Le notizie che arrivano dall’Europa Centrale – e che si basano su una dichiarazione pubblica neanche troppo articolata – hanno riacceso l’entusiasmo per l’accettazione di Bitcoin da parte delle autorità statali. Dopo El Salvador, qualche esperimento fallito e aperture parziali in Svizzera, ora sarebbe il turno del piccolo principato del Liechtenstein, paese piccolo ma con un settore bancario e finanziario molto sviluppato.
Prima di abbandonarsi a facili entusiasmi, che purtroppo trovano buon gioco a essere promossi da account acchiappa-like, è bene fare il punto della situazione, anche per capire se è una cosa che possa effettivamente interessare Bitcoin e i suoi appassionati oppure se si tratti di una boutade pubblicitaria da parte di questa o quella autorità politica.
Il Liechtenstein accetterà davvero Bitcoin? E sarà a corso legale? Che tipo di trazione può offrire a $BTC? Cerchiamo di fare il punto della situazione partendo, come sempre, dai fatti.
In realtà ancora niente di concreto. Ad aver fatto partire la Bitcoin mania è stato il Primo Ministro all’interno di una breve intervista per il quotidiano tedesco Handelsblatt, che si occupa di economia. Andando alla fonte – che trovate qui in tedesco, possiamo forse fare valutazioni più intelligenti.
Il Liechtenstein vuole permettere di pagare servizi governativi in Bitcoin, nel futuro.
E poi si aggiunge:
Nel Liechtenstein i cittadini dovrebbero poter pagare per certi servizi statali con Bitcoin in futuro. Il capo dell’Esecutivo Risch è aperto anche agli investimenti statali in cripto.
Quindi in realtà la notizia più importante è un’altra, ovvero un possibile impegno da parte di fondi sovrani e tesoro nell’investimento nel più generico mondo delle criptovalute.
Un’opzione di pagamento con Bitcoin è in arrivo.
Questo è quanto sappiamo almeno per ora, senza che ci sia una scadenza né un percorso indicato affinché questo si trasformi in realtà. Se dovessimo paragonarlo a quanto di altro sta avvenendo nel resto del mondo, siamo parecchio indietro rispetto a Lugano e in linea con quei cantoni svizzeri e quelle municipalità dove si possono pagare le tasse locali ricorrendo a $BTC.
No, Bitcoin non avrà corso legale e anzi, una volta che le casse pubbliche lo avranno ricevuto lo convertiranno immediatamente. Non c’è dunque, almeno per ora, la possibilità che il piccolo principato accumuli Bitcoin.
Il capo dell’Esecutivo si è poi detto invece aperto alla possibilità che in futuro il settore pubblico del principato investa in criptovalute, ma senza apertura totale e soprattutto indicando un futuro non meglio precisato.
Le criptovalute come Bitcoin sono ancora troppo rischiose. Ma questo può certamente cambiare.
Anche in questo caso prima di dare fiato alle trombe, meglio leggere parola per parola di quanto (di poco) ha detto Risch, senza diventare per forza quelli che spengono la musica durante la festa.
C’è sempre un gran baccano quando qualche autorità statale si avvicina a Bitcoin, fosse anche in modo limitato come nel caso del Liechtenstein.
Ricordiamoci però dei dati che arrivano da El Salvador, dove la partita che si giocherà sarà probabilmente un’altra, almeno in termini di importanza e anche di quanto avvenuto nella Repubblica Centrafricana, dove a proclami esuberanti è poi seguito un bel niente, con il programma che è stato completamente cancellato 1 anno dopo.
Vuol dire che anche il programma – di cui sappiamo ancora molto poco – del Liechtenstein finirà con un nulla di fatto? Non necessariamente. Ma la rivoluzione Bitcoin punta a molto più in alto che al pagamento delle multe. E su quelle vette, con ogni probabilità, dovrà arrivare da solo o al massimo spinto dagli appassionati.
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