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Crypto caos: SEC rifiuta risposta a Coinbase | “Nessuna fretta”

SEC risponde con un sonoro boh alle richieste di Coinbase. Non c'è fretta di avere regole chiare nel mondo crypto.
1 anno fa
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La SEC ha finalmente risposto alla richiesta di informazioni avanzata da Coinbase riguardo allo stato attuale della regolamentazione nel mondo del Bitcoin e delle criptovalute. Questa risposta è giunta in seguito a un’ordinanza giudiziaria che ha obbligato l’agenzia responsabile della regolamentazione dei mercati negli USA a rispondere alle richieste dell’exchange di criptovalute entro un termine di 10 giorni.

Tuttavia, la risposta fornita dalla SEC è stata considerata da molti, inclusa Coinbase e vari commentatori indipendenti, come vaga e non indicativa di una direzione chiara per il futuro della regolamentazione dell’industria delle criptovalute.

Le aspettative di coloro che speravano di ottenere, se non vere e proprie linee guida, almeno un indirizzo per i mesi e gli anni a venire riguardo ai rapporti tra l’agenzia guidata da Gary Gensler e i principali attori del mondo delle criptovalute negli Stati Uniti, sono state deluse.

SEC risponde in modo vago: “Non c’è alcuna fretta”

È necessario fare un passo indietro di qualche mese, precisamente al momento in cui Coinbase ha presentato la sua richiesta di informazioni. L’exchange di criptovalute ha fatto ricorso a uno strumento tipico del sistema di common law per ottenere una risposta da parte delle agenzie federali e più in generale dal potere pubblico.

La richiesta riguardava le intenzioni da parte di SEC di regolamentare o meno il settore. Non vi è stata la risposta che è stata ottenuta ieri però, con SEC che ha contestato la regolarità della richiesta dell’exchange.

  • Contestata la richiesta

SEC ha contestato richiesta di chiarimenti tramite mandamus, in quanto non esisterebbe a favore di Coinbase un diritto di risarcimento, che è alla base della possibilità di accedere a tale strumento. In aggiunta, sempre secondo SEC, non esisterebbe un tempo massimo entro il quale l’agenzia dovrebbe rispondere e dunque l’obbligo imposto dalle corti è da impugnarsi secondo le leggi attualmente in vigore.

  • Contestata l’assenza di regole

Anche per quanto riguarda l’assenza di regole contestata da Coinbase, SEC ha proposto all’interno della risposta diversi angoli, a partire dalla sua indifessa azione di regolamentazione tramite esecuzione, una locuzione sempre propria del diritto americano che indica quei casi in cui le agenzie non operano tramite regolamenti, ma tramite cause legali ai danni degli operatori di un settore, andando così a stabilire precedenti ai quali ci si dovrebbe uniformare successivamente.

  • Un forse

Ci si aspettava un o un no e invece è arrivato un forse, così come interpretato anche da Paul Grewal, che per Coinbase è Chief Legal Officer. Grewal ha affidato una risposta preliminare – in una battaglia che si fa sempre più mediatica – a Twitter.

Oggi SEC ha risposto alla petizione di Coinbase per un writ of mandamus – chiedendo alla corte di obbligare SEC a rispondere solo sì o no sulla sua volontà di regolare la nostra industria. La risposta di SEC? Un sonoro “forse”.

Il filing di oggi è forse la prima volta in cui SEC ha spiegato formalmente in una corte il suo punto di vista sul se e come SEC dovrebbe creare regole per l’industria cripto.

SEC ha detto che creare regole potrebbe impiegare degli anni e che non vi è alcuna fretta. SEC ha inoltre confermato che continuerà a utilizzare le sue azioni esecutive come sostituto della creazione di regole per il prossimo futuro e di non preoccuparsi, perché tali regole forse “informeranno” la creazione di regole che non è ancora prevista.

SEC ha anche aggiunto che le dichiarazioni pubbliche di Gary Gensler non sono dichiarazioni di policy dell’agenzia e che il pubblico non dovrebbe prenderle come tali.

Nel complesso la risposta di SEC rinforza le preoccupazioni di Coinbase di lunga durata, riguardo l’assenza di chiarezza nella nostra industria e su cosa SEC potrebbe ritenere nel suo campo d’azione in qualunque momento. E con ogni probabilità continuerà a cambiare idea [SEC] lungo il cammino.

Sarà una questione anche politica

La guerra tra SEC e industria crypto con ogni probabilità sarà al centro delle prossime campagne elettorali e dei prossimi scontri politici tra Repubblicani e Democratici. Oltre alla nota vicinanza dei primi a certi attori del mondo cripto, al centro c’è anche – sempre da parte dei politici di area repubblicana – la ferma intenzione di evitare quello che più volte hanno dichiarato essere uno Stato Amministrativo, ovvero uno stato dove decisioni anche politiche vengono prese da agenzie e bureau.

Con le presidenziali che entreranno nel vivo tra poco – e con due candidati (uno repubblicano, uno democratico) che parteciperanno al Bitcoin2023, ci sono tutti gli elementi per ritenere che la vicenda si trascinerà sul terreno dello scontro politico ancora per qualche mese.

Per saperne di più

  • Il documento di risposta di SECqui
Gianluca Grossi

Caporedattore ed analista economico. È divulgatore per blockchain, Bitcoin e criptovalute in generale. Solida formazione tecnica, si occupa del comparto dal 2015. Detenzioni: Bitcoin, Ethereum.

Vedi Commenti

  • Alla faccia della serietà. Te credo che se ne vogliono andare tutti dal mercato americano. Comunque a parte le sparate che dicono certi miliardari che a questo punto ti chiedi come hanno fatto a diventare miliardari "secondo me con informazioni avute in anticipo", state certi che rivedremo bitcoin sotto i 25.000 e vicino a nuovi minimi, altro altro che a un milione dopo tre mesi.

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