Un film già visto, almeno da chi bazzica in questo mercato da qualche anno e sa bene di cosa può essere capace. Non c’è soltanto Pepe tra i meme coin e token che stanno creando sconquasso sui mercati e offrendo l’ennesimo sogno di arricchimento rapido ad un esercito da molti definito come ludopatico.
Il recente boom del meme token di Pepe the Frog ha rinfocolato un’altra pratica purtroppo molto comune nel mondo crypto, che dati i costi irrisori di emissione di nuovi token non vedrà mai la fine – e finirà per accalappiare qualche sprovveduto che diventerà exit strategy del furbo di turno.
Mentre Pepe spopola, non possiamo che avvisarvi su tutto quanto sta succedendo nel mercato, con l’invito a chiare lettere a non mettervi alla ricerca di avventure che potrebbero diventare molto costose per il vostro portafoglio, a prescindere da quali siano poi le effettive evoluzioni dei progetti, se così vogliamo chiamarli.
Il successo di Pepe ha preso tutti di sorpresa: nessuno sarebbe stato in grado di prevedere una corsa in più battute e con queste percentuali, per quanto il meccanismo sia quello di sempre e segua dei cicli che ormai dovremmo aver imparato a riconoscere.
La spiegazione di questo ciclo non vuol dire necessariamente che ci sia un’orchestrazione dietro e né che ci siano complotti. È soltanto quanto statisticamente avvenuto centinaia di volte nel mondo crypto e in particolare su certi meme token.
Il momento ora è quello dei cloni di Pepe: basta farvi un giro su Coinmarketcap – che comunque non li elenca tutti – per rendervi conto dell’enorme quantità di token nati con il nome Pepe abbinato a qualche altra parola alla moda, da Elon Musk a Doge, passando per Pepe Girl, oppure giocando sull’omonimia diretta.
Occhio a quello che comprate. In altre guide vi abbiamo segnalato qual è il Pepe “originale” – il quale comunque non è affatto privo di rischi ed è anzi una scommessa rischiosissima.
È l’obiezione ex post che sentiamo più di frequente da alcuni nostri lettori. Criptovaluta.it vi ha detto di prestare attenzione ma poi il token X o Y è salito di nuovo. Può capitare, per quanto la crescita di uno specifico token dica poco su cosa sia successo sulle altre decine di cui non si parla più.
Il rischio è quello di avere un bias, un pregiudizio che è condizionato dai sopravvissuti: dato che un determinato token ce l’ha fatta, vuol dire che ce la possono fare tutti gli altri. Purtroppo non è così.
Accumulare capitale è un processo lungo e difficile, per quanto tante pubblicità provino a farvi credere il contrario. Per quanto ognuno sia libero di fare quello che vuole con i propri denari, il nostro consiglio rimane quello di rimanere alla larga il più possibile da certe proposte, anche quando possono apparirvi come le più legittime del mondo e offerte e spinte da questo o quell’influencer.
L’altro campanello d’allarme riguarda Twitter: spesso con manovre coordinate certi token di nuovo conio riescono a raggiungere il top della classifica dei topic più discussi.
Il raggiungimento di tale risultato non deve essere considerato in alcun modo come conferma dell’utilità o della bontà di un token. Per quanto sia difficile raggiungere certi risultati, c’è una buona probabilità che certi movimenti siano pilotati.
Soltanto nelle ultime ore, spinti dalla popolarità di Pepe, ne abbiamo contati almeno 5, tra i quali $BOBO e $PPIZZA – spinti da account con un grandissimo seguito e chissà se a pagamento o meno. Questo non vuol dire che non vedrete delle importanti leg up da parte di questi token. Rimane – e lo ripetiamo ancora una volta a scanso di equivoci – un gioco d’azzardo che come tale deve essere considerato.
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Tutto giusto, ma non ho mai fatto un gain migliore che con Shiba.