Tutti dicono di odiarli, ma continuano a dominare i volumi tanto sugli exchange centralizzati quanto sugli exchange decentralizzati, con i primi che sembrerebbero comunque essere in enorme vantaggio sul controllo totale di un mercato che ingrassa le casse di chi offre piattaforme per scambiarli.
Non c’è stato solo Pepe Coin, che pur oggi sta affrontando una giornata quasi da incubo in termini di prezzo. Sono stati diversi progetti, se così vogliamo chiamarli, a spuntare come funghi e a ricordare ancora una volta che il mercato crypto è anche questo – pur non essendo solo questo.
Ma i meme token sono davvero la iattura che tutti dicono? E sono davvero delle bombe anti-sociali senza alcuna utilità che dovremmo combattere con tutte le nostre forze? Nessuna opinione: guardiamo ai dati di quanto accaduto sia durante la precedente tornata di meme, sia durante la attuale, cercando di ricavarne per quanto possibile una lettura intelligente.
Non serve guardare soltanto ai prezzi, che sono parecchio volubili sulle crypto e in misura maggiore sui meme token. $PEPE ha perso il 10% nel giro di 24 ore tornando nella parte bassa della classifica delle top 100 per capitalizzazione ed è a un 40% buono dai massimi.
Una discesa di prezzo alla quale però si è accompagnata in modo minore, rispetto al resto del mercato, una discesa dei volumi. Prendendo per buoni i dati che ci fornisce Coinmarketcap, nella scorsa giornata Pepe è stata comunque la settima per volumi di scambio, dietro il gruppo degli stablecoin – che per ovvi motivi domina – e dietro soltanto Bitcoin e Ethereum per quanto riguarda gli asset non legati al dollaro.
In altre parole qualunque altra criptovaluta escluse le prime due non stable per marketcap sono dietro a Pepe per volumi, anche all’interno di una giornata tutto fuorché entusiasmante e in genere caratterizzata da volumi contenuti.
Dato che ci stiamo prendendo qualche minuto per parlare di meme token, è bene ricordare ai nostri lettori che il successo di uno dei token appartenenti a questa categoria non vuol dire che sia una buona idea acquistare il primo che capita, con la falsa certezza che prima o poi si troverà quello della svolta. I volumi su Wojak, ad esempio, cominciano a essere piuttosto contenuti, così come contenuti sono quelli su Bob e su altre trovate dell’ultima ora. Suonano le campane a morte? Non è detto: ma gli entusiasmi che si accendono rapidamente si possono altrettanto rapidamente spegnere.
Per quanto la quotazione sui principali exchange sia in genere fattore di stabilizzazione del prezzo, rimangono degli asset – passateci il termine – caratterizzati da altissima volatilità e la cui unica benzina è l’entusiasmo e la FOMO degli ultimi arrivati. Come in ogni investimento di questo tipo, finito l’entusiasmo finita la possibilità di guadagnare. Partite sempre da questo punto per le vostre valutazioni – che diventano d’obbligo dato il grande numero di domande che ci avete inviato a riguardo.
Ad ogni ciclo che coinvolge i meme token partono i commenti preoccupati da parte di chi vede in queste ondate di pattume crypto un attacco a tutto il settore.
Su questo c’è poco da discutere. Oltre al fattore divertimento – e per molti speculazione – non c’è granché di concreto dietro questi progetti. Qualcuno poi, come Shiba Inu Coin – prova a crearsi una strada più strutturata, ma non è sempre il caso.
I detrattori del mondo crypto hanno gioco facile a definire l’intero comparto come un casinò per degenerati quando token stile PEPE prendono il sopravvento. È altrettanto vero però che si tratta di commenti che non dovrebbero essere presi sul serio. Nel mondo dei bond sono state diverse le truffe, talvolta favorite proprio dal ruolo delle banche. Nessuno o quasi si sognerebbe di ritenere quel mercato, che ospita il grosso dei risparmi anche dei piccolissimi investitori, una truffa organizzata.
Ammesso che sia una buona cosa aspettarsi l’arrivo dei miliardi degli istituzionali, dobbiamo sottolineare come non sia vero che certe operazioni a la Pepe siano la pietra tombale sull’interesse degli investitori più articolati e ricchi.
Tali investitori operano sul mercato azionario e talvolta OTC anche se questo è ricco di aziende quotate soltanto allo scopo di essere vendute al telefono da personaggi oltre i limiti del legale. Di casi di penny stock che hanno fatto arricchire intermediari alla buona è piena la storia economica. E non pare che questo abbia limitato gli investimenti verso Apple o JP Morgan.
Certo, per chi vede – a ragione – in Bitcoin uno strumento per cambiare il mondo quello che arriva dal mondo dei meme è fastidioso rumore. Ma sul fatto che possa interrompere l’ascesa del network monetario distribuito per eccellenza, non possiamo che nutrire i nostri dubbi.
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