Che succede allo stablecoin scelto da Binance per rimpiazzare, per quanto in via non ufficiale, BUSD? La scelta di TrueUSD come nuovo (e unico) stablecoin che permette di accedere a importanti vantaggi sull’exchange più popolare al mondo aveva lasciato tutti di stucco. E in molti avranno la stessa reazione a guardare i dati che riguardano TUSD a maggio.
Dopo il grande boom in termini di capitalizzazione di mercato, c’è stata una forte ritirata a partire proprio dall’inizio di questo mese, con una riduzione del circolante di circa il 10%. Per quanto possa sembrare un movimento da ignorare per capire quanto sta avvenendo all’interno del mondo crypto, in realtà racconta un altro pezzo di una storia che stiamo cercando di spiegare, pezzo per pezzo, su Criptovaluta.it.
Se non conosci TrueUSD qui trovi lo speciale pubblicato dal nostro Magazine – per capire da dove viene, perché è stato scelto da Binance e anche per conoscere i retroscena di uno degli stablecoin più chiacchierati di sempre.
La primavera non ha svegliato trader e investitori in Bitcoin e criptovalute. E se questa è la situazione di un token che è il più importante per il più grande exchange del mondo, forse è il caso di fermarsi un attimo a riflettere.
Partiamo dai dati: il marketcap di TrueUSD in forte ritirata
Il grafico che riportiamo rappresenta la capitalizzazione di mercato di TrueUSD. Capitalizzazione di mercato che per gli stablecoin rappresenta un dato molto più interessante rispetto alle altre cripto.
Questo perché, almeno per gli stablecoin con riserva, dietro ciascun token emesso c’è 1 dollaro USA a fare da riserva. E quindi si tratta di soldi veri.
Il dato è piuttosto impietoso. Dopo il picco di capitalizzazione raggiunto il 2 maggio, TrueUSD ha cominciato a battere in ritirata. E si è passati in poco più di due settimane da 2,4 miliardi di capitalizzazione, a poco meno di 2,1. Un calo che sfiora il 20% e che assume ancora più rilevanza dato che il token stable in questione è comunque ancora coperto da diverse promozioni in capo a Binance, in particolare per quanto riguarda la scontistica nel trading di Bitcoin.
TrueUSD già in crisi? In realtà, a guardare altri dati, non sembrerebbe essere una questione che riguarda esclusivamente TrueUSD. Ieri vi abbiamo parlato della grande crisi dei volumi sugli exchange e altrove – e con ogni probabilità questa è un’altra tessera del puzzle per ricostruire la situazione attuale sui mercati.
USDC perde, ma meno
Anche USDC continua la sua parabola discendente iniziata in realtà l’anno scorso e che si è intensificata ulteriormente a febbraio. Una parabola discendente che comunque è ripresa sempre alla stessa data, il 2 maggio.
Il grafico in questo caso è forse meno chiaro, ma segnala comunque un calo durante il mese corrente di circa il 2%. Certamente meno rilevante di quello di TrueUSD, ma comunque significativo.
Tether sta davvero guadagnando?
Tether continua a incrementare il proprio marketcap ma con una particolarità. Secondo i dati che sono diffusi dalla pagina Transparency del sito dell’emittente, in realtà a crescere ancora è la quantità di USDT emessi su rete Tron, con staticità invece assoluta e totale per quanto riguarda i token su rete Ethereum.
Situazione certamente diversa rispetto a quella degli altri network, ma appare impossibile negare come anche da queste parti il rallentamento sia stato importante, per quanto si rimanga ancora in territorio positivo.
Per JP Morgan un settore fondamentale
Per JP Morgan questo rimane il settore fondamentale che dovrà ripartire in termini di volumi e di cap prima che il mondo crypto nella sua totalità possa anche soltanto pensare di tornare a crescere seguendo la spinta iniziata nel 2023.
Sarà difficile farlo con l’estate che si avvicina, estate che almeno negli ultimi anni è stata caratterizzata da un ulteriore calo dei volumi.
Colpa anche degli USA?
Con ogni probabilità c’è anche lo zampino degli USA per la siccità che sta colpendo il mercato crypto.
Abbiamo già sottolineato come l’azione di CFTC contro Binance abbia in realtà l’obiettivo di tagliare l’accesso degli exchange a provider di liquidità sofisticati, cosa che puntualmente è avvenuta con il parziale ritiro dal settore di Jump e di altre società che si occupavano di fare market making.
L’alternativa dei piccoli retail che con acquisti diretti spingono il prezzo in alto, almeno in queste condizioni, sembrerebbe piuttosto remota. Ma sappiamo anche quanto Bitcoin ci abbia abituato a sconvolgere i piani anche più arguti. Qualche dato on-chain su Bitcoin racconta storie molto interessanti: se n’è occupato il nostro Alex Lavarello – e vi consigliamo di leggere anche e quella analisi per capire in che fase si trovi effettivamente il mondo crypto.