Gli exchange non si sono ancora ripresi dalla crisi di fiducia innescata dal caso FTX e c’è una metrica in grado di raccontarci in modo chiaro cosa sta succedendo. La metrica che abbiamo analizzato – e che comprende le attività di tutti i principali exchange – è quella della percentuale di Bitcoin totali che sono disponibili a deposito presso gli exchange.
Il dato che ne emerge è che mentre in termini di analisi sono in pochi a parlare ancora del grande caos che circonda gli exchange e ritengono al situazione FTX superata, in realtà chi poi sceglie con il proprio denaro non si sente ancora al sicuro sui principali intermediari crypto disponibili.
Una situazione sulla quale ha avuto i suoi effetti, con ogni probabilità, anche la recente ondata di attacchi agli exchange da parte del regolatore USA ha avuto i suoi effetti.
Dei recenti attacchi degli USA agli exchange abbiamo già parlato in due speciali del nostro Magazine.
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Certi dati non possono mentire. Il dato da cui vogliamo partire per questa analisi è quello che riguarda la percentuale di Bitcoin sul totale che sono custoditi presso exchange. Come è facilmente desumibile dal grafico, sono livelli più bassi dal 2018 a oggi, data dalla quale parte la rappresentazione del grafico.
Rispetto alla quantità complessiva di Bitcoin in circolazione, la quota che è su wallet (di proprietà dei clienti) riconducibili a exchange è in forte calo. Da quando? Dallo scorso novembre.
Certamente il caso FTX – che abbiamo indicato come data sul grafico. Da qui in avanti però hanno certamente contribuito anche diversi attacchi proprio contro gli exchange che si sono susseguiti principalmente per mano statunitense. Ci sono stati nell’ordine attacchi a Kraken, a Coinbase e anche a Binance. E per rimanere nelle Americhe, c’è Binance che abbandona il Canada a causa delle nuove leggi introdotte nel paese. Segno di difficoltà per gli exchange a raggiungere il loro pubblico.
Altro segno inequivocabile di una fuga dagli exchange, che ha interessato principalmente i portafogli di una certa consistenza. Il grafico che alleghiamo riguarda il numero di wallet che hanno almeno 1 Bitcoin.
È stata superata quota 1 milione da poco, record di sempre per un trend che è continuato a aumentare, con qualche rallentamento, nel corso degli ultimi anni.
Sebbene il dato non sia sempre stato in parallelo con le detenzioni su exchange, può essere certamente interpretato anche con un ulteriore allontanamento dagli scambi centralizzati, verso l’autocustodia.
Difficile a dirsi. Le operazioni di SEC e CFTC sembrerebbero dettate da un interesse a un’ulteriore centralizzazione, che avrebbe permesso alle agenzie di avere più potere sull’operato degli intermediari. La risposta degli utenti è stata però chiara. Hanno scelto servizi il più possibile lontani dagli attacchi delle autorità. Un altro dato che può raccontare in parte la stessa storia è l’andamento degli stablecoin.
Tether, che è storicamente lo stablecoin più lontano dagli USA, che non ha società in quel paese e che più volte ha rimarcato la sua distanza da quella giurisdizione, continua a crescere, aumentando ulteriormente il gap con USDC, non solo sponsorizzato dal più americano degli exchange, ma con una società negli USA e depositi nelle banche dello stesso paese.
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