È un bel risveglio quello degli europei. Bitcoin vola sopra i 28.000$ e si trascina dietro, sebbene ad una certa distanza, il resto del comparto. Già ieri mattina per i nostri lettori i prodromi di quella che sarebbe stata una gran giornata erano diventati più che chiari. La crisi di First Republic Bank ha fatto quanto aveva fatto già quella di Silicon Valley Bank: spingere in alto le quotazioni dell’alternativa più credibile al sistema monetario nel quale siamo nati e nel quale continuiamo a vivere.
Una spinta interessante, con una crescita di oltre il 3% nel giro di 24 ore e che recupera da minimi di giornata che si erano fatti preoccupanti. Segno che Bitcoin è visto dai mercato, ormai in modo inequivocabile, come vera alternativa al mondo che fu e che per ora è? Difficile dirlo per adesso – e l’analisi deve essere più approfondita per capire come si muoverà il mondo degli investimenti in relazione a $BTC e al resto del comparto.
Sì, questo colpo di coda di Bitcoin è un ottimo segnale e dall’altro lato incute invece un certo terrore in altre parti del mercato, dato che a quanto pare tutto quanto affermato da Federal Reserve, dal grosso dei politici USA e anche da una certa Europa è falso: no, le banche non sono ancora al sicuro, e questo potrebbe modificare le scelte anche di Federal Reserve la prossima settimana.
First Republic Bank scricchiola da un po’, ma è soltanto l’altroieri, dopo che i mercati si erano chiusi, che la crisi è divenuta evidente. Grande fuga dei depositi, coperta da prestiti che qualcuno definisce usurari da parte di Federal Reserve e segnale del fatto che siamo lontani, anzi lontanissimi da un ritorno alla normalità. Il titolo di $FRC crolla ulteriormente in borsa, scendo violentemente sotto i 10$ dopo aver perso il 50% in una sola seduta e si parla già di contatti con la Casa Bianca.
FOX News riporta la probabilità di un intervento in stile Silicon Valley Bank da parte del governo USA a stretto giro di posta e si sciolgono come neve al sole tutti i proclami di sicurezza, affidabilità e solidità del sistema bancario americano.
Al netto delle menzogne pronunciate nelle ultime settimane – dovremmo averci fatto ormai il callo – la situazione è interessante anche per la reazione di Bitcoin e successivamente del resto del mondo cripto.
Bitcoin ha risposto in chiusura di seduta con un rialzo improvviso e che lo ha riportato abbondantemente sopra i 28.000$, nonostante per tutta la giornata di ieri si fosse temuta la perdita anche del livello altamente simbolico dei 27.000$. Una dinamica alla quale avevamo già assistito durante la crisi di Silicon Valley Bank e che però andrà approfondita oltre gli slogan e i tweet.
Sembrerebbe essersi comportato così almeno sul breve periodo e almeno in due diverse circostanze. Cosa che ci fa pensare che qualcosa si stia certamente muovendo in quel senso.
Sul piano del concreto utilizzo da parte degli appassionati, la risposta è già affermativa. Non si era però mai comportato così, almeno con questo grado di convinzione, tra gli investitori. E quindi questa è una novità quasi assoluta, della quale dovremo cercare di fare tesoro.
I mercati sono parecchio nervosi – e per accorgersene basta guardare all’andamento nel giro di 3-4 settimane delle aspettative sui prossimi rialzi dei tassi. 1 mese fa si era prezzato all’83% lo scenario con nessun rialzo per la prossima riunione del FOMC del 2-3 maggio. Poi si è scesi fino al 24 aprile ad un minimo del 9,5% per questa eventualità. In altre parole i mercati hanno smesso di credere che fosse possibile uno scenario senza rialzi, puntando forte sui 25 punti base che sembra(va)no a quasi tutti l’ipotesi più concreta.
Ieri, in seguito alla crisi acclarata di First Republic Bank, vi è stato un rialzo importante – in quota 16%, dell’eventualità rialzi zero, segno che qualcuno interpreta la crisi di FRC come possibile e ultimo campanello d’allarme per Federal Reserve. Rialzi fino a quando qualcosa si sarebbe rotto? Bene, abbiamo i cocci a terra di due grandi banche americane: serve altro per fermarsi?
Ci passino i nostri lettori la metafora cruenta, ma è esattamente questa la situazione che Jerome Powell dovrà affrontare: una roulette russa con il caricatore pieno, dove ogni colpo risulterà in un’esplosione.
L’inflazione è ancora troppo alta, le banche sono in sofferenza e i settori produttivi si sono già preparati ad una recessione in piena regola. Qualunque mossa presa da Washington sarà, a questo punto, sbagliata. Bisognava pensarci prima, ma quando si ha accesso alla stampante del denaro, la tentazione di procedere di emergenza in emergenza – ce lo racconta la storia – è sempre molto forte.
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