Come prevedibile – e come anticipato da noi qui – il pagamento di 630 milioni di dollari di Digital Currency Group a favore della controllata Genesis non è avvenuto entro i termini pattuiti. La situazione – ampiamente prevedibile – riguarda anche quanto dovrebbe recuperare l’exchange Gemini, che utilizzava appunto i servizi di Genesis per offrire ai suoi clienti i piani Earn.
Gemini, in uno dei suoi periodici aggiornamenti sulla vicenda – che è arrivata in tribunale e che sta seguendo le procedure fallimentari proprie degli Stati Uniti, ha confermato la possibilità di trovare un accordo ulteriore con Digital Currency Group, accordo che avrebbe come scopo quello di permettere ai propri utenti di recuperare quanto versato.
La situazione del grande malato del mondo crypto, Digital Currency Group, rimane molto complicata, con maggio che dovrebbe essere il mese risolutivo del dentro o fuori per uno dei gruppi più importanti, in termini di capitali gestiti e intermediari, dell’intero mondo crypto.
Era già chiaro che Digital Currency Group non avrebbe rimborsato il prestito ottenuto dalla controllata Genesis, nonostante la data di scadenza fosse piuttosto perentoria. La restituzione di tale somma sarebbe a favore di una società, Genesis appunto, che è a rischio fallimento e sulla quale i quadri dirigenti avevano espresso però un certo ottimismo** per una pronta uscita dalla crisi già nella prima metà del 2023.
Le cose a quanto pare non stanno andando così. Gemini ha confermato che di tale pagamento – al quale sarebbe poi subordinata almeno parte della restituzione dei fondi Earn ai clienti dell’exchange, non è avvenuta.
Come fatto trapelare già nella scorsa settimana da DCG, la situazione non si sarebbe risolta sul breve periodo, in quanto, a detta di DCG, alcuni dei creditori (tra i quali Gemini) si sarebbero tirati indietro da un accordo precedentemente sottoscritto.
In questa lunga battaglia anche a colpi di comunicati stampa non è chiaro chi abbia ragione e chi stia cercando di barare. Sta di fatto che il denaro manca e che non si hanno per ora prospettive chiare sulle effettive possibilità che si giunga a un accordo.
Gemini ha confermato che in caso di mancato accordo con DCG, i creditori potranno proporre un piano di ristrutturazione anche senza il beneplacito della società controllante. Venerdì scorso avrebbero inoltre inviato alla corte – data l’assenza del pagamento – una richiesta di estendere ulteriormente tale finestra temporale.
Ovvero la richiesta formale della restituzione di oltre 1 miliardo di dollari di proprietà dei clienti di Gemini e che Genesis – come è noto – non ha ancora restituito.
Per quanto manchino dettagli importanti dalla storia, che possano offrire un quadro maggiormente chiaro delle prossime settimane, la situazione apparirebbe come grave ma non compromessa.
Digital Currency Group vorrebbe evitare a tutti i costi il fallimento di Genesis, sia per motivi di prestigio e credibilità, sia per controllare eventuali effetti collaterali che potrebbero danneggiare il business principale.
Genesis durante la scorsa settimana aveva anche confermato di essere alla ricerca di finanziamenti per rifinanziare tale debito verso la propria controllata. Non sappiamo ancora se tali ricerche abbiamo già portato a risultati. Manca però poco prima che il tempo scada per tutti.
Perché Digital Currency Group controlla altre società importanti del settore Bitcoin e crypto, a partire da Grayscale, società di gestione di fondi e trust privati che investono in modo quantitativamente importante nel settore.
Il trust Bitcoin ne ha in cassa più di 630.000 ed è l’osservato speciale di una situazione molto complessa.
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