Bitcoin pimpante sulla scorta di ulteriori problemi per il settore bancario degli Stati Uniti. Le agenzie non avevano ancora battuto il sunto della conferenza stampa di Powell che diversi titoli di banche regionali e locali degli USA hanno iniziato a perdere quote importanti durante le contrattazioni post chiusura dei mercati.
Dato che Bitcoin è coinvolto e dato che la situazione è quella che è, sarà il caso di fare il punto e capire come potrebbe evolversi questa situazione, che avrà impatti, per quanto Jerome Powell dica il contrario, anche sul futuro delle politiche monetarie degli Stati Uniti.
Al contrario di quanto vi dicono da settimane, non sembra che il sistema bancario sia al sicuro. E tra poco vi diranno che in realtà intendevano altro.
Sono tre i titoli che hanno fatto registrare le maggiori perdite nel settore bancario USA, per quanto anche altrove non è che la stiano passando granché bene. Prima di scendere nei dettagli di quanto sta accadendo a PacWest e compagnia, è bene fissare il punto però sulle ripercussioni che tale crisi sta avendo su Bitcoin.
A nostro avviso la correlazione è minore di quanto raccontano diversi account in vista della sfera Bitcoin-Twitter, ma comunque pare ci sia. La sofferenza del settore bancario non solo è un grande spot per Bitcoin, ma con ogni probabilità spingerà al ritorno, a breve, a politiche monetarie più lassiste.
Politiche monetarie più lassiste che sono una manna dal cielo per asset di rischio come Bitcoin. In altre parole, da qualunque lato si guardi alla cosa sembra che per il momento sia bullish su Bitcoin, che infatti torna sopra i 29.000$.
Per quanto troveranno delle spiegazioni molto sofisticate, tutto sta andando secondo i piani – e a denti stretti anche Jerome Powell ha fatto intendere che parte delle conseguenze alle quali stiamo assistendo erano ampiamente previste.
Con i money market funds che rendono ora in modo importante – complice il repentino rialzo dei tassi – non vi è effettivamente alcun tipo di incentivo a trattenere i soldi in banca. È una questione che si ripresenta ogniqualvolta ci sono politiche monetarie restrittive e che non è esattamente una novità.
L’altra parte della bilancia è che da un lato certe banche non sembravano aver previsto certi rischi, e dall’altro potrebbero trovarsi a liquidare asset, anche molto sicuri, che però ora sul mercato secondario valgono molto meno.
Senza lanciare l’ennesimo attacco al sistema con riserva frazionaria, rimane il fatto che i soldi che i depositanti vorrebbero ritirare non ci sono. Sono stati prestati e poi riprestati e poi investiti e poi di nuovo prestati. Le banche come PacWest (e come quelle che sono fallite nelle scorse settimane) hanno problemi a far fronte alle richieste di prelievo e cercano capitali altrove.
In una situazione di questo tipo, basta che circoli la notizia del tentativo di raccolta di capitali aggiuntivi per affondare una banca. Ed è grosso modo questo quanto avvenuto ieri, pochi minuti dopo che Jerome Powell aveva rassicurato tutti sulla solidità del sistema bancario.
Quel che è certo è che presto ve ne racconteranno un’altra. Subito dopo il caos innescato da First Republic Bank, Joe Biden ci ha tenuto a sottolineare che a rimetterci erano gli azionisti e non chi aveva depositi presso la banca.
Tecnicamente vero, ma non è forse l’idea che avevamo tutti in mente mentre ci rassicuravano sulla solidità del sistema stesso. I depositi sono al sicuro per interventi pubblici, e anche su questo si dovrà necessariamente discutere.
Il Tesoro USA ha ricordato al Congresso di avere circa 30 giorni di liquidità. In altre parole senza aumento del tetto del debito non ci sarà la possibilità di pagare neanche le spese correnti.
In una situazione del genere è lecito chiedersi come si copriranno i depositi che si stanno garantendo, nel caso in cui la situazione dovesse rapidamente deteriorare. E verrebbe anche da chiedersi fino a dove potrà spingersi il debito pubblico USA in caso di innalzamento del tetto massimo.
Al contrario di quanto vi raccontano, Bitcoin non può coprire completamente il ruolo delle banche, neanche se dovessimo limitare tali attribuzioni a quelle di vecchio stampo. Tuttavia è più che sufficiente per permettere a chi vuole di conservare il patrimonio in proprio, senza affidarsi allo schema Ponzi della riserva frazionaria. Ed è forse anche per questo che Bitcoin vola ad ogni segno di crisi. Perché se è vero che siamo abituati a cali anche più vertiginosi di quelli del sistema bancario, è altrettanto vero che sappiamo che domani Bitcoin sarà qui, senza la necessità dell’aiuto di terzi.
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In un'era di dedollarizzazione galoppante, in cui parlare di valore del biglietto verde è un eufemismo, dubito che asssisteremo a un allentamento della politica monetaria. Gli USA sono letteralmente seduti su una montagna di carta che il mondo rifiuta sempre più.
Tutti i politici di tutto il mondo sono principalmente dei gran bugiardi e servitori delle varie lobby di turno che vedono nei propri cittadini i loro bancomat per pagare i loro malaffari. Fino a quando non riusciranno a capire che bitcoin non è una minaccia per il sistema bancario, non verrà adottato dal sistema politico che preferisce darsi da solo la zappa sui piedi. Ma a lungo andare molti capitali ritorneranno a gravitare attorno a bitcoin e al suo mercato. Non escludo che sarà proprio bitcoin a tendere una mano al sistema bancario tradizionale, qualcosa succederà di sicuro per far capire a questi bugiardoni e incompetenti che non avranno scelta.