La febbre da Pepe non è ancora passata. Poche ore fa Kraken, uno dei più importanti exchange del mondo, ha annunciato la quotazione presso i suoi listini del meme token che sta dominando i mercati, almeno in termini di volumi, nelle ultime settimane. Questo è avvenuto nonostante i volumi su $PEPE si siano ridotti rispetto ai momenti di picco e mentre sembra che anche il grande hype che circondava questo asset stia, seppur lentamente, scemando.
Dei grandi exchange manca ormai soltanto Coinbase, in genere sempre l’ultimo a muoversi in tal senso e la cui partecipazione all’ondata Pepe rimane comunque fortemente in dubbio, data anche la particolare situazione che l’exchange sta affrontando con il regolatore USA.
La quotazione di Kraken, per quanto tardiva, ci obbliga però a qualche riflessione, in particolare se siamo tra quelli che credevano che il fenomeno si sarebbe rapidamente sgonfiato e che si sarebbe presto tornati alla normalità – per quanto questa possa esistere in un mercato particolare come quello crypto.
Kraken, uno dei più importanti exchange al mondo per reputazione e per apprezzamento da parte degli utenti, è salito sul treno di Pepe. Nel pomeriggio di ieri 16 maggio l’exchange ha infatti annunciato il listing del meme token che ha agitato i mercati, occupato le principali chain direttamente e indirettamente e che continua a essere tra i più discussi sui social.
Una quotazione che arriva in netto ritardo rispetto a quanto fatto sia da exchange minori come OKX o Huobi, sia rispetto a exchange di pari grado – almeno reputazionale – come Binance.
Quotazione tardiva, che però può aiutarci a ricavare una lettura aggiuntiva del fenomeno $PEPE e di quanto ha innescato su mercati che, colpiti forse dalla noia, sono disperatamente alla ricerca di qualche asset con la giusta volatilità e con il giusto livello di brivido.
Per quanto si eviti di parlarne almeno ai piani alti, gli exchange vengono da più di 1 anno di volumi molto bassi. La questione è problematica nei termini in cui tali volumi sono direttamente correlati alle commissioni che gli exchange riescono a incamerare.
Un periodo di vacche magre che ha colpito tutti e che a nostro avviso è almeno in parte responsabile della quotazione di prodotti che forse, in passato, mai avremmo visto almeno da certi intermediari.
Non parliamo soltanto di effetti sui prezzi e della capacità di attirare nuovi interessati al settore. Parliamo degli effetti sulle principali chain. Ethereum è quella che ne è stata colpita di più, con un forte aumento dei volumi nel corso di tutto maggio.
Bitcoin, colpito dall’ondata BRC-20 – non è da meno. E per quanto la situazione sia tornata alla quasi-normalità, c’è chi teme che possa rapidamente deteriorare di nuovo con la prossima ondata di Pepe e company.
Quanto sta avvenendo su Bitcoin è di enorme importanza. Gli abbiamo dedicato uno speciale sul nostro Magazine – che puoi leggere gratuitamente per capire a fondo che tipo di problemi stia affrontando il primo della classe.
Anche Solana e Dogecoin, la prima indirettamente il secondo invece direttamente, stanno cavalcando questa ondata, che grazie a volumi che non si vedevano da tempo sta costringendo il settore a riorganizzarsi, almeno sul breve.
Difficile dirlo per adesso, ma in qualcuno (noi compresi) comincia a albergare la sensazione che non sia finita qui e che potrebbero esserci delle evoluzioni inaspettate.
Il percorso potrebbe essere quello di $SHIB? Non è da escludersi. Dopotutto durante i primi mesi di vita di Shiba Inu Coin nessuno credeva che l’avremmo avuto ancora tra le posizioni top a 2 anni di distanza.
La quotazione presso Kraken corrobora, almeno a livello intermedio, questo possibile percorso di Pepe, per quanto il cammino sia ancora molto lungo.
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