Quasi tutti avevano dimenticato della questione tra Gemini e Genesis per quanto riguarda i prodotti Earn offerti dalla prima ai propri clienti tramite i servizi della seconda. Una questione che si è complicata qualche settimana fa, a causa di problemi finanziari di Genesis che hanno portato ad una procedura fallimentare che soltanto un paio di giorni fa è diventata molto più incerta.
C’è maretta tra i creditori e Genesis stessa, con Gemini che è tra le poche ad affrontare la questione pubblicamente e a indicare date che stanno tenendo in ansia almeno una parte del mondo crypto e Bitcoin. A giorni infatti è dovuta la restituzione di un credito importante a favore di Digital Currency Group a favore della propria controllata Genesis.
La mancata restituzione di tale somma, secondo quanto riporta Gemini, metterebbe chiaramente nei guai Digital Currency Group, rendendo non solo l’intera procedura vana, ma anche i destini di una delle società più importanti del mondo crypto e $BTC.
Gemini e altri creditori sul piede di guerra: mediazione di 30 giorni
Tutto è iniziato nel corso della scorsa settimana, quando Digital Currency Group, che controlla Genesis, si è lamentata pubblicamente del fatto che almeno una parte dei creditori della seconda si sarebbero tirati indietro riguardo accordi ai quali si era arrivati durante lo scorso inverno. Accordi i cui dettagli non sono pubblici e che ora non contano più dato che si procederà con un’altra strada.
Ok alla mediazione di 30 giorni entro i quali si dovrebbe cercare di ricucire lo strappo e dare una direzione alla crisi, con Gemini che anche per conto dei suoi clienti ha interesse a recuperare il prima possibile quanto gli è dovuto da Gemini.
Non è questo però a tenere sulle spine almeno una parte degli investitori in Bitcoin e criptovalute. Gemini infatti ricorda che al termine di questa settimana sono dovuti circa 630 milioni da parte di DCG verso Genesis – e che il mancato pagamento di questa tranche di prestiti ottenuti dalla casa madre significherebbe fallimento per la controllante.
Per il momento sembrerebbe essere poco più di un metodo per mettere pressione – anche stuzzicando l’opinione pubblica – a DCG per la ricerca di una soluzione, in un rapporto tra creditori e debitori che non è stato mai idilliaco e che già a febbraio, prima della stipula dell’accordo ora annullato aveva portato a batti e ribatti via Twitter e a mezzo stampa.
Una finestra stretta, ma per ora è solo tattica
La finestra è stretta, perché come dice correttamente Gemini, in realtà ci dovrà essere un piano piuttosto preciso già entro il prossimo 9 maggio. Da qui a pensare che DCG sia da dichiararsi insolvente però ce ne passerà e quindi l’allarme, almeno per ora, sembrerebbe essere leggermente ingigantito.
Schermaglie tra creditori e debitori come spesso se ne vedono e che sono fonte di maggiore preoccupazione perché DCG gestisce il più grande fondo privato al mondo che opera su Bitcoin, con dotazioni che superano le 600.000 unità di $BTC.
Un fondo che fa gola a tutti e intorno al quale c’è già una guerra dagli esiti incerti. A molti fa gola infatti il 2% di commissioni di gestione sul totale in $BTC, un’autentica gallina dalle uova d’oro per DCG.