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The Guardian contro BITCOIN | FAKE da giornale e Greenpeace

Ancora attacchi a Bitcoin dalla stampa tradizionale. Questa volta tocca a The Guardian, che si fa scrivere un articolo da Greenpeace
2 anni fa
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Ancora stampa mainstream, ancora attacchi a Bitcoin e alle emissioni del mining. Questa volta a scendere in campo è The Guardian, che pubblica quello che sembra essere un lungo comunicato stampa scritto da Greenpeace USA, materiale pubblicitario per la campagna Change the Code. Una campagna avviata dalla popolare ONG che dice di occuparsi di ambiente e che è finanziata direttamente da progetti che si dicono, o meglio vorrebbero essere, concorrenti di Bitcoin.

Questa volta siamo lontani dal livello di dettaglio del New York Times, che pur prendendo un granchio si era almeno preso la briga di effettuare indagini. Quanto pubblicato dal The Guardian è una lunga sequela di inesattezze, che tirano tra le altre cose in ballo Fidelity (vedremo poi perché è importante) e che non contribuiscono per nulla ad una discussione intelligente e razionale su un problema importante, che è quello della tutela del nostro pianeta.

Ci risiamo, verrebbe da dire. Vale la pena di parlarne? Assolutamente sì, perché giornali come The Guardian – senza troppo preoccuparsi delle conseguenze di quanto scrivono e del seguito che hanno – contribuiscono alla disinformazione su temi importanti, e a nostro avviso cruciali per il mondo come lo conosciamo oggi.

Greenpeace, De Vries & co: il polpettone The Guardian contro Bitcoin

Partiamo sgombrando il campo da un equivoco importante: qui non si ritiene che qualunque tipo di analisi su Bitcoin e sul mining debba essere considerato un attacco a $BTC. Riteniamo però che temi così importanti debbano essere trattati con intelligenza, con analisi approfondite e senza riciclare materiale che è stato già sbugiardato più volte.

Il caso questa volta nasce da The Guardian che ha pubblicato un lungo articolo dal titolo Bitcoin è terribile per l’ambiente – potrà mai diventare green? Un articolo che parte dalle posizioni di Greenpeace USA, che ha lanciato lo scorso anno la campagna Change the Code, che predica il passaggio di Bitcoin ad un sistema di consenso in proof of Stake come ha fatto recentemente Ethereum. Una campagna che non sta riscuotendo però granché successo né tanto meno sta contribuendo ad una discussione seria e razionale su quanto avviene dalle parti del mining Bitcoin .

  • Citati i report di De Vries

Report che sono diventati un mantra per i detrattori di Bitcoin, che però contengono diverse imprecisioni sia sul piano metodologico sia su quello della raccolta dei dati. Report che sono stati contestati scientificamente più volte, ma che avendo scelto un lato della barricata piuttosto proficuo, continuano a essere diffusi da grandi giornali e anche, talvolta, da governi. Bitcoin avrebbe le stesse emissioni dell’intera Grecia, senza che però ci sia uno straccio di prova a sostegno e senza che si tenga conto dell’impatto positivo che Bitcoin sta avendo sulla creazione di diversi ecosistemi di energia rinnovabile.

  • Un comunicato stampa di Greenpeace

Il tono è più quello del comunicato stampa che dell’approfondimento giornalistico. Qualche trucchetto che non sarà passato inosservato per i più attenti è presente lungo tutto l’articolo. Dallo scrivere alcuni gruppi ambientalisti mentre in realtà si tratta di Greenpeace al citare come controparte soltanto Fidelity, società di gestione dei capitali che avrebbe come colpa quella di offrire prodotti finanziari basati anche su Bitcoin. Se si voleva avere una controparte solida per discutere di queste problematiche, al The Guardian avrebbero avuto letteralmente l’imbarazzo della scelta.

Perché certe campagne?

Perché portano visitatori e lettori, perché rinnovano sodalizi politici trasversali e perché il mining Bitcoin sarà una delle questioni importanti nel prossimo turno di elezioni nei paesi che contano. L’attacco a Fidelity ricalca quello di un’altra popolare nemica di Bitcoin, la senatrice Elizabeth Warren, quella che ha affermato poche settimane fa di aver messo in piedi un esercito anti-crypto e che combatte ogni giorno negli USA per l’eliminazione totale del comparto.

Perché si può regalare una citazione a professori come Hanna Halaburda, che riporta chiare falsità riguardo il meccanismo tramite il quale i partecipanti alla rete Bitcoin decidono o meno di approvare delle novità. Scrive il prof

Non credo che funzionerà [il passaggio a PoS, NDR]. Tutti riconoscono che Bitcoin è dannoso per l’ambiente, ma ogni grande cambiamento al protocollo è stato in passato scarsamente di successo, perché hai bisogno di avere tutti i miner dalla tua parte.

Falso, anzi falsissimo. Non è vero che decidono i miner. I miner non hanno maggiore potere decisionale degli utenti effettivi di Bitcoin: un esempio per aiutarvi a capire, prima di tornare con maggiore dovizia di particolari sulla vicenda in un numero del nostro Magazine. Se qualcuno forkasse Bitcoin (in realtà è stato già fatto più volte) e decidesse di implementare un sistema in PoS, starebbe agli utenti decidere se utilizzare o meno quel network. Greenpeace, come The Guardian, professori e ricercatori, sono liberissimi di farlo. Non costa nulla, se non l’impegno a creare un network che sia in grado di competere, per appetibilità, con Bitcoin. Fino ad oggi non ci è riuscito nessuno, e no, non è colpa di quei cattivoni dei miner.

Sì, meritiamo un’informazione migliore, anche quando siamo preoccupati per l’impatto di Bitcoin sull’ambiente e quando vogliamo discuterne senza pregiudizi politici.

Gianluca Grossi

Caporedattore ed analista economico. È divulgatore per blockchain, Bitcoin e criptovalute in generale. Solida formazione tecnica, si occupa del comparto dal 2015. Detenzioni: Bitcoin, Ethereum.

Vedi Commenti

  • L'unica vera e importante informazione è che in anni di questo tipo di "campagne" l'hash rate ha continuato a salire. Uno dei pochi assets al mondo resistenti alla truffa ESG.

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  • Ok a tutto, ma le parole del professore vanno anche interpretate, essendo probabilmente rivolte al grande pubblico - che di mining non ne sa una fava. Il concetto "non credo che [il passaggio al PoS] funzionerà" è assolutamente corretto: non funzionerà. Non funzionerà perchè i miner perderebbero una marea di soldi in macchine e stabilimenti se smettessero di minare, quindi continueranno a minare, e gli utenti non si fideranno di eventuali fork in PoS, in quanto la sicurezza sarebbe sicuramente minore, e quindi continueranno a usare btc pow.
    Morale: alla fine della fiera sono davvero i miner che decidono, quindi in questo il professore ha perfettamente ragione; BTC non passerà mai "con le buone" ad un PoS perchè mai i miner smetteranno di minare. Non perchè sono cattivi, certo, ma semplicemente perchè vogliono guadagnare dai loro investimenti. E' un circolo vizioso: più si mina e si consuma elettricità più il network è sicuro, più utenti si fidano, meno è fattibile un passaggio al pos, più btc sale di prezzo, più si mina, più si consuma, ...... e via così.

    E qui le nostre considerazioni su BTC si dividono, lo sappiamo, perchè ghibly ci dirà che questo consumo energetico crescente non è assolutmaente un problema anzi è fantastico, mentre noi sebbene abbiamo riletto 3 volte la sua risposta nell'altro thread non la abbiamo ancora capita (o forse più semplicemente la sua risposta contiene supposizioni che lui e alcuni fanno, ma tali rimangono, supposizioni, esattamente come le nostre, delle quali siamo ahimè abbastanza convinti)

    Lunga vita al Sommo Vitalik e al Protocollo. Ogni resistenza è futile. Sarete tutti un nostro layer2.

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    • Il professore in questione si è già espresso in diverse occasioni dimostrando di non capire nulla di come funziona Bitcoin.

      Comunque ribadisco che non è colpa dei miner: come hai scritto tu "gli utenti non si fideranno di eventuali fork in PoS" e ne hanno ben donde!

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      • Lungi da noi voler difendere il professore eh, chiariamo... solo, riteniamo più efficace colpirli al cuore e non lasciar loro alcun appiglio a cui possano replicare "eh ma siete prevenuti, non avete capito cosa diciamo, avete i paraocchi" e blablabla. Soprattutto perchè ci sono le masse da convincere, e quelle vanno affrontate con concetti semplici, altrimenti le perdi alla seconda parola e poi votano per vietare il mining (si arriverà a un referendum un giorno, se ci va bene... altrimenti sarà vietato e stop, per come la vediamo noi)

        Lunga vita al Sommo Vitalik e al Protocollo. Ogni resistenza è futile. Sarete tutti un nostro layer2.

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        • Sicuramente sarà tentata la strada del divieto, anzi già viene tentata. Ma la teoria dei giochi alla base è piuttosto resistente, se non proprio a prova di grullo ambientalaro medio (distinto dall'ambientalista) e delle sue sponde politiche: basta che ci sia qualche posto dove trasferirsi e c'è tutto l'incentivo economico ad accogliere i miners (oltre che alle brutte si può fare "clandestinamente" e non è facile andare a beccare tutti, perchè costa risorse, prova ne è quanto successo in Cina).
          Come ti ha già detto Gianluca (e ti sei detto anche da solo) no, non sono i miners a decidere, specialmente su un passaggio a PoS che li escluderebbe totalmente: non convince la stragrande maggioranza degli utenti e degli investitori, per vari motivi che ho già discusso (e che si discutono da almeno un decennio comunque, il PoS è roba vecchia e scartata per questioni fondamentali, non come vorrebbe il marketingame vario).
          Bitcoin PoS esiste già oltretutto: ha ottenuto praticamente zero interesse.
          Bitcoin nasce proprio con lo scopo di separare la moneta dalla politica, non ha bisogno di compiacerla.

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          • Eh sì, "il PoS è roba vecchia e scartata per questioni fondamentali"... Invece il Pow inquina e non è sostenibile, e una transazione in bitcoin non può costare come milioni di transazioni visa, e bitcoin consuma come l'intera Spagna senza alcun motivo, e bitcoin sarebbe meglio in PoS, e bitcoin manderà in mezzo alla strada milioni di persone. Ah inoltre bitcoin è usato da pedofili criminali evasori e mafiosi. E le inscription lo renderanno in qualche mese più costoso da usare di una Ferrari d'epoca. Lightning network pussa via, è un cesso centralizzato come tutti i L2, si usa solo la main. Ah e Satoshi nakamoto in realtà è Adolf Hitler che ha scoperto il siero della vita eterna e vuole sovvertire l'ordine costituito.
            Siamo bravissimi anche noi, vedi?
            Ps No, non volevamo iniziare una discussione su quanto faccia cagare il PoS. Fa CAGARISSIMO, siamo perfettamente d'accordo. Solo che il pow fa SUPER-CAGARISSIMO, gne gne gne

            Lunga vita al Sommo Vitalik e al Protocollo. Ogni resistenza è futile. Sarete tutti un nostro layer2

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          • Ti avevo risposto ma mi è stato censurato per "spam" per aver messo due o tre links. Riproviamoci. Ribadisco che di pos nei circoli dev di bitcoin si parlava già prima che la coin venisse lanciata. C'è una video intervista ad Adam Back e Greg Maxwell dove se ne parla, che non rilinko visto che mi si cestinano i commenti, ma se cerchi la trovi.
            Ne avevo già discusso ma riassumiamo:

            • il PoS è un sistema permissioned dove i nuovi arrivati per entrare devono comprare tokens (creati dal nulla) dagli insiders, che decidono se e quanto concederne, in genere in modo da mantenere (e accrescere) la propria posizione dominante per sempre. Nel PoW è il contrario: chiunque può acquisire o farsi da sè l'hw senza chiedere il permesso a nessuno, riducendo il potere di chi ci era già dentro
            • Il PoS è capitale lockato improduttivo, quindi spreco di risorse peggiore di quello energetico (ne abbiamo già discusso, vedi l'articolo di Sztorc)
            • Il PoS non è nemmeno un vero meccanismo di consenso di per sè, perchè è subjective. Per aggirare il problema ci si appoggia all' "ask a friend" consensus (i checkpoints). In ultima analisi quindi il vero meccanismo di consenso nei sistemi PoS è l'ask a friend (in genere i devs o membri "rispettabili" della community), che è un sistema meno sicuro e molto più centralizzato:

            Because of all the arguments above, we can safely conclude that this threat of an attacker building up a fork from arbitrarily long range is unfortunately fundamental, and in all non-degenerate implementations the issue is fatal to a proof of stake algorithm’s success in the proof of work security model. However, we can get around this fundamental barrier with a slight, but nevertheless fundamental, change in the security model.

            —Vitalik Buterin

            This security assumption, the idea of “getting a block hash from a friend”, may seem unrigorous to many; Bitcoin developers often make the point that if the solution to long-range attacks is some alternative deciding mechanism X, then the security of the blockchain ultimately depends on X, and so the algorithm is in reality no more secure than using X directly - implying that most X, including our social-consensus-driven approach, are insecure.

            However, this logic ignores why consensus algorithms exist in the first place. … Weak subjectivity is exactly the correct solution.

            —Vitalik Buterin

            Lui la chiama amichevolmente "weak subjectivity" implicando che sia "sufficiente", noi bitcoiners non siamo ovviamente d'accordo: non è una mentalità da sistema critico.

            Ha poi una serie di altri problemi come le varie pezze per tamponare problemi fondamentali che finiscono per crearne altri, tipo lo slashing per contrastare lo short range attack (equivocation), che rende il sistema più incline a seguire i desiderata della maggioranza (che può colludere e slasharti) o il fatto che per funzionare necessiti di un elemento random: non essendoci randomness internamente al sistema (utilizzare funzioni pseudorandom che si basano su dati onchain è pericoloso perchè l'entropia è limitata) ci si appoggia a randao, che è sostanzialmente proof of work ma in mano a pochi attori e con poco hash rate.

            Il codice è anche almeno un paio di ordini di grandezza più complesso rispetto al pow, incrementando la superficie d'attacco.

            E via dicendo, ci sarebbe altro ma direi che è sufficiente.

            Ribadisco anche che il mining inquina zero, e abbassa potenzialmente i costi energetici per gli altri utenti, non il contrario: https://twitter.com/DSBatten/status/1651741291414429696

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          • Premetto che noi non abbiamo cancellato nulla, forse è il sistema ad averlo fatto automaticamente - forse eccessivi links in uscita?

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          • Sì presumo il sistema.

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  • Se le religioni siano l'oppio dei popoli questo non saprei dirlo, però spesso i governi sono la siringa.

    O il clistere.

    Tornando a Bitcoin che inquina...*facepalm*
    È una guerra talmente stupida che la vinceremo nel modo più stupido: Loro fanno comunicazione isdiduzionale a mezzo stampa da cesso, mentre la nostra community crea dei meme FIGHISSIMI!

    Oggi vi voglio bene a tutti raga. <3

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