Altra seduta di paura e delirio sulle piazze USA, con il grosso delle banche regionali – categoria all’interno della quale finiscono tutte le banche non presenti in tutto il territorio nazionale USA – che soffrono spesso perdite in doppia cifra, con due forti candidati per i prossimi default con salvataggi annessi. PacWest, Metropolitan e Western Alliance tra le peggiori: nomi che a noi europei diranno poco, ma che sono segnale inequivocabile del fatto che la crisi bancaria è lungi dal terminare con First Republic.
Una situazione della quale si è avvantaggiato già Bitcoin con uno scatto repentino che ha trascinato con sé anche parte del settore. E per il 3 maggio, quando il FOMC sarà chiamato a decidere sui tassi USA, la patata si fa ancora più bollente.
Una situazione preoccupante per tutti, fatta eccezione per le banche troppo grandi per fallire che potrebbero fare incetta di concorrenti su base locale a un prezzo stracciato. Per i più filosofeggianti tra gli appassionati Bitcoin, la tempesta perfetta per fuggire tra le braccia di $BTC.
La frase più gettonata del 2023 è certamente quella ripetuta ogni giorno tanto dalla Casa Bianca quanto dal Tesoro USA: il sistema bancario USA è affidabile e grazie agli interventi emergenziali a tutela di Silicon Valley Bank non c’è nulla di cui preoccuparsi. Peccato che dopo poche settimane siano finite nell’occhio del ciclone First Republic prima e poi – nella giornata di oggi – Pacwest, Metropolitan e Western Alliance.
C’è del marcio nel sistema bancario USA, con la cura da cavallo a base di rialzi dei tassi repentini che ha mostrato nel giro di poche settimane chi è che, tra gli istituti bancari, stava nuotando nudo. E che ora corre a cercare un costume che nessuno è disposto più a prestargli.
Per motivazioni che abbiamo già ampiamente discusso su Criptovaluta.it, Bitcoin fa il ruolo del leone mentre tutti si preoccupano per i propri depositi e anche durante questa sessione di paura e delirio al NYSE cavalca tranquillo, al galoppo, riportandosi abbondantemente sopra quota 28.500$.
Certo, non sarà ancora una riserva di valore per il grosso della popolazione mondiale – o comunque ancora non si comporta secondo quei canoni. Ma al tempo stesso crediamo che vada riconosciuto a Bitcoin il ruolo di simbolo di un altro mondo possibile, dove la politica monetaria è chiara, prevedibile e scritta nel codice e non nelle mani di 11 uomini e donne che credono di poter fare meglio del mercato nel fissare i tassi di interesse.
A chi è leggermente più anziano tra i nostri lettori avranno raccontato che senza una banca centrale dotata di misurino monetario avremmo avuto una crisi dopo l’altra. A guardare quanto avvenuto dal 2008 a oggi, verrebbe da chiedersi cos’è che esattamente le banche centrali stanno prevenendo.
La buona notizia è che oggi un alternativa per chiamarsi fuori c’è: si chiama Bitcoin, è duro come la pietra e trasparente come il codice con cui è scritto. Permette l’autocustodia e di vivere un’economia diretta senza intermediario, a partire da chi abbiamo in prossimità. La domanda la sappiamo tutti, per la risposta sarà il caso di far girare questo approfondimento.
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L'abrogazione del Glass Steagal Act nel '99 (amm.ne Clinton) che teneva distinte le attività di Banca commerciale da quella di investimento, ha impedito lo scoppio della crisi del 2007 manifestatasi con l'insolvenza del mercato dei mutui sub-prime, e con la successiva crisi di liquidità generale trasmessasi immediatamente all’attività bancaria tradizionale (in questo caso immobiliare). Oggi, ancora l'onda lunga dell'aumento del leverage, del modello "origination to distribute" dei bond "high yeld" (in portafoglio a SVB per importi rilevanti).
Fortunatamente in Europa sembra che il Sistema sia più solido (Credit Suisse a parte, dove c'è probabilmente lo zampino della nuova geopolitica).