È tutto tranne una partita finita. Dopo la crisi bancaria degli USA, che ha coinvolto direttamente anche USDC, Tether ha provato a prendere il largo e ci è in larga parte riuscita, ma la partita degli stablecoin è ancora aperta e rimarrà una di quelle definitorie per il 2023 e anche per il 2024. Stablecoin che – come abbiamo spiegato in questo nostro speciale – sono al centro di una lotta senza esclusione di colpi, tra interventi del regolatore, fuga dagli Stati Uniti e miliardi di profitti spinti anche dalla particolare situazione economica che il mondo sta attraversando, a partire dagli Stati Uniti.
Un gioco che riguarda anche gli exchange – sono in pochi a non avere uno stablecoin sotto controllo o comunque preferito – e i cui profitti contribuiranno a definire lo scenario cripto e Bitcoin di domani, per quanto in molti, sbagliando, continuino a trovarli irrilevanti.
Nelle ultime settimane ne sono successe di tutti i colori – anche oltre quelle che vi abbiamo già raccontato su Criptovaluta.it® Magazine. Ed è per questo motivo che anche domani, giovedì 4 maggio, ci sarà un’uscita dedicata al mondo stablecoin. E parleremo di TrueUSD e del suo passato – ora alla disperata ricerca di una nuova verginità essendo arrivato alla corte di Binance.
Le storie degli stablecoin si incrociano da sempre con quelle degli exchange, attività estremamente redditizie che lottano per decimi percentuali di quota di mercato che valgono però milioni in commissioni mese dopo mese.
Tether ha la sua casa da Bitfinex, in una scelta di lontananza dagli USA che si è rivelata piuttosto lungimirante. Coinbase vantava e vanta le mani in pasta nel consorzio che anima USDC – e anche Gemini sta provando a riavviare l’attrattiva per il suo Gemini USD. Di elementi che rendono chiaro questo parallelo ce ne sono diversi – almeno per chi vuole guardare al mondo crypto e Bitcoin senza paraocchi.
La situazione negli Stati Uniti è ai limiti del paradossale: con un’operazione chirurgica (e francamente inspiegabile) le autorità federali e statali hanno di fatto impedito a Paxos di continuare nella fornitura di BUSD a Binance, costringendo quest’ultimo a ripiegare su TrueUSD, che pure ha una storia molto particolare alle spalle.
Sull’altro fronte americano, quello di USDC, mancano gli interventi del regolatore, ma sono bastati i disastri bancari che hanno colpito, l’uno dopo l’altro, diversi istituti sui quali lo stablecoin faceva affidamento per versamenti e riserve. Una situazione complessa che – come vedremo – ha messo la pulce nell’orecchio anche a Coinbase, che per il suo nuovo exchange alle Bermuda ha ben pensato di liberarsi dell’aggravio di ramp on e ramp off dal mondo fiat. Si potrà fare, per capirci, tutto con le cripto.
In Europa tutto tace, fatti salvi alcuni tentativi da parte di banche private che appaiono, almeno per il momento, senza né arte né parte. Un continente già schiacciato dalle regole e dalla tassazione prima che queste entrino in vigore a piena forza e che potrebbe aver perso un treno che è forse il più redditizio del mondo crypto, quello legato agli stablecoin.
Anche se sei un investitore puro e non hai una grande passione per la storia, gli intrighi e i retroscena del mondo crypto, farai bene a seguire le future evoluzioni di questo mondo, dato che da qui passerà il mercato del presente e del futuro. E capendo chi è in vantaggio e può capitalizzare certe situazioni, capirai anche perché, come e quando potranno verificarsi certi sorpassi.
Nel numero di domani giovedì 4 maggio di Criptovaluta.it® Magazine – puoi iscriverti qui se non sei già iscritto – troverai un approfondimento sulle ultime evoluzioni che riguardano Binance e la curiosa scelta del suo nuovo stablecoin preferito, tutto questo mentre la transizione da BUSD procede ancora piuttosto lentamente.
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