.

I dati che sono stati già pubblicati si riferiscono per ora all’inizio del mese corrente, ma possono già raccontare una parte della storia che Solana vorrebbe fare propria.

Verso l’ambiente e oltre: cosa sta pubblicando Solana

Il tema green è stato il cavallo di battaglia di un numero molto importante di blockchain e di protocolli. Qualcuno, come Polygon ne ha fatto un di più da offrire agli uffici di marketing. Altri, vedi Algorand ci hanno addirittura organizzato delle campagne pubblicitarie a Times Square. Il punto della questione è relativamente semplice: dato che Bitcoin consuma molta energia e dunque inquina, eccovi le alternative per avere delle reti distribuite consumando molto meno. Un tema molto sentito anche dalla stampa mainstream, con il New York Times che recentemente ha pubblicato un lungo articolo proprio sul tema.


LEGGI QUI IL NOSTRO MAGAZINE DEDICATO A BITCOIN, EMISSIONI E INDAGINI DEL NEW YORK TIMES


In nome della trasparenza ma con qualche ombra di verde, Solana ha iniziato a pubblicare sul sito Solana Climate alcuni dati interesasnti sull’utilizzo del Network.

  • Consumo totale di Energia
  • Emissioni CO2 medie
  • Emissioni CO2 a margine

Le due ultime grandezze sono le più interessanti: la prima si calcola facendo una media delle fonti utilizzate dalla rete elettrica di riferimento, per poi fare un calcolo della porzione utilizzata dal sistema in questione, in questo caso Solana.

La seconda invece è più complessa: si fa un calcolo come se i consumi del network di riferimento fossero gli ultimi ad essere aggiunti alla rete elettrica e tendono a restituire un quadro tendenzialmente peggiore.

Oltre a questi calcoli, che tutti potete consultare sul relativo sito, ci sono comparazioni anche con le attività che più comunemente svolgete nella vostra quotidianità. A esempio una transazione Solana, sempre secondo i dati riportati dal sito, consumerebbe 1/40 di un’ora di luce ottenuta da un bulbo LED, 1/166 di una transazione Ethereum post Merge, 1/5.000 dei consumi di una casa americana per 1 ora e così via. Comparazioni che forse hanno poca solidità scientifica, ma che puntano ad offrire un quadro per quanto possibile chiaro (e utilizzabile dalla stampa) degli effettivi consumi di Solana.

Per i più interessati sono presenti poi dati granulari che riguardano i nodi, la spesa durante le votazioni e le altre attività del network.

Solana campagna green
Ancora campagne green per le blockchain più in vista

Quanto è utile un’operazione del genere?

Chi è in questo settore da qualche anno ricorderà che il vecchio terreno di battaglia, anche quello fondamentalmente sgangherato, era sulle transazioni al secondo che un network sarebbe stato in grado di garantire.

Con la crescente attenzione per le dinamiche ambientali, è emersa anche una certa attenzione ai dati che riguardano l’impatto e le emissioni delle suddette transazioni. Solana non è certamente il primo e non sarà certamente l’ultimo dei network a puntare sul green. E i dati – che saranno costantemente aggiornati – presenti sulla Dashboard, aiuteranno ad avere materiale da discussione su questo specifico aspetto del network.

La frecciatina a Bitcoin

Immancabile in ogni iniziativa green la frecciatina a Bitcoin, che con i consumi di una sola transazione finirebbe per poter sostenere 5 miliardi di transazioni Solana.

Conti della serva che manderanno su tutte le furie coloro i quali affrontano il tema ambientale all’incrocio con Bitcoin in modo un tantino più serio. Ma le leggi del marketing sono anche queste.

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Giorgio
Giorgio
1 anno fa

Dai ragazzi basta con gli scherzi!
Ok Gianluca, tu e Eugenio siete amici va bene, ma per l’amor del cielo togligli la tastiera dalle mani e non fargli più scrivere articoli.
Per favore!!

Lord Eth
Lord Eth
1 anno fa

E ci mancava anche che ‘sto cesso centralizzato inquinasse, per far girare i 4 server del database nelle cantine dello scammer Venture Capitalist programamtore capo blockchain entusiast studente al primo anno di ingegneria appassionato di informatica utilizzatore di chatGPT che l’ha creata!
Da quant’è che non si blocca? Lo abbiamo superato il mese questa volta o non ce l’abbiamo fatta? Si affidano ancora a Bonk – il 32esimo meme token fatto su uno shiba inu perchè manco sono in grado di scegliere un cane diverso, non diciamo addirittura un animale diverso, quello sarebbe troppo, ma almeno una razza canina diversa- per la “rinascita”? O hanno più saggiamente puntato sulle chiamate al telefono alle 19 di sera, “salve lei ha mai sentito parlare di bitcoin? perchè noi le vendiamo Sqlana che è molto meglio, tipo la può usare per mettere onchain gli scontrini del supermercato, mica male eh”?
E’ proprio uno sparare sulla Croce Rossa 😀

Lunga vita al Sommo Vitalik e al Protocollo. Ogni resistenza è futile. Sarete tutti un nostro layer2.
… tranne Sqlana, quella non la vogliamo manco a gratis. Se fate un bridge e ce la mandate sul wallet come token erc20 andiamo a denunziarvi all’autorità competente preposta, giuriamo

Last edited 1 anno fa by Lord Eth
ghibly79
ghibly79
1 anno fa

Resta molto più green Bitcoin, in grado di creare un meccanismo solido per sovvenzionare i produttori energetici, soprattutto a rinnovabili. Innarrivabile per qualsiasi PoS che è solo capitale inefficientemente bloccato ovvero spreco di risorse.

Lord Eth
Lord Eth
1 anno fa
Reply to  ghibly79

massì, continuate a dire che bitcoin è green, che andrete lontano e soprattutto convincerete gli scettici con questa argomentazione! Bitcoin non è green e non lo sarà mai, siamo seri; utilizza energia per un fine nobile, e la cosa personalmente ci sta benissimo, chiariamo. Al momento cosa fate? Usate energia di centrali nucleari, quella sì che è green! Bruciate tutti gli idrocarburi che trovate in tutto il il sud est del mondo, quello è green! “Eh ma in teoria si possono sovvenzionare i produttori energetici che blablabla”, vero, ma in pratica quanto succederà?
PS L’ether messo in staking viene compensato con rETH o sETH che viene usato normalmente

ghibly79
ghibly79
1 anno fa
Reply to  Lord Eth

Sulla questione del green ti rispondo nel dettaglio magari un’ altra volta: sono le solite questioni trite e ritrite intorno alle emissioni dirette (scope 1 nel gergo truffa ESG), cioè le vere emissioni, reali molecole di co2, e le varie scope 2/3 ecc ovvero quelle “indirette”, ovvero truffa politica in cui si assegna la causa di un’ emissione tramite catene di causalità lunghe a piacere e maneggiabili ad arbitrio politico. I produttori emettono (alcuni, dipende dal mix), i consumatori dipende da cosa fanno: il mining ad esempio emette zero co2. Sull’energia consumata decide solo il mercato (cioè dovrebbe decidere solo il mercato): ha un costo e le risorse economiche sono limitate, quindi se acquisti energia per Bitcoin (indirettamente, acquistando bitcoin quindi sovvenzionando i miners) non acquisti qualcos’altro che avrebbe implicato consumo energetico (o dispendio di risorse per altre vie, tipo il PoS). Se il problema è l’ambiente bisogna al limite intervenire sui produttori, non sui consumatori (anche questo dibattibile, bisogna vedere l’impatto netto sulla società tra ridurre la co2, il cui reale impatto ambientale è pure oggetto di dibattito, e il rendere l’approvvigionamento energetico meno affidabile, più costoso, ecc ecc ecc. Ci sono libri interessanti come Fossil future). E poi IN PIU’ c’è il discorso fatto nel primo commento del meccanismo virtuoso che il PoW rende disponibile, il consumo spesso non rivale data la flessibilità sui tempi/location, ecc ecc ecc ma sono tutti dei plus.
Ci sarebbe molto altro da dire ma scusa al momento proprio non ho tempo né voglia.

Mi preme invece rispondere sul liquid staking: non elimina in nessun modo il proof of work implicito nello staking. Infatti se vendi un token tipo stETH ti torna in mano capitale liquido certo ma è come se fossi uscito dallo stake e qualcun altro ci fosse entrato: chi se li è comprati riceve gli staking rewards. Ovvio che se fai unstake, direttamente o per vie “traverse” come con il liquid staking il capitale torna liquido xD Finchè vuoi i rewards il capitale è fermo.
Anche usandolo come collaterale e prendendo in prestito pagherai un interesse al lender, che in pratica è come trasferire a lui parte dello staking reward, e quindi di nuovo è come se il lender fosse il nuovo staker, con capitale immobilizzato finchè non ripaghi il prestito.
Confonde solo le acque perchè ci sono molti passaggi intermedi offuscati ma la sostanza non cambia.
Inoltre causa anche problemi di sicurezza e decentralizzazione, o meglio rende evidenti certi problemi inerenti al cattivo design che è il PoS: il capitale lockato e tutti i vincoli è per un motivo, perchè il PoS ha bisogno dello slashing punitivo per assicurare che il validator non violi le regole per proprio tornaconto. Con il liquid staking in parte aggiri questi vincoli rendendo lo slashing meno efficace: ad esempio qualcuno potrebbe mettere in stake il token, poi “shortarlo” prendendo in prestito il token stesso con il liquid stake token come collaterale, vendere il token preso in prestito per una stablecoin e poi agire in modo malevolo deliberatamente per causare danni al network e tentare di far scendere il valore del token, traendo profitto dallo short.
La controargomentazione a questo che ho spesso letto è che la maggior parte dei grandi validatori sono entità note che potrebbero avere conseguenze legali, ma questo non fa altro che evidenziare uno dei tanti punti di centralizzazione del design: se devo fare affidamento sulla legge per la security poi dipendo dal regolatore.
E via dicendo, anche su questo argomento ci sarebbe molto altro ma non posso scrivere un intero libro qui nei commenti.
Tieni sempre presente che la realtà è spesso più sfaccettata e insiodiosa del marketing e degli slogans.

Last edited 1 anno fa by ghibly79
Lord Eth
Lord Eth
1 anno fa
Reply to  ghibly79

sul PoW mettiamola giù semplice: il PoW è energivoro, giusto? Possiamo anche non guardare nemmeno le emissioni di Co2, le scorie nucleari prodotte (che non son comunque belissime eh), l’inquinamento di qualunque tipo esso sia: limitiamoci al consumo energetico. Ci insegnate che più il prezzo di Bitcoin sale più sarà redditizo fare mining, quindi più mining farm entreranno in gioco – o forse quelle esistenti aumenteranno la loro dotazione di macchine e il loro consumo energetico. A parte che questo è terribile per la decentralizzazione, perchè è già da anni che nessun utente mina più bitcoin da casa non potendo andare in attivo rispetto a giganti simili, il consumo energetico salirà ancora. Salirà di sicuro perchè nessuna mining farm che può guadagnare un 20% comprando nuove macchine sceglierà di non farlo. Generalizzando: si consumerà tanta energia quanta se ne potrà comprare con le rewards del mining. Quindi se vengono emessi 1000 bitcoin al giorno vengono guadagnati 28 milioni di dollari in rewards al giorno e viene consumata energia elettrica per poco meno si 28milioni di dollari al giorno (ci sono anche le macchine da pagare e il personale, certo). Ma se domani BTC valesse 60k al posto che 28k allora si potrebbero pagare 60milioni di energia elettrica al giorno. Ci saranno dei colli di bottiglia, certo, tipo la produzione di macchine; ma la direzione è quella. Ci saranno gli halving, certo, ma se btc parte a salire davvero un halving viene annullato in 6 mesi da un raddoppio dle prezzo di btc e quindi delle rewards. E quando c’è un guadagno a portata potete stare sicuri che c’è qualcuno pronto a prenderlo.
Morale: bisogna sperare che il prezzo di BTC non salga troppo perchè il suo consumo energetico non schizzi fuori controllo. E già qui iniziamo a far acqua da tutte le parti.
C’è un altro problema: ricordiamoci che l’energia prodotta non è infinita. Indovinate chi potrà permettersi di pagarla il doppio del normale, perchè tanto rimarrà in attivo? Le mining farm. Indovinate chi non potrà farlo? Chi la usa per far andare la lavatrice. A meno che le mining farm non siano obbligate a prodursela da sole (si andrà in questa direzione, immaginiamo), o abbiano un cap imposto dall’alto, o quel che volete: il regolatore arriverà (e, purtroppo, se la situazione diventa ingestibile vediamo questa eventualità come quasi sicura). Ma non sarà un Gary Gensler che fa i comodi suoi, sarà un Vito Catozzo chiamato dal popolino che è inc*****to nero perchè la bolletta è triplicata.

Sul Pos: ok, il liquid staking non ti piace, e possiamo anche essere d’accordo. Ma continuiamo a non capire qual è il problema se anche il 99% dell’ether fosse messo in staking (cosa comunque impossibile). “Capitale fermo”? Capitale che genera interessi; è una scelta di chi mette in staking cosa fare dei suoi soldi, no? Banalizzando, chi mette in staking riceve l’ether che viene burnato da chi usa la rete (non è proprio così ma è per far capire da dove arrivano le ricompense). Tanto siamo pieni di decimali: il rimanente 1% circolante varrà moltissimo, e 0,00000001 ether saranno 100 dollari. Beh qual è il problema? Ovvio, si creerà un equilibrio fra chi mette in staking e preferisce ricompense certe e chi invece usa l’ether per altro, transazioni, smart contract, NFT, defi, eccetera. Nessuno userà più l’ether per nulla, metteranno tutti in staking tutto? Benissimo, innanzitutto il Protocollo avrà una sicurezza assurda, e l’ether continuerà ad esser comunque burnato dai suoi L2. Anche qui ci sarà un equilibrio. Nessuno userà nemmeno i suoi L2 perchè altre chain saranno più economiche? Certo, chain con una sicurezza mille volte inferiore; ma ognunò sceglierà come vuole. Ma in questo caso sarebbero già nati i layer 3 e forse 4 di Ethereum, le altre chain avrebbero di nuovo vita dura a comptere con loro nel rapporto costo/sicurezza.

Il nostro consiglio rimane il solito: non dite “BTC è green”, dite “BTC consuma molto ma sono energie ben spese perchè garantiscono l’esistenza di un bene utilizzabile da tutti in tutto il mondo ed inviolabile”.
Almeno per qualche anno, perchè come detto se il suo valore sale troppo il suo consumo energetico inizierà a preoccupare davvero.

ghibly79
ghibly79
1 anno fa
Reply to  Lord Eth

No, hai diverse misconceptions economiche: più il prezzo sale, più significa che la gente è disposta a pagare (o più gente, o entrambe le cose) quell’energia, allocando le proprie risorse in quella piuttosto che in qualcos’altro. Nessun tipo di problema, la scelta è individuale. Il costo dell’energia non sale per gli altri a cui non frega niente di Bitcoin perchè:
1) il consumo attuale è intorno allo 0.3% del consumo totale mondiale, anche salisse di 10 volte sarebbe ancora piuttosto irrilevante nel suo impatto
2) buona parte di quel consumo è non rivale, perchè utilizza energia che per vari motivi su cui non mi dilungo nuovamente non potrebbe essere utilizzata altrove.
Se infine il prezzo dovesse salire perchè il consumo di Bitcoin diventa una % rilevante, automaticamente il mining sarebbe meno profittevole e si ridurrebbe. Alla fine si raggiunge sempre un punto di equilibrio che dipende dalle scelte di priorità sull’allocazione delle risorse che la gente fa. Oltretutto anche in scenari assurdi del tipo il 50% del mondo vuole Bitcoin al punto da non mangiare pur di comprarlo (per dire) e quindi a quel punto il prezzo dell’energia sale per tutti, l’altro 50% dovrebbe farsene una ragione: non avrebbe alcun diritto di imporre che l’energia per, chessò, la crociera e le scarpe abbia la priorità sulle scelte altrui. Ovviamente prima i sistemi critici, ma statisticamente nessuno metterà prima Bitcoin rispetto al cibo, agli ospedali, al riscaldamento, e via dicendo, quindi di nuovo è un non problema. Inoltre come spiegato se questo 50% allocasse tutto solo in energia per bitcoin non avrebbe altre risorse da allocare altrove (chessò case, macchine), quindi sarebbe energia risparmiata altrove. E’ un gioco a somma zero.
E’ tutta isteria senza basi nella realtà gonfiata e cavalcata ad arte dal potere, per tutt’altri fini.
Il mercato unito ai meccanismi ben ingegnerizzati del mining è perfettamente in grado di autoregolare la cosa.
Al momento Bitcoin contribuisce ad abbassare i costi energetici per gli altri, non ad aumentarli, perchè permette ai produttori di monetizzare al meglio, specialmente le eccedenze di picco delle renewables, ammortizzando meglio gli investimenti e potendo quindi scaricarli meno come costi all’utente finale non miner.

Non ho mai detto che il liquid staking non mi piaccia: come primitiva DeFi è anche interessante. Potrei anche utilizzarla per profitto, ma bisogna ben analizzare tutte le sfaccettature e aver ben presente cosa comporta, prima di maneggiarlo.
“è una scelta di chi mette in staking cosa fare dei suoi soldi, no?” certamente, esatto, proprio quello che sostengo io. Il punto è capire che anche qui c’è un consumo di risorse in forma diversa, non c’è solo il -999999% di energia nell’equazione 😉 Questo spesso sfugge. E’ ancora proof of work, meno efficiente rispetto a semplicemente consumare energia. Non ho nessun tipo problema con questo, vedi il discorso appena fatto sul mercato. Ho problemi con il marketing che enfatizza solo la riduzione del consumo energetico e nasconde tutto il resto.
Poi il PoS ha tanti altri problemi, ne abbiamo già discusso in altri commenti quindi non ci tornerei, quelli sono altri discorsi.

“Il nostro consiglio rimane il solito: non dite “BTC è green”, dite “BTC consuma molto ma sono energie ben spese[…]”
Le due cose non si escludono, è su questo che non ci capiamo 😉 Il fatto che qualcosa consumi non lo rende non green, sono i discorsi che ho fatto sopra: contano solo le emissioni dirette e la produzione di altri inquinanti, nei processi diretti dell’attività. Il mining emette zero, e produce zero altri inquinanti. Quindi consuma molto E è green 😉 Poi va aggiunto quel plus degli incentivi che crea allo sviluppo della grid, che come dicevo è un plus. Assolutamente una tecnologia net positive per l’ambiente, andando oltre la propaganda truffa ESG.

Last edited 1 anno fa by ghibly79
ghibly79
ghibly79
1 anno fa
Reply to  Lord Eth

So che non ho spiegato perfettamente e ho lasciato qualche punto leggermente “scoperto” ma davvero, chiedo venia 😉 Anche perchè sono discussioni che ho già fatto un numero da nevrosi di volte in mille altre chat e inizio ad invecchiare anch’io 😉